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L’UE propone maggiore aiuto per i consumatori che vogliono cambiare banca

Nel rispetto delle nuove normative proposte dalla Commissione Europea lo scorso mercoledì, diventerà più facile per i cittadini europei aprire conti in banca, passare da un conto all’altro e riconoscere le commissioni applicate.

La proposta, che potrebbe entrare in vigore come legge nell’Unione Europea fra tre anni, prevede che le banche si facciano carico degli oneri amministrativi quando i clienti decidono di cambiare conto, per esempio, effettuando il trasferimento degli addebiti preautorizzati.

La proposta di legge prevede anche che gli istituti bancari forniscano una descrizione delle commissioni applicate utilizzando un formato standard, facilitando per i clienti la comparazione di diverse opzioni.

L’esecutivo dell’UE, frustrato dal fatto che gli sforzi per implementare una migliore autoregolamentazione delle banche non stiano funzionando, suggerirà anche di dare ai cittadini il diritto giuridico di aprire un conto.

La Commissione vuole che almeno una banca in ogni paese offra un conto base, permettendo a coloro che attualmente sono al di fuori del sistema bancario di effettuare depositi e pagamenti.

“La proposta odierna darà finalmente accesso a tutti i cittadini europei a un conto bancario base e permetterà loro di partecipare a pieno nella società in cui vivono,” ha dichiarato Michel Barnier, il commissario europeo responsabile per le normative finanziarie.

Studi condotti dai funzionari della Commissione hanno rivelato che le banche non offrivano informazioni sufficienti su come passare da un conto all’altro e che i clienti non erano a conoscenza delle commissioni pagate per i servizi bancari.

Gli studi anche riscontrato che 58 milioni di cittadini europei non hanno un conto bancaria, tra cui metà delle popolazioni di Bulgaria e Romania.

La Commissione spera di essere in grado di cambiare questa situazione, introducendo una nuova guida standard sulle commissioni per coloro che aprono un conto bancario, un resoconto annuale delle commissioni e un sito di comparazione.

“Questa proposta permette ai consumatori in tutta l’UE di accedere a servizi bancari, di confrontarli e, se non sono soddisfatti, di passare a un’altra banca,” ha dichiarato Tonio Borg, il commissario responsabile per le politiche dei consumatori.

I consumatori che decidono di cambiare banca dovranno solamente informare la nuova banca, che avrà poi l’obbligo di informare del nuovo conto utilizzato per i pagamenti i fornitori di gas, elettricità e di altri servizi.

Prima che possano essere introdotti, le proposte devono essere approvate, ed eventualmente modificate, dagli stati membri dell’UE.

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L’OCSE è in disaccordo sulle future politiche fiscali italiane

Mentre i politici italiani continuano a dibattere sulla possibilità di abolire l’imposta sulla prima casa nell’ambito dell’imposta municipale unica (IMU), l’ultima relazione sull’Italia elaborata dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha commentato che, se l’obiettivo delle politiche adottate dal governo è la crescita economica e l’aumento dei tassi d’occupazione,  dovrebbero invece essere prioritari tagli alle tasse sul lavoro.

Di fatto, per ottenere un calo a lungo termine del livello di deficit italiano, l’OCSE supporta il persistere di un regime di austerity fiscale al fine di raggiungere gli obiettivi fiscali fissati per quest’anno e per il 2014, anche se questo significa che non ci sarà una crescita dell’economia fino al prossimo anno (quando sarà solo dell’ 0.5%). In ogni caso, l’OCSE ha dichiarato che sarà impossibile applicare tagli alle imposte nel breve termine, e che sarà possibile ridurre l’alto livello d’imposte applicato nel paese solamente in modo graduale.

Tuttavia, nel corso del discorso di presentazione della relazione, Angel Gurria, Segretario Generale dell’OCSE, ha indicato come la continua consolidazione fiscale attuata dall’Italia potrebbe “diventare più a favore della crescita e dell’equità fiscale.” Per esempio, potrebbe essere possibile ridurre le spese fiscali in modo da aumentare la base imponibile e ridurre le aliquote d’imposta, senza che ci siano ripercussioni sulle entrate fiscali.

“Ridurre la tassazione sul lavoro è la cosa da fare se importano veramente la crescita e il mercato del lavoro”, ha dichiarato Gurria. “Gli altri tagli possono aspettare.” Il Segretario Generale ha aggiunto che “la tendenza globale è quella di ridurre le imposte sulle imprese e sul lavoro, bilanciando questi tagli con aumenti nelle tasse sui consumi, nelle imposte sugli immobili e sulle emissioni di gas serra”.

I politici italiani sembrano però essere concentrati sull’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, e anche sul rimborso dell’imposta versata nel 2012 (l’anno in cui è stata introdotta), come promesso durante la recente campagna elettorale dall’ ex-Premier Silvio Berlusconi, il cui partito (PdL) fa parte della coalizione di governo guidata dal nuovo Premier Enrico Letta.

Mentre Letta sostiene che una decisione sull’IMU potrebbe essere presa solamente dall’intera coalizione nel corso delle prossime settimane, il partito di Berlusconi continua ad insistere che le misure erano state concordate durante il processo di formazione della coalizione; il centro-sinistra sostiene invece che il Governo non abbia le facoltà in materia fiscale per apportare questi cambiamenti.

Mentre il versamento di medio termine dell’IMU (previsto per Giugno) è stato posticipato in attesa di una decisione da parte del Governo, è stato calcolato che l’eliminazione dell’imposta di quest’anno e la restituzione di quella dello scorso anno costerebbero al paese all’incirca 10 miliardi di euro.

Come dichiarato, in maniera semplice, da un portavoce del PD, a proposito della possibile cancellazione e alla restituzione dell’IMU, “se avessimo inaspettatamente trovato 10-12 miliardi di euro da spendere, allora andrebbe bene, ma questo non sarà mai il caso.” D’altro canto, Berlusconi continua a sostenere che entrambe le misure concernenti l’IMU sono una condizione fondamentale per il supporto al Governo da parte del PdL.

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Hong Kong: gli assicuratori di suggeriscono esenzioni fiscali per l’industria marittima

La Confederazione degli Assicuratori di Hong Kong (Hong Kong Federation of Insurers, HKFI) ha presentato una relazione su come rendere la giurisdizione più  competitiva ed attraente come centro internazionale marittimo nella regione dell’Asia – Pacifico per l’industria marittima di Hong Kong; nella relazione sono presenti una serie di suggerimenti in materia di esenzioni fiscali ed incentivi.

“Grazie alla nostra eccellente infrastruttura portuale, alla posizione strategica ed alla qualità dei servizi marittimi, Hong Kong è stato un porto internazionale a partire dagli anni ’70,” ha dichiarato Agnes Choi, Presidente della HKFI. “Per mantenere quest’avanguardia, e dovendoci confrontare con la forte concorrenza di altri mercati, speriamo di trovare modi di rafforzare il ruolo di Hong Kong come centro internazionale marittimo.”

La relazione sottolinea che il porto di Hong Kong è passato dall’essere quello più trafficato al mondo ad essere ora terzo dopo quelli di Shanghai e Singapore. Per competere, il “Governo di Hong Kong deve creare un contesto d’affari favorevole ai servizi marittimi. I vantaggi offerti dal regime fiscale semplice di Hong Kong sono rapidamente eclissati dagli incentivi fiscali offerti dai centri internazionali marittimi concorrenti”.

In primo luogo, il settore assicurativo si augura che il Governo negozierà con il Governo della Cina continentale per designare Hong Kong come regione di riassicurazione di “Livello 2” e introdurre una deduzione sulla doppia imposizione, in modo da incoraggiare gli spedizionieri ed esportatori di Hong Kong a cambiare i termini di vendita dall’abituale”franco a bordo” al CIF (in italiano, costo, assicurazione e nolo), incoraggiando quindi il posizionamento locale dell’assicurazione.

Nella relazione viene tuttavia sottolineato come Hong Kong sia indietro rispetto ad altre giurisdizioni, avendo concluso accordi contro la doppia imposizione con solamente la metà dei suoi 20 più importanti partner commerciali. La HKFI afferma che la rete di accordi di Hong Kong non sia nemmeno paragonabile ai 50 accordi contro la doppia imposizione conclusi da Singapore e dalla Cina continentale. Il report commenta che la conclusione di altri accordi contro la doppia imposizione con i più importanti partner commerciali probabilmente favorirà le attività e i commerci bilaterali e incoraggerà più imprese estere a stabilire sedi regionali a Hong Kong.

La natura internazionale delle assicurazioni marittime significa che potrebbero essere assicurati ad Hong Kong rischi marittimi in qualunque luogo del mondo. Per rafforzare lo status di centro internazionale marittimo di Hong Kong, la relazione propone che il Governo conceda esenzioni fiscali, come già fatto da Singapore, in modo da incoraggiare ulteriormente gli assicuratori marittimi offshore a stabilire sedi regionali a Hong Kong.

Singapore concede, al fine di attrarre imprese che operano nell’industria marittima, una serie di esenzioni fiscali e schemi di supporto finanziario (come un’esenzione fiscale della durata di 10 anni sul reddito da attività di trasporto che soddisfa i prerequisiti necessari e concessioni di 5 anni per le società di leasing di container o imbarcazioni). Molte di queste esenzioni e concessioni sono state riviste recentemente ed è previsto che restino in vigore per un lungo periodo.

A Singapore sono anche disponibili schemi di esenzione fiscale per gli assicuratori captive, assicuratori specializzati e assicuratori di scafo marittimo e altri danni; il Governo di Hong Kong è stato quindi invitato a formulare contromisure efficaci concedendo incentivi fiscali o schemi di esenzione in modo da mantenere il livello di affari in determinati settori critici.

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Cipro: Il Parlamento approva accordo su pacchetto di salvataggio

Il Parlamento di Cipro ha approvato le condizioni poste dalla Troika per il pacchetto di salvataggio di 10 miliardi di euro, approvando una legge che prevede l’introduzione di prelievi su tutti i depositi non assicurati sopra i 100.000 euro che sono detenuti presso le due più grandi banche del paese e un aumento dell’imposta sugli immobili.

Il Parlamento ha recentemente approvato di aumentare l’aliquota dell’imposta sui redditi delle società, portandola al 12.5%, e di raddoppiare l’interesse sui depositi bancari, diventato del 30%. Il Presidente Nicos Anastasiades ha tuttavia già parlato di possibili sgravi fiscali per le imprese che intendono reinvestire nell’economia dell’isola.

Altre misure approvate includono tagli agli stipendi nel settore pubblico, e l’incorporazione della banca Laiki nella Banca di Cipro.

L’approvazione dell’accordo sul pacchetto di salvataggio, passato con un margine di solamente due voti, è stata benvenuta favorevolmente dal Governo cipriota.

Christos Stylianides, portavoce del Governo, ha rilasciato una dichiarazione definendo l’approvazione da parte del Parlamento “una decisione responsabile” in un momento di “crisi economica senza precedenti”.

Stylianides ha aggiunto: “Il Governo si impegnerà ad implementare il Memorandum e la continua presenza del paese nell’Unione Europea e nell’ eurozona. Nell’attuare questi sforzi, vogliamo avere il sostegno dell’intera parte politica, sia di coloro che hanno votato a favore dell’accordo sul prestito sia di coloro che hanno invece votato contro. Il salvataggio di Cipro è infatti più importante di qualunque altro aspetto.”

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UE: Registrato aumento nel rapporto entrate fiscali/PIL per il 2011

Nel 2011, il rapporto entrate fiscali/PIL medio di tutte le 27 nazioni dell’Unione Europa era parti al 38.8%, in crescita rispetto al 38.3% registrato nel 2010. Questi dati sono stati pubblicati nell’edizione 2013 del report sugli andamenti fiscali dell’Unione Europea.

Il report, pubblicato da Eurostat e dalla Direzione Generale della Commissione Europea per la Fiscalità e l’Unione Doganale, ha rivelato significative variazioni tra gli Stati Membri per quanto riguarda gli oneri fiscali per l’anno 2011, che variano dal 26% della Lituania al 47% della Danimarca.

Nel 2011, il Portogallo ha registrato il più grande aumento nel rapporto entrate fiscali/PIL con una figura del 33.2%, in crescita rispetto a quella del 31.5% registrata nel 2010; seguono al Portogallo Romania e Francia. Il calo più importante è invece stato registrato in Estonia, con un rapporto pari al 32.8% nel 2011, in calo rispetto al 34.1% registrato nel 2010. L’Estonia è seguita da Svezia e Lituania.

Le imposte sulle attivista lavorative risultano essere la più importante fonte di entrate fiscali dell’UE,  costituendo quasi metà delle entrate fiscali totali. A queste seguono le imposte sui consumi, all’incirca pari a un terzo delle entrate totali e le imposte sui capitali, all’incirca pari a un quinto del totale.

Il rapporto tra aliquota media d’imposta sul lavoro e PIL dell’UE registrato per il 2011, pari a 35.8%, è in crescita rispetto al 35.8% del 2010; il rapporto tra aliquota d’imposta sui consumi e PIL è invece cresciuto dal 19.7% registrato nel 2010 al 20.1% del 2011.

Il report ha anche pubblicato dati relativi all’ aliquota media d’imposta sui redditi personali più alta d’Europa; fino all’11 Marzo 2013, questa era pari al 38.3%, in aumento rispetto al 38.1% registrato nel 2012. Questa figura è tuttavia al di sotto del 44.8% registrato nel 2000.

Nel 2013, l’aliquota d’imposta media sui redditi delle società è stata del 23.5, in crescita rispetto al 23.4% del 2012. L’aliquota media IVA registrata per il 2013 è invece del 21%, anche questa in crescita rispetto al 21% del 2012.

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Spagna: Imposta sugli immobili ritenuta discriminatoria viene rinviata alla Corte di Giustizia

La Commissione Europea ha rinviato alla Corte di Giustizia le normative fiscali spagnole in materia di tassazione degli immobili che ritiene essere discriminatorie.

La legge spagnola prevede che i profitti generati dalla vendita di una residenza permanente siano esenti da imposte se utilizzati per acquistare un’altra residenza permanente. Tuttavia, dal momento che solo coloro che risiedono in Spagna possono beneficiare dell’esenzione prevista da questa normativa, la Commissione ritiene che la legge in questione sia discriminatoria.

Per esempio, quando una residenza permanente che si trova in Spagna viene venduta e viene acquistata un nuovo immobile in un altro paese dell’Unione Europea, l’acquirente potrebbe essere tenuto a versare imposte. Se il residente decidesse invece di rimanere in Spagna, l’imposta non sarebbe applicata.

Secondo la Commissione, “questo è un ostacolo al libero movimento delle persone, dei lavoratori dipendenti e di quelli autonomi; viola quindi il Trattati dell’UE.”

Il rinvio alla Corte di Giustizia è l’ultimo passo nella procedura di infrazione della Commissione.

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Lussemburgo: sostiene la contestazione del Regno Unito alla FTT

Nel corso di una visita a Londra, Luc Frieden, Ministro delle Finanze del Lussemburgo ha rimarcato il proprio supporto alla decisione del Regno Unito di contestare l’autorizzazione di “cooperazione rafforzata” per l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (in inglese, abbreviata FTT).

Il Regno Unito ha recentemente avviato una contestazione riguardante la legalità della FTT, che 11 paesi dell’Unione Europea intendono sottoscrivere nel rispetto delle direttive dell’UE sulla “cooperazione rafforzata” tra paesi membri.

Senza fornire ulteriori dettagli sulle modalità in cui il Lussemburgo intende sostenere la decisione del Regno Unito, il Ministro delle Finanze Frieden ha reso chiara la sua riluttanza a prendere parte in un’iniziativa che ritiene minacci la parità di condizioni tra i diversi centri finanziari.

Frieden aveva già annunciato la posizione del Principato in relazione alla FTT nel corso di un incontro tenutosi a Washington tra il Fondo Monetario Internazionale e la World Bank. Allora, il Ministro aveva sottolineato che è “essenziale” che venga raggiunto un consenso sugli obiettivi di questa tassa, e che questi siano poi “definiti chiaramente”. Frieden ha anche sottolineato l’importanza di analizzare le potenziali ripercussioni della tassa, in modo da assicurare che la crescita non sia poi influenzata dall’eventuale trasferimento di alcune transazioni e flussi di investimento.

In conclusione, il Ministro delle Finanze Frieden ha insistito che la tassa dovrebbe essere applicata in tutte le giurisdizioni dell’Unione Europea o, preferibilmente, a livello del G20, considerata la natura internazionale della tassa. Sull’eco di questa dichiarazione, anche il Fondo Monetario Internazionale ha raccomandato che la FTT sia applicata a livello globale.

In risposta alla decisione del Primo Ministro britannico, il Cancelliere austriaco Werner Faymann ha avvertito che l’opposizione alla cooperazione rafforzata è semplicemente un “segnale sbagliato” in un momento come questo in cui è necessario raccogliere urgentemente entrate fiscali per aree come l’istruzione e l’impiego giovanile. Faymann sostiene che la FTT abbia il campo di applicazione necessario per essere un investimento nel futuro dell’Europa. Il Cancelliere austriaco ha inoltre argomentato che anche il contributo del settore finanziario ai costi della crisi ha un impatto significativo. Faymann ha concluso dicendo che tutti gli 11 stati membri dell’UE stanno continuando a lavorare sull’introduzione della tassa.

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Portogallo: annuncia piani di ridurre l’imposta sui redditi delle società

Il Governo del Portogallo ha recentemente annunciato i dettagli riguardanti la strategia per la crescita, l’occupazione e lo sviluppo industriale, tra cui vi sono i piani di riformare il regime fiscale applicabile alle società.

Alvaro Santos, ministro portoghese dell’Economia e dell’Occupazione, ha descritto come la strategia di crescita del Governo sia basata su sette assi principali, che sono: la formazione e le qualifiche, il finanziamento, il consolidamento delle imprese, la promozione degli investimenti e della competitività fiscale, l’ internazionalizzazione, l’imprenditorialità e l’ innovazione, e le infrastrutture logistiche.

Pereira ha dichiarato che, al fine di promuovere gli investimenti e aumentare la competitività fiscale, il Governo intendere riformare e ridurre l’imposta applicata ai redditi delle società, in modo da rendere il paese più attraente per gli investitori esteri. Anche se Pereira non ha fornito alcun dettaglio specifico, ha fatto intendere che i tagli fiscali saranno significativi e che saranno implementati in modo graduale. Al momento, l’aliquota dell’imposta sulle società in Portogallo è del 24%.

Tra le misure previste dalla strategia di crescita vi sono i piani di sviluppare un programma a livello nazionale avente lo scopo di ridurre gli oneri burocratici. In questo contesto, Pereira ha sottolineato che è assolutamente necessario che il Portogallo semplifichi le procedure relative agli investimenti. Il Governo pianifica anche di promuovere l’imprenditorialità e l’innovazione mediante il programma “Start Up Portogallo”, e di migliorare il finanziamento dell’economia rafforzando il ruolo della banca pubblica CGD. Il Governo intende anche costituire un’istituzione finanziaria specializzata, in modo da dare alle piccole e medie imprese migliore accesso ai finanziamenti.

Concludendo, Pereira ha spiegato che il programma di crescita del Governo deve ancora essere discusso ed esaminato sia con i partiti di opposizione del paese che con i partner sociali.

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Isole Vergini Britanniche: smentiscono le accuse di evasione fiscale in seguito a fuga di notizie

In una dichiarazione alla stampa internazionale, il Premier delle Isole Vergini Britanniche, Orlando Smith, ha smentito una serie di report mediatici errati riguardanti informazioni trapelate su due società trust delle Isole Vergini Britanniche, difendendo l’adesione del territorio ai migliori standard internazionali e il suo atteggiamento di cooperazione in relazione agli sforzi globali volti a contrastare i crimini fiscali di qualunque forma.

Volendo fare chiarezza su questa situazione. Smith ha sottolineato che: “L’industria dei servizi finanziari delle Isole Vergini Britanniche è stata costruita nel corso di diversi decenni sulla base dei principi di integrità, vigilanza, affidabilità e trasparenza e in conformità a tutti gli standard internazionali pertinenti. Questo ha portato la comunità internazionale ad avere piena fiducia nella nostra giurisdizione, da cui è derivato l’uso frequente di società costituite nelle Isole Vergini Britanniche per una vasta gamma di transazioni commerciali. Alcuni degli articoli in questione riconoscono, infatti, che il nostro territorio è stato utilizzato principalmente come centro di attività commerciali e finanziarie legittime. Quando tuttavia non è stato così, abbiamo sempre collaborato con i nostri partner internazionali.”

“Le Autorità delle Isole Vergini Britanniche hanno quindi avviato un’inchiesta per verificare come le informazioni confidenziali siano state ottenute ed utilizzate al fine di attaccare l’industria dei servizi finanziari della giurisdizione, che opera in piena conformità alle direttive internazionali ed alla legge.”

“Possiamo assicurare a tutti coloro che svolgono attività presso le Isole Vergini Britanniche che, sulla base delle nostre conoscenze, questo è un incidente isolato. Non vi è alcun segnale di contagio o che la violazione sia in alcun modo sistemica. In aggiunta, possiamo confermare che non vi è stata alcuna violazione delle banche dati ufficiali delle Isole Vergini Britanniche.”

Continuando, il Premier ha sottolineato che “le Isole Vergini Britanniche non sono una giurisdizione basata sulla segretezza. Come membri del Global Forum dell’OCSE,  abbiamo sottoscritto 22 accordi sullo scambio di informazioni fiscali e stiamo portando avanti negoziazioni in materia con più di altri 10 paesi. Inoltre, le Isole Vergini Britanniche condividono le informazioni quando vengono avanzate richieste legittime da altri paesi che hanno sottoscritto gli accordi. Operiamo efficaci regimi di cooperazione internazionale e continueremo ad assistere le autorità estere  mediante i processi di assistenza legale multilaterale, assicurando che siano adempiti i nostri obblighi legali.”

“Assumiamo pieno impegno per quanto riguarda la piena ed efficace implementazione degli standard internazionali in materia di scambio di informazioni, di lotta al riciclaggio di denaro ed alle altre forme di crimini fiscali.”

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Il Regno Unito avvia una contestazione sulla tassa FTT

Il Regno Unito ha avviato una contestazione in relazione alla tassa sulle transazioni finanziare (in inglese, financial transaction tax o FTT), che 11 paesi dell’Unione Europea intendono sottoscrivere nel rispetto delle direttive dell’UE sulla “cooperazione rafforzata” tra paesi membri.

La contestazione è stata presentata nella data termine, e segue il consiglio pervenuto questo mese dal Comitato per l’Unione Europea della Camera dei Lord secondo il quale il Governo dovrebbe richiedere “una consulenza legale urgente” su questa questione. Il Comitato ha ammonito sulle “conseguenze negative di vasta portata per le istituzioni residenti nel Regno Unito,” ed ha accusato il Governo di “compiacenza”. Il Comitato ha spiegato in una lettera che le istituzioni finanziarie britanniche sarebbero soggette alla tassa quando lavorano con paesi che hanno sottoscritto la FTT; ha anche denunciato la carenza di informazioni sulle modalità di riscossione dell’imposta e sulle ripercussioni che questa avrà sui sussidiari che si trovano al di fuori dell’area di applicazione.

È stato riportato che nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Washington, il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha dichiarato: “Siamo preoccupati in relazione agli aspetti extra-territoriali della proposta per la tassa avanzata dalla commissione; ritengo che questa sia una preoccupazione condivisa da altri paesi.” Ha aggiunto che il Regno Unito non era contrario al principio della FTT, nonostante il Primo Ministro britannico abbia in passato definito questa tassa come “pura follia.”

Gli undici paesi che prevedono di introdurre la tassa sono: Belgio, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Austria, Portogallo, Slovenia e Slovacchia. Il Commissario dell’UE per la Tassazione, Argirdas Semeta, sostiene che la tassa avrà un costo “molto basso”, e che la cooperazione su questa questione rafforzerà il Mercato Interno.

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