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Cipro: Il Parlamento approva accordo su pacchetto di salvataggio

Il Parlamento di Cipro ha approvato le condizioni poste dalla Troika per il pacchetto di salvataggio di 10 miliardi di euro, approvando una legge che prevede l’introduzione di prelievi su tutti i depositi non assicurati sopra i 100.000 euro che sono detenuti presso le due più grandi banche del paese e un aumento dell’imposta sugli immobili.

Il Parlamento ha recentemente approvato di aumentare l’aliquota dell’imposta sui redditi delle società, portandola al 12.5%, e di raddoppiare l’interesse sui depositi bancari, diventato del 30%. Il Presidente Nicos Anastasiades ha tuttavia già parlato di possibili sgravi fiscali per le imprese che intendono reinvestire nell’economia dell’isola.

Altre misure approvate includono tagli agli stipendi nel settore pubblico, e l’incorporazione della banca Laiki nella Banca di Cipro.

L’approvazione dell’accordo sul pacchetto di salvataggio, passato con un margine di solamente due voti, è stata benvenuta favorevolmente dal Governo cipriota.

Christos Stylianides, portavoce del Governo, ha rilasciato una dichiarazione definendo l’approvazione da parte del Parlamento “una decisione responsabile” in un momento di “crisi economica senza precedenti”.

Stylianides ha aggiunto: “Il Governo si impegnerà ad implementare il Memorandum e la continua presenza del paese nell’Unione Europea e nell’ eurozona. Nell’attuare questi sforzi, vogliamo avere il sostegno dell’intera parte politica, sia di coloro che hanno votato a favore dell’accordo sul prestito sia di coloro che hanno invece votato contro. Il salvataggio di Cipro è infatti più importante di qualunque altro aspetto.”

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UE: Registrato aumento nel rapporto entrate fiscali/PIL per il 2011

Nel 2011, il rapporto entrate fiscali/PIL medio di tutte le 27 nazioni dell’Unione Europa era parti al 38.8%, in crescita rispetto al 38.3% registrato nel 2010. Questi dati sono stati pubblicati nell’edizione 2013 del report sugli andamenti fiscali dell’Unione Europea.

Il report, pubblicato da Eurostat e dalla Direzione Generale della Commissione Europea per la Fiscalità e l’Unione Doganale, ha rivelato significative variazioni tra gli Stati Membri per quanto riguarda gli oneri fiscali per l’anno 2011, che variano dal 26% della Lituania al 47% della Danimarca.

Nel 2011, il Portogallo ha registrato il più grande aumento nel rapporto entrate fiscali/PIL con una figura del 33.2%, in crescita rispetto a quella del 31.5% registrata nel 2010; seguono al Portogallo Romania e Francia. Il calo più importante è invece stato registrato in Estonia, con un rapporto pari al 32.8% nel 2011, in calo rispetto al 34.1% registrato nel 2010. L’Estonia è seguita da Svezia e Lituania.

Le imposte sulle attivista lavorative risultano essere la più importante fonte di entrate fiscali dell’UE,  costituendo quasi metà delle entrate fiscali totali. A queste seguono le imposte sui consumi, all’incirca pari a un terzo delle entrate totali e le imposte sui capitali, all’incirca pari a un quinto del totale.

Il rapporto tra aliquota media d’imposta sul lavoro e PIL dell’UE registrato per il 2011, pari a 35.8%, è in crescita rispetto al 35.8% del 2010; il rapporto tra aliquota d’imposta sui consumi e PIL è invece cresciuto dal 19.7% registrato nel 2010 al 20.1% del 2011.

Il report ha anche pubblicato dati relativi all’ aliquota media d’imposta sui redditi personali più alta d’Europa; fino all’11 Marzo 2013, questa era pari al 38.3%, in aumento rispetto al 38.1% registrato nel 2012. Questa figura è tuttavia al di sotto del 44.8% registrato nel 2000.

Nel 2013, l’aliquota d’imposta media sui redditi delle società è stata del 23.5, in crescita rispetto al 23.4% del 2012. L’aliquota media IVA registrata per il 2013 è invece del 21%, anche questa in crescita rispetto al 21% del 2012.

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Lussemburgo: nuove misure di consolidazione fiscale per il 2014

Luc Frieden ed Etienne Schneider, rispettivamente Ministro delle Finanze e Ministro dell’Economia del Lussemburgo, hanno annunciato i dettagli relativi al programma di stabilità e a quello di riforma nazionale per il periodo 2013-2016, sottolineando che sarà necessario implementare ulteriori misure di consolidazione fiscale dopo le prossime elezioni legislative nel Maggio 2014.

Il Ministro delle Finanze lussemburghese ha dichiarato che le più recenti misure di stabilità sono state sviluppate in un “contesto macroeconomico difficile.” Il Ministro ha anche fatto notare come la crisi economica abbia dimezzato il potenziale di crescita economica del Lussemburgo.

Nonostante ciò, il Lussemburgo riuscirà a raggiungere gli obiettivi in materia fiscale prefissati per il 2013 e il 2014, in modo particolare grazie all’adozione di un pacchetto di consolidazione fiscale pari a 950 milioni di euro. È invece previsto che nel 2015 il paese non sarà in grado di raggiungere i propri obiettivi di medio termine. Questo è dovuto al fatto che, dal 2015, modifiche al regime fiscale applicabile al commercio elettronico causeranno un calo nelle entrate generate dall’imposta sul valore aggiunto. Questo calo sarà compensato solo in parte da un aumento dell’aliquota IVA, sempre nel 2015.

Il Ministro ha chiarito che, dopo le elezioni di Maggio 2014, il prossimo Governo dovrà quindi stilare altre misure di  consolidazione fiscale, in modo da assicurare che le entrate fiscali del Lussemburgo ritorni rapidamente in linea con quanto pianificato, in modo da soddisfare gli obiettivi di medio termine o nel 2016 o nel 2017.

Il Ministro lussemburghese delle Finanze ha inoltre presentato i dettagli relativi alla situazione finanziaria del paese per i primi tre mesi dell’anno. Alla fine di Marzo 2013, è stato registrato un aumento delle entrate statali pari a 289.4 milioni di euro (+10.6%), rispetto allo stesso periodo nel 2012. Per quanto riguarda il primo trimestre del 2013, sia le entrate sia la spesa statale sono comodamente in linea con le previsioni di bilancio per il 2013.

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Scozia: sostituirà imposta di bollo con imposta progressiva

Il Parlamento scozzese ha votato all’unanimità a favore della proposta di legge che prevede che, a partire dall’Aprile 2015, l’imposta di bollo territoriale sia sostituita da un’imposta progressiva sui terreni e sugli immobili.

Il Ministro delle Finanze John Swinney ha spiegato che le aliquote della nuova imposta non saranno annunciate prima del Settembre 2014, e forse non fino a una data più vicina all’entrata in vigore dell’imposta. Il Ministro ha spiegato ai parlamentari scozzesi che alcuni acquirenti saranno dovranno versare imposte più elevate, ma che è prevista un’aliquota dello 0% ed almeno altre due fasce d’imposta. Swinney ha spiegato che il nuovo sistema “soddisferà i bisogni della Scozia moderna del ventunesimo secolo,” e che questa misura aiuterebbe gli acquirenti della prima casa.

Swinney ha contrapposto la nuova imposta a quella di bollo applicata dal governo del Regno Unito, che ha definito “un approccio fiscale a placche” che ritiene causi una distorsione del mercato.

In risposta alle preoccupazioni sollevate dall’opposizione, Swinney ha anche confermato che viene posta molta attenzione sullo sviluppo di Revenue Scotland, l’autorità incaricata di riscuotere la nuova imposta.

La facoltà di determinare l’aliquota d’imposta è stata assegnata alla Scozia nel rispetto dei termini dello Scotland Act  2012, che concede limitata autonomia fiscale dal Regno Unito.

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Spagna: Imposta sugli immobili ritenuta discriminatoria viene rinviata alla Corte di Giustizia

La Commissione Europea ha rinviato alla Corte di Giustizia le normative fiscali spagnole in materia di tassazione degli immobili che ritiene essere discriminatorie.

La legge spagnola prevede che i profitti generati dalla vendita di una residenza permanente siano esenti da imposte se utilizzati per acquistare un’altra residenza permanente. Tuttavia, dal momento che solo coloro che risiedono in Spagna possono beneficiare dell’esenzione prevista da questa normativa, la Commissione ritiene che la legge in questione sia discriminatoria.

Per esempio, quando una residenza permanente che si trova in Spagna viene venduta e viene acquistata un nuovo immobile in un altro paese dell’Unione Europea, l’acquirente potrebbe essere tenuto a versare imposte. Se il residente decidesse invece di rimanere in Spagna, l’imposta non sarebbe applicata.

Secondo la Commissione, “questo è un ostacolo al libero movimento delle persone, dei lavoratori dipendenti e di quelli autonomi; viola quindi il Trattati dell’UE.”

Il rinvio alla Corte di Giustizia è l’ultimo passo nella procedura di infrazione della Commissione.

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Lussemburgo: sostiene la contestazione del Regno Unito alla FTT

Nel corso di una visita a Londra, Luc Frieden, Ministro delle Finanze del Lussemburgo ha rimarcato il proprio supporto alla decisione del Regno Unito di contestare l’autorizzazione di “cooperazione rafforzata” per l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (in inglese, abbreviata FTT).

Il Regno Unito ha recentemente avviato una contestazione riguardante la legalità della FTT, che 11 paesi dell’Unione Europea intendono sottoscrivere nel rispetto delle direttive dell’UE sulla “cooperazione rafforzata” tra paesi membri.

Senza fornire ulteriori dettagli sulle modalità in cui il Lussemburgo intende sostenere la decisione del Regno Unito, il Ministro delle Finanze Frieden ha reso chiara la sua riluttanza a prendere parte in un’iniziativa che ritiene minacci la parità di condizioni tra i diversi centri finanziari.

Frieden aveva già annunciato la posizione del Principato in relazione alla FTT nel corso di un incontro tenutosi a Washington tra il Fondo Monetario Internazionale e la World Bank. Allora, il Ministro aveva sottolineato che è “essenziale” che venga raggiunto un consenso sugli obiettivi di questa tassa, e che questi siano poi “definiti chiaramente”. Frieden ha anche sottolineato l’importanza di analizzare le potenziali ripercussioni della tassa, in modo da assicurare che la crescita non sia poi influenzata dall’eventuale trasferimento di alcune transazioni e flussi di investimento.

In conclusione, il Ministro delle Finanze Frieden ha insistito che la tassa dovrebbe essere applicata in tutte le giurisdizioni dell’Unione Europea o, preferibilmente, a livello del G20, considerata la natura internazionale della tassa. Sull’eco di questa dichiarazione, anche il Fondo Monetario Internazionale ha raccomandato che la FTT sia applicata a livello globale.

In risposta alla decisione del Primo Ministro britannico, il Cancelliere austriaco Werner Faymann ha avvertito che l’opposizione alla cooperazione rafforzata è semplicemente un “segnale sbagliato” in un momento come questo in cui è necessario raccogliere urgentemente entrate fiscali per aree come l’istruzione e l’impiego giovanile. Faymann sostiene che la FTT abbia il campo di applicazione necessario per essere un investimento nel futuro dell’Europa. Il Cancelliere austriaco ha inoltre argomentato che anche il contributo del settore finanziario ai costi della crisi ha un impatto significativo. Faymann ha concluso dicendo che tutti gli 11 stati membri dell’UE stanno continuando a lavorare sull’introduzione della tassa.

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Portogallo: annuncia piani di ridurre l’imposta sui redditi delle società

Il Governo del Portogallo ha recentemente annunciato i dettagli riguardanti la strategia per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo industriale, tra cui vi sono i piani di riformare il regime fiscale applicabile alle società.

Alvaro Santos, ministro portoghese dell’Economia e dell’Occupazione, ha descritto come la strategia di crescita del Governo sia basata su sette assi principali, che sono: la formazione e le qualifiche, il finanziamento, il consolidamento delle imprese, la promozione degli investimenti e della competitività fiscale, l’ internazionalizzazione, l’imprenditorialità e l’ innovazione, e le infrastrutture logistiche.

Pereira ha dichiarato che, al fine di promuovere gli investimenti e aumentare la competitività fiscale, il Governo intendere riformare e ridurre l’imposta applicata ai redditi delle società, in modo da rendere il paese più attraente per gli investitori esteri. Anche se Pereira non ha fornito alcun dettaglio specifico, ha fatto intendere che i tagli fiscali saranno significativi e che saranno implementati in modo graduale. Al momento, l’aliquota dell’imposta sulle società in Portogallo è del 24%.

Tra le misure previste dalla strategia di crescita vi sono i piani di sviluppare un programma a livello nazionale avente lo scopo di ridurre gli oneri burocratici. In questo contesto, Pereira ha sottolineato che è assolutamente necessario che il Portogallo semplifichi le procedure relative agli investimenti. Il Governo pianifica anche di promuovere l’imprenditorialità e l’innovazione mediante il programma “Start Up Portogallo”, e di migliorare il finanziamento dell’economia rafforzando il ruolo della banca pubblica CGD. Il Governo intende anche costituire un’istituzione finanziaria specializzata, in modo da dare alle piccole e medie imprese migliore accesso ai finanziamenti.

Concludendo, Pereira ha spiegato che il programma di crescita del Governo deve ancora essere discusso ed esaminato sia con i partiti di opposizione del paese che con i partner sociali.

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Isole Vergini Britanniche: smentiscono le accuse di evasione fiscale in seguito a fuga di notizie

In una dichiarazione alla stampa internazionale, il Premier delle Isole Vergini Britanniche, Orlando Smith, ha smentito una serie di report mediatici errati riguardanti informazioni trapelate su due società trust delle Isole Vergini Britanniche, difendendo l’adesione del territorio ai migliori standard internazionali e il suo atteggiamento di cooperazione in relazione agli sforzi globali volti a contrastare i crimini fiscali di qualunque forma.

Volendo fare chiarezza su questa situazione. Smith ha sottolineato che: “L’industria dei servizi finanziari delle Isole Vergini Britanniche è stata costruita nel corso di diversi decenni sulla base dei principi di integrità, vigilanza, affidabilità e trasparenza e in conformità a tutti gli standard internazionali pertinenti. Questo ha portato la comunità internazionale ad avere piena fiducia nella nostra giurisdizione, da cui è derivato l’uso frequente di società costituite nelle Isole Vergini Britanniche per una vasta gamma di transazioni commerciali. Alcuni degli articoli in questione riconoscono, infatti, che il nostro territorio è stato utilizzato principalmente come centro di attività commerciali e finanziarie legittime. Quando tuttavia non è stato così, abbiamo sempre collaborato con i nostri partner internazionali.”

“Le Autorità delle Isole Vergini Britanniche hanno quindi avviato un’inchiesta per verificare come le informazioni confidenziali siano state ottenute ed utilizzate al fine di attaccare l’industria dei servizi finanziari della giurisdizione, che opera in piena conformità alle direttive internazionali ed alla legge.”

“Possiamo assicurare a tutti coloro che svolgono attività presso le Isole Vergini Britanniche che, sulla base delle nostre conoscenze, questo è un incidente isolato. Non vi è alcun segnale di contagio o che la violazione sia in alcun modo sistemica. In aggiunta, possiamo confermare che non vi è stata alcuna violazione delle banche dati ufficiali delle Isole Vergini Britanniche.”

Continuando, il Premier ha sottolineato che “le Isole Vergini Britanniche non sono una giurisdizione basata sulla segretezza. Come membri del Global Forum dell’OCSE,  abbiamo sottoscritto 22 accordi sullo scambio di informazioni fiscali e stiamo portando avanti negoziazioni in materia con più di altri 10 paesi. Inoltre, le Isole Vergini Britanniche condividono le informazioni quando vengono avanzate richieste legittime da altri paesi che hanno sottoscritto gli accordi. Operiamo efficaci regimi di cooperazione internazionale e continueremo ad assistere le autorità estere  mediante i processi di assistenza legale multilaterale, assicurando che siano adempiti i nostri obblighi legali.”

“Assumiamo pieno impegno per quanto riguarda la piena ed efficace implementazione degli standard internazionali in materia di scambio di informazioni, di lotta al riciclaggio di denaro ed alle altre forme di crimini fiscali.”

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Il Regno Unito avvia una contestazione sulla tassa FTT

Il Regno Unito ha avviato una contestazione in relazione alla tassa sulle transazioni finanziare (in inglese, financial transaction tax o FTT), che 11 paesi dell’Unione Europea intendono sottoscrivere nel rispetto delle direttive dell’UE sulla “cooperazione rafforzata” tra paesi membri.

La contestazione è stata presentata nella data termine, e segue il consiglio pervenuto questo mese dal Comitato per l’Unione Europea della Camera dei Lord secondo il quale il Governo dovrebbe richiedere “una consulenza legale urgente” su questa questione. Il Comitato ha ammonito sulle “conseguenze negative di vasta portata per le istituzioni residenti nel Regno Unito,” ed ha accusato il Governo di “compiacenza”. Il Comitato ha spiegato in una lettera che le istituzioni finanziarie britanniche sarebbero soggette alla tassa quando lavorano con paesi che hanno sottoscritto la FTT; ha anche denunciato la carenza di informazioni sulle modalità di riscossione dell’imposta e sulle ripercussioni che questa avrà sui sussidiari che si trovano al di fuori dell’area di applicazione.

È stato riportato che nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Washington, il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha dichiarato: “Siamo preoccupati in relazione agli aspetti extra-territoriali della proposta per la tassa avanzata dalla commissione; ritengo che questa sia una preoccupazione condivisa da altri paesi.” Ha aggiunto che il Regno Unito non era contrario al principio della FTT, nonostante il Primo Ministro britannico abbia in passato definito questa tassa come “pura follia.”

Gli undici paesi che prevedono di introdurre la tassa sono: Belgio, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Austria, Portogallo, Slovenia e Slovacchia. Il Commissario dell’UE per la Tassazione, Argirdas Semeta, sostiene che la tassa avrà un costo “molto basso”, e che la cooperazione su questa questione rafforzerà il Mercato Interno.

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La Commissione europea ammonisce l’Ungheria in materia fiscale

In una dichiarazione che ha sollevato ampie preoccupazioni circa lo stato di diritto dell’ Ungheria, la Commissione Europea ha denunciato i piani del paese di richiedere versamenti obbligatori ai suoi cittadini, come una “tassa ad – hoc”,  ogni qualvolta il paese riceva una sanzione per non avere rispettato le normative dell’UE

Viviane Reading, vice presidente della Commissione europea e Commissario  europeo per la Giustizia, ha rilasciato la dichiarazione a nome della Commissione nel corso di una seduta pleanaria tenutasi al Parlamento europeo. Reading ha sostenuto che la richiesta di versamenti obbligatori penalizzerebbe doppiamente i cittadini dell’Ungheria: in primo luogo, perché non vengono fatti valere i loro diritti nel rispetto del diritto comunitario, e anche per dover fare dei pagamenti nonostante la penalizzazione sia stata confermata dalla Corte di Giustizia Europea. Reading ha avvertito che questo potrebbe avere ripercussioni sull’autorità’ della CGE e potrebbe costituire una violazione del Trattato dell’Unione Europea.

Questo requisito compare nell’Articolo 17 del Quarto Emendamento alla legge fondamentale dell’Ungheria, adottato dal parlamento ungherese in Marzo. Reading ha spiegato che prima dell’introduzione di questo emendamento, il presidente della Commissione, Jose ha contattato il Primo Ministro Viktor  Orbán per avvertirlo che l’emendamento non sarebbe stato conforme alle normative dell’UE e al principio di stato di diritto.

Oltre alla tassa “ad – hoc” introdotta dal Quarto Emendamento, la Commissione è anche preoccupata a causa degli ampi poteri conferiti al Presidente dell’ Ufficio Nazionale della Magistratura, grazie ai quali egli è in grado di trasferire un processo da un tribunale ad un altro. Sono causa di preoccupazione anche le restrizioni poste sulla propaganda politica.

Reding ha confermato che la Commissione sta conducendo un’analisi legale della situazione e che, se appropriato, ricorrerà a misure di infingimento. Il vice presidente ha aggiunto che la Commissione stava lavorando a stretto contatto con la Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa, la quale a metà Giugno esprimerà la sua opinione in relazione alla compatibilità con i principi di stato di diritto.

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