Cipro: il sabotaggio del regime fiscale nel piano di salvataggio europeo
Molto è cambiato da quando nel Luglio 2012 il Governo Cipriota, nel richiedere un fondo di salvataggio finanziato dall’Unione Europea, aveva negato risolutamente la possibilità di modificare l’attuale aliquota del 10% sui redditi delle società. L’ostinato rifiuto delle autorità cipriote ad accettare un piano di salvataggio prima, quando la posta in gioco era minore, è stata la causa del brusco risveglio dei contribuenti ciprioti lo scorso sabato mattina (16 Marzo), quando è stata divulgata la notizia che, non solo l’aliquota delle imposta sulle società avrebbe subito un aumento raggiungendo il 12.5%, ma che le autorità cipriote intendono applicare un prelievo forzoso sui depositi bancari.
Dopo l’annuncio nelle prime ore del 16 Marzo della conclusione di un accordo con il Fondo Monetario Internazionale, con la Banca Centrale Europea e con l’Unione Europea, il parlamento cipriota avrebbe dovuto subito riunirsi per approvare i termini dell’accordo prima di Martedi’ 19 Marzo 2013, data di riapertura delle banche cipriote dopo tre giorni di festa nazionale. La chiusura delle banche ha permesso alle autorità di evitare quello che sarebbe stato un vero e proprio “assalto” alle banche; nei 3 giorni festivi i prelievi erano infatti limitati a 400 euro.
La controversa tassa, che deve prima essere approvata da un parlamento al momento senza una vera maggioranza e dagli stati membri dell’UE, è stata elaborata nel tentativo di aumentare le entrate fiscali di 5.8 miliardi di euro dal giorno alla notte. Il provvedimento al momento prevede un prelievo con aliquota del 9.9% sui depositi superiori ai 100,000 euro, e con aliquota del 6.75% sui depositi inferiori a tale somma. Gli esperti del settore bancario hanno avvertito che questa tassa costituisce un pericoloso precendente che potrebbe avere un impatto destabilizzante sul settore bancario europeo, scatenando nei contribuenti che risiedono in nazioni dove non sono ancora state implementate ampie misure di austerity – come il Regno Unito – il timore che la misura possa essere replicata.
Da un certo punto di vista, questa tassa è la misura peggiore che Cipro potesse adottare per ricapitalizzare le due piu’ importanti banche del paese; ironicamente, la nuova tassa causerà una significativa fuga di capitali e un danno a livello internazione per la reputazione del settore bancario cipriota, che potrebbe richiedere anni prima di essere ristabilita. Tuttavia, riflettendo sulla questione da un altro punto di vista – quello sostenuto dalle autorità cipriota – la tassa costringe i residenti esteri, la maggior parte dei quali sono cittadini russi al alto reddito, e i cui conti rappresentano quasi la metà dei conti di risparmio ciprioti, a sostene parte del costo della ricapitalizzazione del settore bancario. In aggiunta alla tassa sui depositi bancari, sarà anche introdotta una ritenuta alla fonte sugli interessi bancari la cui aliquota non è ancora stata annunciata.
A differenza dell’Irlanda, che ha ricevuto il secondo piano di salvataggio europeo nel Novembre 2010, Cipro ha accettato di alzare l’aliquota dell’imposta sulle società dal 10% al 12.5%. Pochi giorni prima dell’annuncio del raggiungimento di un accordo sul piano di salvataggio, il consigliere presidenziale Christopher Pissarides aveva ammesso che l’isola avrebbe accettato la richiesta di alzare l’aliquota dell’imposta sulle società – nonostante ci fossero state accese discussioni sulla questione. Pissadires aveva pero’ sottolineato che le autorità dello stato avrebbero preso questa decisione solo se fosse stato possibile garantire alle imprese ed agli investitori che l’aliquota non avrebbe subito ulteriori aumenti per un periodo di almeno dieci anni.
Rispetto alle entrate che saranno generate dalla dannosa tassa sui depositi bancari, quelle generate dall’aumento dell’aliquota dell’imposta sulle società come parte degli sforzi di risanamento saranno minime. È’ stato stimato che l’aumento dell’imposta sulle società genererà solamente 80 milioni di euro; è pertanto probabile che la misura sia stata forzata nell’accordo al fine di placare i paesi europei con regimi fiscali che prevedono imposte piu’ elevate. In cambio al piano di salvataggio ricevuto nel 2010, l’Irlanda ha dovuto contrastare richieste incessanti – soprattutto da parte di Francia e Germania – di sorpassare l’aliquota cardine del 12.5%, rimproverata in quanto definita “predatoria”.
Anche la decisione delle autorità cipriote di espandere il campo di applicazione dell’imposta sulle plusvalenze capitali ha svolto un ruolo critico nel danneggiamento della competitività di Cipro a livello internazionale. L’assenza di un’imposta sulle plusvalenze capitali, ad esclusione di quelle generate dalla vendita di immobili, è stato uno dei principali incentivi che hanno permesso a Cipro di diventare una delle piu’ importanti giurisdizioni in Europa per la domicializione di società holding. Nonostante la recente decisione delle autorità, è previsto che i non residenti abbiano ancora diritto all’esenzione dalla ritenuta alla fonte applicata al pagamento di dividendi.
In cambio delle misure di austerity, le autorità cipriote hanno ottenuto un fondo di salvataggio pari a 10 miliardi di euro; molto meno di quanto precendentemente auspicato. In precedenza, era previsto che Cipro ricevesse fondi per un totale di 17 miliardi di euro; tuttavia, i negoziatori dell’Unione Europea hanno manifestato preoccupazioni in relazione al fatto che il debito pubblico di Cipro avrebbe raggiunto il 120% del PIL – un livello da essi ritenuto non sostenibile.
Confermando l’accordo, l’Unione Europea ha dichiarato:“L’Eurogroup è fiducioso che queste iniziative…permetteranno al debito pubblico di Cipro, che è previsto raggiunga il 100% del PIL nel 2020, di mantenere una traiettoria sostenibile e di aumentare il potenziale di crescita dell’economia. La problematica dell’attuale fragilità del settore finanziario cipriota, connessa alla sua grande misura rispetto al PIL del paese, sarà affrontata mediante tagli appropriati, con l’obiettivo di raggiungere la media europea nel 2018, assicurandone la sostenibilità nel lungo termine e tutelando i fondi depositati.”
Secondo un documento della Troika trapelato mesi prima della conclusione dell’accordo, il piano di salvataggio di Cipro sarà probabilmente integrato con un ampio ridimensionamento del settore pubblico, che potrebbe comportare piu’ di 2,000 licenziamenti, un taglio del 15% dei salari del settore pubblico e la cessione di imprese pubbliche. Cipro ha già concordato un terzo aumento all’aliquota dell’imposta sul valore aggiunto, dal 18% – l’ultimo aumento è stato nel Gennaio 2013 – al 19% nel Gennaio 2014, avvicinandola all’aliquota media europea del 20%.