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I deputati del Parlamento Europeo adottano risoluzioni sulle iniziative anti-evasione

I legislatori dell’Unione Europea hanno dichiarato che sarà richiesto a tutti gli stati membri di approvare le misure volte a contrastare l’utilizzo dei cosiddetti “paradisi fiscali” e di misure di pianificazione fiscale aggressiva, così come quelle per bloccare le scorciatoie fiscali.

Adottando una risoluzione in materia di evasione fiscale, i deputati del Parlamento Europeo hanno rimarcato la necessità di colmare il “buco fiscale” creato dalla perdita di entrate causata non solo dalla frode e dall’evasione fiscale, ma anche dall’elusione legittima e da attività di pianificazione fiscale “aggressiva”. È stato stimato che a causa di queste attività ogni anno vengono perse entrate pari a 1 miliardo di euro; la risoluzione adottata dal Parlamento europeo prevede che i governi si pongano l’obiettivo di dimezzare questa figura entro il 2020.

Un’altra risoluzione adottata in relazione al report annuale del Parlamento in materia di tassazione presenta le modalità in cui i governi potrebbero coordinare più efficacemente i propri sistemi fiscali. Secondo Ildiko Gáll-Pelcz, Parlamentare europeo e responsabile per questa risoluzione, l’Europa necessita di “una piattaforma comune per lo scambio di informazioni fiscali negli anni a venire e di sistemi fiscali che promuovano la crescita. Non abbiamo bisogno di più tasse, ma di più persone ed imprese che le paghino.”

Entrambe le risoluzioni richiedono agli stati membri di accordarsi su una chiara definizione, valida a livello europeo, dei “paradisi fiscali”, e di stilare una blacklist comune delle giurisdizioni che si qualificano come tali. In modo similare, dovrebbero essere attuate e rafforzate misure per prevenire che le imprese trasferiscano redditi verso queste giurisdizioni; i governi dovrebbero inoltre fare uso di tutte le fonti di informazioni a loro disposizione.

I Parlamentari hanno anche consigliato di non concedere alcun finanziamento, sia europeo che statale, alle imprese che non rispettano gli standard fiscali dell’UE, mentre le  imprese che prendono parte in competizioni per l’assegnazione di appalti pubblici dovrebbe essere obbligate a fornire i dettagli relativi a qualunque sanzione o condanne legate a questioni di natura fiscale. Nei casi in cui i fornitori violino i propri obblighi fiscali, le autorità pubbliche dovrebbero avere il diritto di terminare il contratto stipulato.

Concludendo, i deputati del Parlamento Europeo vogliono che l’UE assuma un ruolo di guida nel migliorare la trasparenza fiscale ed i meccanismi per lo scambio di informazioni, raccomandando un sistema per facilitare la coordinazione in quest’area.

Le risoluzioni sono state votate in vista della riunione del Consiglio Europeo previsto per oggi. Nel corso di un intervento durante una sessione plenaria del Parlamento, il Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso ha spiegato che i ministri discuteranno le iniziative anti-frode e anti-evasione, con l’obiettivo di ristabilire “il senso di equità che cittadini e imprese non riconoscono più in seguito alla crisi finanziaria.”

Barroso ha chiarito la sua intenzione di insistere affinché vi sia un impegno politico sullo scambio automatico di informazioni per tutte le tipologie di reddito, fissando il 1° gennaio 2015 come data termine per l’implementazione di tali meccanismi. Lavoro, pensioni e assicurazioni sono i campi già inclusi in questo progetto; Barroso vuole però estendere la nuova proposta anche ad altre tipologie di reddito, come quello da dividendi o plusvalenze capitali.

Nonostante ciò, Barroso ha avvisato che l’UE dovrà far fronte a un “divario di implementazione” di tali iniziative. Ha spiegato che le attività svolte a livello nazionale, europeo ed internazionale devono essere velocizzate e coordinate in modo più efficace. Gli stati membri dovrebbero affrettarsi ad adottare il Piano d’Azione della Commissione su evasione ed elusione, così come le Raccomandazioni relative ai paradisi fiscali ed alla pianificazione fiscale aggressiva.

Nel corso dei prossimi giorni la Commissione presenterà delle raccomandazioni per la riforma del controllo e dell’amministrazione fiscale specifiche per ogni paese.

Al termine del suo discorso, Barroso ha sottolineato l’importanza dell’incontro: “Ora è il momento di andare avanti, non con altre parole ed analisi, ma approvando ed implementando proposte ed azioni concrete.”

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Lussemburgo e Austria approvano mandato di negoziazione dell’UE

Luc Frieden, Ministro delle Finanze del Lussemburgo, ha confermato che il Lussemburgo e l’Austria sono incluse nel mandato che permette alla Commissione Europea di condurre negoziazioni relative allo scambio automatico di informazioni con cinque paesi terzi. Nel corso dell’ultimo incontro tenutosi a Bruxelles tra l’Unione Europea e il Consiglio ECOFIN, entrambi i paesi hanno revocato la loro opposizione alle discussioni tra la Commissione Europea e Svizzera, Liechtenstein, Andorra, Monaco e San Marino.

Stando a quanto dichiarato da Frieden, il Lussemburgo e l’Austria hanno anche approvato che la proposta di emendamento alla Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio debba essere utilizzata come base di partenza per le negoziazioni, nonostante il fatto che il testo non sia ancora stato formalmente approvato. Frieden ha spiegato che, una volta concluse le negoziazioni, il Consiglio ECOFIN potrà allora formalmente adottare la Direttiva, al fine di assicurare che ci sia una parità di condizioni di mercato con i cinque stati in questione.

Il Ministro del Lussemburgo ha fatto riferimento allo schema pilota proposta da Spagna, Regno Unito, Germania, Francia e Italia per lo scambio multilaterale di informazioni fiscali tra i paesi che vi prenderanno parte; questo schema è basato sul modello dell’atto FACTA. In questo contesto, Frieden ha sottolineato che il Granducato del Lussemburgo condivide l’obiettivo politico di sviluppare un “sistema coerente di scambio automatico”, applicato su una scala geografica più estesa possibile.

Concludendo, il Ministro delle Finanze Frieden ha annunciato i piani di sottoscrivere, a Parigi alla fine di Maggio, un accordo OCSE sulla mutua assistenza amministrativa per questioni di natura fiscale.

Rivolgendosi al Consiglio ECOFIN, Frieden ha insistito che il Lussemburgo ha sempre dato grande importanza alla lotta all’evasione ed elusione fiscale. Pur rendendo chiaro che, nella sua opinione, il sistema di ritenuta alla fonte rimane il metodo più efficace di raggiungere questo obiettivo, Frieden ha sottolineato la decisione del Lussemburgo di tenere in considerazione i recenti sviluppi internazionali, indicando che lo scambio automatico di informazioni è ora lo standard internazionale per contrastare la frode fiscale.

Frieden ha avvertito che, affinché questo standard sia applicato efficacemente, è di importanza vitale assicurare un’applicazione a larga scala geografica, in modo di salvaguardare la competitività dell’economia europea. Frieden ha sottolineato che è essenziale garantire che ci siano condizioni di parità tra i centri finanziari sia europei che internazionali, da qui l’importanza di questo riferimento nel recente comunicato del G20. Il Segretariato di Stato svizzero per le questioni finanziarie (SIF) ha già confermato la presa di conoscenza di Berna del mandato di negoziazione. Il SIF ha annunciato che il Consiglio Federale prevede di rispondere una volta esaminata una richiesta concreta per l’estensione da parte della Svizzera della Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio.

L’Associazione dei Banchieri Svizzeri (ABS) ha sottolineato che accoglierebbe favorevolmente un accordo, che nel medio termine migliorerebbe l’accesso degli istituti finanziari svizzeri al mercato europeo. L’ABS ha tuttavia fatto notare che la Svizzera sarà in grado di accettare solo misure che sono equivalenti alle normative interne europee.

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L’ECOFIN raggiunge un accordo sulla Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio

Il Consiglio dell’Economia e della Finanza (ECOFIN) dell’Unione Europea ha raggiunto un accordo su un mandato per permettere alla Commissione Europea di negoziare emendamenti agli accordi stipulati nel contesto della Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio. Dopo l’incontro, il Commissario per la tassazione, Algirdas Šemeta, ha confermato che, dopo due anni di discussioni, i ministri si sono ora accordati sul dare il via alla Commissione in modo che possa cominciare ad intraprendere negoziazioni con la Svizzera, San Marino, l’Andorra, il Liechtenstein e Monaco. Descrivendo questa decisione come “un grande passo in avanti”, Šemeta ha sottolineato di essere “pronto a procedere con queste negoziazioni con grande velocità ed ambizione”. Il Commissario ritiene che “maggiore cooperazione e trasparenza nella tassazione tra l’UE e questi paesi potrà far sì che milioni di euro ritornino ai tesori legittimi.”

La Commissione aveva per la prima volta adottato una proposta di emendamento alla Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio nel Novembre 2008. L’obiettivo era quello di eliminare le scorciatoie esistenti, prevenire più efficacemente l’evasione fiscale e assicurare la tassazione dei pagamenti di interessi trasferiti attraverso strutture non soggette a tassazione.

Queste riforme saranno discusse nel corso dell’incontro della prossima settimana del Consiglio Europeo. Il differimento ha deluso Šemeta, il quale ha dichiarato che un accordo è stato bloccato sulla base che debba essere data priorità al progresso con i paesi terzi. Šemeta è convinto che questo “sia uno strumento troppo importante per poter continuare ad ignorarlo,” e che “una Direttiva sui risparmi rafforzata sia cruciale affinché tutti gli Stati Membri siano in grado di identificare e perseguire gli evasori che si trovano nell’UE”.

Šemeta spera che la situazione sarà corretta, avvertendo che ci sarà un cambiamento effettivo solo se la “sede stessa dell’UE sarà interamente in ordine.” I suoi commenti fanno eco a quelli fatti dal Cancelliere del Regno Unito in una lettera ai ministri britannici, pubblicata prima dell’incontro. Nella lettera, George Osborne ha dichiarato che: “Se l’Europa non riesce a dimostrare di potersi accordare sulla proposta esistente, il nostro impegno nei confronti di uno standard nuovo e rafforzato non sarà credibile. È una prova della nostra serietà; e il mondo ci sta guardando”.

Nonostante ciò, l’ECOFIN ha adottato una serie di conclusioni in materia di evasione e frode fiscale. Stando a quanto dichiarato da Michael Noonan, Ministro delle Finanze irlandese e presidente della riunione: “Questo è un vero progresso nella lotta all’evasione ed alla frode fiscale, un obiettivo condiviso da tutti gli stati membri. Sosteniamo fortemente il movimento internazionale verso lo scambio automatico di informazioni come uno nuovo standard mondiale.”

In una dichiarazione congiunta rilasciata dopo l’incontro, i ministri di Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito hanno riconfermato che “tutti gli stati membri riconoscono l’importanza di adottare misure efficaci per contrastare l’evasione e la frode fiscale.” Il documento dichiara inoltre che l’ECOFIN “riconosce il bisogno di una combinazione appropriata degli sforzi a livello nazionale, europeo e globale,”  e che questo supporta la transizione verso un uso maggiore dello scambio automatico di informazioni. I Ministri hanno anche sottolineato il “ruolo utile” che può essere svolto dal Piano d’Azione della Commissione in relazione all’evasione, e dalle sue raccomandazioni sulla pianificazione fiscale aggressiva e sull’appropriata gestione delle questioni fiscali. Hanno ricordato il lavoro attualmente svolto dal Consiglio, e riconosciuto che gli stati membri stanno implementando le misure legali esistenti, in modo particolare la Direttiva del Consiglio per la cooperazione amministrativa e la mutua assistenza per il recupero dei crediti. I partecipanti hanno invitato i propri governi a “considerare, ove appropriato, in quale misura il quadro legale nazione esistente possa includere una Regola Generale Anti Elusione che permetta un’azione efficace, in conformità ai Trattati dell’UE, per contrastare le strutture di elusione fiscale.”

Concludendo, i ministri hanno esortato le future presidenze dell’UE a “continuare a lavorare per trovare i modi più appropriati di contrastare la frode e l’evasione fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva a livello nazionale, europeo e globale,  così come rafforzare gli sforzi di promuovere la buona gestione delle questioni fiscali nei paesi terzi, sottolineando l’importanza di rafforzare la cooperazione con OCSE e G20, condividendo punti di vista, esperienze e migliori pratiche tra gli stati membri.”

Questa dichiarazione è stata accolta positivamente dal Tesoro del Regno Unito: “Vi è ora grande slancio verso un cambiamento radicale nell’approccio della comunità internazionale alla lotta contro l’evasione mediante strutture offshore, che il governo è pienamente impegnato a rendere una realtà il più presto possibile. Si sta formando un grande consenso internazionale, sia in Europa che al G20, al fine di raggiungere un nuovo standard globale sulla trasparenza fiscale “.

Commentando, Chas Roy-Chowdhury, responsabile delle imposte per l’Associazione dei Dottori Commercialisti, ha dichiarato: “Gli ampi sforzi dell’Europa per reprimere la pratica illegale di evasione fiscale rappresentano un passo positivo. Tuttavia, se la condivisione di informazioni fiscali sarà utilizzata per motivi che vanno oltre al prevenire che le leggi siano infrante, allora cominceremo ad entrare nel regno della ‘grande Fratello’.

“Dovrebbe, ormai, essere inciso nella mente di tutti che l’elusione fiscale rientra nelle norme di legge, mentre l’evasione fiscale è illegale. Se la condivisione tra gli Stati membri dell’UE di informazioni fiscali relative a privati e aziende sarà utilizzata per qualcosa di diverso dal contrastare l’evasione fiscale, come ad esempio, per umiliare coloro che operano nel rispetto della legge al fine di pagare meno imposte, allora l’UE rischia di diventare una zona da evitare per la comunità d’affari del mondo. “

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L’Olanda intende bloccare la Tassa sulle Transazione Finanziarie dell’UE

Il Ministro delle Finanze dell’Olanda e Presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem,  ha recentemente dichiarato che l’Olanda intende opporsi alla decisione di 11 paesi membri dell’Unione Europea che intendono implementare una tassa sulle transazioni finanziarie. Come Ministro delle Finanze dell’Olanda, Dijsselbloem ha argomentato che questa tassa avrebbe serie ripercussioni sulla fondi pensione del paese, il che non sarebbe “appropriato”. Il Ministro ha dichiarato che l’Olanda ritiene inoltre che le entrate generate da questa tassa dovrebbero entrare nelle casse dei governi nazionali e non direttamente a quelle di Brussels.

Pur sottolineando che l’Olanda e’ disponibile per discutere la questione, Dijsselbloem ha tuttavia reso chiaro che il Governo olandese intende porre “condizioni severe”.

L’Olanda si e’ opposta all’idea di una tassa sulle transazioni finanziarie fin dal suo concepimento. Tuttavia, questa e’ la prima volta che il paese ha dichiarato apertamente la sua intenzione di boicottare i piani degli altri stati membri dell’UE di andare andare avanti con l’implementazione dell’imposta.

Francia, Germania, Austria, Belgio, Estonia, Grecia, Italia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia e Spagna intendono implementare la tassa nell’ambito della cooperazione rafforzata.

Secondo i piani correnti, una tassa ad aliquota dello 0.1% potrebbero essere imposta sul trading di azioni e titoli, mentre un’aliquota dello 0.01% sarebbe imposta sul trading di derivati. Stando alla Commissione Europea, questa tassa genererebbe entrate tra 30 e 35 miliardi di euro ogni anno.

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Lussemburgo abbandona modello di ritenuta alla fonte “irrealistico”

Il Ministro delle Finanze del Lussemburgo, Luc Frieden, ha reso chiaro che il modello di ritenuta alla fonte “non ha alcun futuro”, come strumento per contrastare l’evasione ed assicurare la conformità fiscale nel contesto della Direttiva Fiscale sui Risparmi.

Pur ammettendo che il modello di ritenuta alla fonte è più efficace e, nel complesso, un “sistema migliore,” il Ministro delle Finanze Frieden ha insistito che questo non rappresenta più un’opzione o soluzione realistica. Frieden ha difeso il cambio di posizione del Principato, in modo particolare la decisione di applicare, a partire dal 2015, una direttiva per lo scambio automatico di informazioni in relazione ai pagamenti di interessi fatti a coloro che risiedono negli altri paesi dell’Unione Europea (UE). Frieden ha dichiarato che la decisione di cambiare posizione è stata presa alla luce delle negoziazioni in corso con gli Stati Uniti riguardo all’accordo sull’atto FATA e dell’incapacità del Parlamento tedesco di raggiungere una decisione sull’accordo di ritenuta alla fonte tra Germania e Svizzera.

Il Ministro ha spiegato che, ora che il modello di ritenuta alla fonte non ha alcun futuro, il Lussemburgo intende fare i passi necessari per garantire la certezza giuridica e determinare in modo attivo il futuro del Principato, prendendo parte agli sviluppi a livello internazionale. Frieden ha sottolineato l’importanza di assicurare che tutti i centri finanziari siano soggetti alle stesse regole; creando quindi condizioni di competizione alla pari. Il Ministro delle Finanze Frieden ha rimarcato il ruolo chiave ricoperto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) al fine di riuscire a raggiungere questo obiettivo, facendo notare che non solo gli stati membri dell’UE, ma anche gli Stati Uniti e la Svizzera partecipano con l’OCSE. Frieden ha sottolineato l’importanza che Singapore e Hong Kong prendano parte alle negoziazioni, al fine di prevenire trasferimenti di capitali.

Concludendo, il Ministro del Lussemburgo ha sottolineato la sua convinzione che il meccanismo di scambio automatico di informazioni diventerà uno standard globale. Avvisando che la tutela della sfera privata rimane di importanza vitale, e che le informazioni devono quindi essere condivise solamente tra le amministrazioni fiscali degli stati con cui è stato concluso un accordo bilaterale, Frieden ha enfatizzato che l’obiettivo a lungo termine del Lussemburgo è quello di diventare un centro finanziario riconosciuto a livello globale e di essere in grado di attrarre i clienti internazionali, piuttosto che condurre negoziazioni isolate.

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Barroso esorta gli Stati Membri a fare progressi sulle iniziative anti-evasione

Jose Manuel Barroso ha confermato che la Commissione Europea presenterà proposte di legge per estendere il campo di applicazione dello scambio automatico di informazioni.

Scrivendo agli altri leader in vista del summit che si terrà il 22 Maggio, il Presidente dell’UE ha spiegato che la Commissione cercherà di applicare emendamenti alla Direttiva sulla Cooperazione Amministrativa. Lo scopo è quello di “assicurare che siano considerati, senza alcuna esclusione ed in modo costante, tutti i tipi di reddito pertinenti, in tutti gli Stati Membri.”

Barroso ha allegato alla sua lettera una nota in cui viene descritta l’ “importanza della tassazione nell’esistente contesto di consolidazione fiscale negli Stati Membri e in particolare l’impatto negativo della frode fiscale e dell’evasione.” La nota argomenta che queste attività limitano la capacità dei governi di aumentare le entrate, con decine di miliardi di euro che sono detenuti presso giurisdizioni offshore, spesso non dichiarati e non tassati. Barroso vuole che tutti “contribuiscano alle finanze pubbliche pagando le imposte dovute.”

La nota descrive anche le iniziative intraprese a livello europeo. Barroso esorta gli Stati Membri a prendere una decisione in relazione alle raccomandazioni, tra cui la Direttiva sulla Tassazione dei Risparmi ed il Piano d’Azione della Commissione sulla pianificazione fiscale aggressiva e sui cosiddetti paradisi fiscali.

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L’Austria considera accordo FACTA con gli Stati Uniti

Il Cancelliere austriaco Werner Faymann ha annunciato i piani di intraprendere trattative con gli Stati Uniti e con l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), al fine di contrastare la frode e l’evasione fiscale.

In seguito ad un recente incontro del Consiglio dei Ministri, il Cancelliere Faymann ha annunciato che il governo austriaco ha preso due decisioni, con l’intenzione di dare maggiore vigore alla lotta all’evasione fiscale internazionale. Il Cancelliere ha sottolineato che ‘’Austria intende concludere un accordo con le autorità fiscali statunitensi, implementando un atto FACTA, e di sottoscrivere la convenzione OCSE sulla mutua assistenza in relazione a questioni di natura fiscale.

Sottolineando il fatto che il governo austriaco ha una posizione unanime e prevede di condurre le negoziazioni assieme, Fayman ha rimarcato che l’Austria sta seguente “un percorso chiaro e costruttivo nel contrastare l’evasione fiscale”. Il Cancelliere ha chiarito che l’Austria è determinata ad assicurare che i paradisi fiscali, come le Channel Islands, ed altre strutture instaurate per “nascondere” la proprietà di beni, come i trust, vengano rese trasparenti.

Sottolineando il fatto che l’Austria supporta fermamente le negoziazioni tra la Commissione Europea e gli stati terzi, Faymann ha concluso che l’Austria sta svolgendo un ruolo fondamentale, costruttivo e chiaro nel combattere l’evasione fiscale.

Il Cancelliere austriaco Faymann ed il Vice-Cancelliere Michael Spindelegger hanno confermato la volontà dell’Austria “di partecipare in modo costruttivo” alle negoziazioni tra l’Unione Europea e gli stati terzi, a riguardo dello scambio automatico di informazioni finanziarie.

Al tempo, Faymann e Spindelegger hanno sottolineato che l’Austria non è un paradiso fiscale e hanno rimarcato l’impegno del governo ad assicurare che la lotta internazionale alla frode fiscale abbia successo e che l’Austria svolga un ruolo significativo in questa lotta.

I ministri hanno spiegato che, per questo motivo, l’Austria intende partecipare in modo costruttivo alle negoziazioni tra UE e stati terzi sull’adozione delle normative previste dalla direttiva fiscale europea sui risparmi, sottolineando la necessità di soddisfare alcune condizioni.

Faymann e Spindelegger hanno rimarcato che qualunque scambio di informazioni deve almeno soddisfare gli standard OCSE, e che il mandato di negoziazione deve assicurare che i beneficiari di strutture societarie, come società shell e trust, siano identificati in tutti casi dalle autorità fiscali. Infine, i Ministri hanno anche chiarito che gli accordi fiscali bilaterali tra Austria e Liechtenstein e Austria e Svizzera debbano essere considerati separatamente.

I Ministri hanno ripetuto che il segreto bancario per i contribuenti austriaci non deve subire alcuna ripercussione a causa delle considerazioni a livello dell’UE, e che il meccanismo dovrà rimanere nella sua forma corrente.

Concludendo, i Ministri hanno rimarcato che l’Austria approverebbe l’estensione della direttiva fiscale sui risparmi, se questa è effettivamente un mezzo appropriato con cui efficacemente prevenire l’evasione e la frode fiscale.

Il Cancelliere austriaco ha espresso la sua speranza che venga raggiunto un accordo con l’UE sullo scambio automatico di informazioni bancarie prima dell’ incontro con il Consiglio europeo previsto per il 22 maggio. Difendendo la posizione del governo e la volontà di condurre negoziazioni, Faymann ha avvisato che avere la reputazione di un paese che protegge gli evasori fiscali sarebbe molto peggio degli effetti causati da qualunque trasferimento in altre giurisdizioni.

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L’UE propone maggiore aiuto per i consumatori che vogliono cambiare banca

Nel rispetto delle nuove normative proposte dalla Commissione Europea lo scorso mercoledì, diventerà più facile per i cittadini europei aprire conti in banca, passare da un conto all’altro e riconoscere le commissioni applicate.

La proposta, che potrebbe entrare in vigore come legge nell’Unione Europea fra tre anni, prevede che le banche si facciano carico degli oneri amministrativi quando i clienti decidono di cambiare conto, per esempio, effettuando il trasferimento degli addebiti preautorizzati.

La proposta di legge prevede anche che gli istituti bancari forniscano una descrizione delle commissioni applicate utilizzando un formato standard, facilitando per i clienti la comparazione di diverse opzioni.

L’esecutivo dell’UE, frustrato dal fatto che gli sforzi per implementare una migliore autoregolamentazione delle banche non stiano funzionando, suggerirà anche di dare ai cittadini il diritto giuridico di aprire un conto.

La Commissione vuole che almeno una banca in ogni paese offra un conto base, permettendo a coloro che attualmente sono al di fuori del sistema bancario di effettuare depositi e pagamenti.

“La proposta odierna darà finalmente accesso a tutti i cittadini europei a un conto bancario base e permetterà loro di partecipare a pieno nella società in cui vivono,” ha dichiarato Michel Barnier, il commissario europeo responsabile per le normative finanziarie.

Studi condotti dai funzionari della Commissione hanno rivelato che le banche non offrivano informazioni sufficienti su come passare da un conto all’altro e che i clienti non erano a conoscenza delle commissioni pagate per i servizi bancari.

Gli studi anche riscontrato che 58 milioni di cittadini europei non hanno un conto bancaria, tra cui metà delle popolazioni di Bulgaria e Romania.

La Commissione spera di essere in grado di cambiare questa situazione, introducendo una nuova guida standard sulle commissioni per coloro che aprono un conto bancario, un resoconto annuale delle commissioni e un sito di comparazione.

“Questa proposta permette ai consumatori in tutta l’UE di accedere a servizi bancari, di confrontarli e, se non sono soddisfatti, di passare a un’altra banca,” ha dichiarato Tonio Borg, il commissario responsabile per le politiche dei consumatori.

I consumatori che decidono di cambiare banca dovranno solamente informare la nuova banca, che avrà poi l’obbligo di informare del nuovo conto utilizzato per i pagamenti i fornitori di gas, elettricità e di altri servizi.

Prima che possano essere introdotti, le proposte devono essere approvate, ed eventualmente modificate, dagli stati membri dell’UE.

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L’OCSE è in disaccordo sulle future politiche fiscali italiane

Mentre i politici italiani continuano a dibattere sulla possibilità di abolire l’imposta sulla prima casa nell’ambito dell’imposta municipale unica (IMU), l’ultima relazione sull’Italia elaborata dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha commentato che, se l’obiettivo delle politiche adottate dal governo è la crescita economica e l’aumento dei tassi d’occupazione,  dovrebbero invece essere prioritari tagli alle tasse sul lavoro.

Di fatto, per ottenere un calo a lungo termine del livello di deficit italiano, l’OCSE supporta il persistere di un regime di austerity fiscale al fine di raggiungere gli obiettivi fiscali fissati per quest’anno e per il 2014, anche se questo significa che non ci sarà una crescita dell’economia fino al prossimo anno (quando sarà solo dell’ 0.5%). In ogni caso, l’OCSE ha dichiarato che sarà impossibile applicare tagli alle imposte nel breve termine, e che sarà possibile ridurre l’alto livello d’imposte applicato nel paese solamente in modo graduale.

Tuttavia, nel corso del discorso di presentazione della relazione, Angel Gurria, Segretario Generale dell’OCSE, ha indicato come la continua consolidazione fiscale attuata dall’Italia potrebbe “diventare più a favore della crescita e dell’equità fiscale.” Per esempio, potrebbe essere possibile ridurre le spese fiscali in modo da aumentare la base imponibile e ridurre le aliquote d’imposta, senza che ci siano ripercussioni sulle entrate fiscali.

“Ridurre la tassazione sul lavoro è la cosa da fare se importano veramente la crescita e il mercato del lavoro”, ha dichiarato Gurria. “Gli altri tagli possono aspettare.” Il Segretario Generale ha aggiunto che “la tendenza globale è quella di ridurre le imposte sulle imprese e sul lavoro, bilanciando questi tagli con aumenti nelle tasse sui consumi, nelle imposte sugli immobili e sulle emissioni di gas serra”.

I politici italiani sembrano però essere concentrati sull’eliminazione dell’IMU sulla prima casa, e anche sul rimborso dell’imposta versata nel 2012 (l’anno in cui è stata introdotta), come promesso durante la recente campagna elettorale dall’ ex-Premier Silvio Berlusconi, il cui partito (PdL) fa parte della coalizione di governo guidata dal nuovo Premier Enrico Letta.

Mentre Letta sostiene che una decisione sull’IMU potrebbe essere presa solamente dall’intera coalizione nel corso delle prossime settimane, il partito di Berlusconi continua ad insistere che le misure erano state concordate durante il processo di formazione della coalizione; il centro-sinistra sostiene invece che il Governo non abbia le facoltà in materia fiscale per apportare questi cambiamenti.

Mentre il versamento di medio termine dell’IMU (previsto per Giugno) è stato posticipato in attesa di una decisione da parte del Governo, è stato calcolato che l’eliminazione dell’imposta di quest’anno e la restituzione di quella dello scorso anno costerebbero al paese all’incirca 10 miliardi di euro.

Come dichiarato, in maniera semplice, da un portavoce del PD, a proposito della possibile cancellazione e alla restituzione dell’IMU, “se avessimo inaspettatamente trovato 10-12 miliardi di euro da spendere, allora andrebbe bene, ma questo non sarà mai il caso.” D’altro canto, Berlusconi continua a sostenere che entrambe le misure concernenti l’IMU sono una condizione fondamentale per il supporto al Governo da parte del PdL.

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Hong Kong: gli assicuratori di suggeriscono esenzioni fiscali per l’industria marittima

La Confederazione degli Assicuratori di Hong Kong (Hong Kong Federation of Insurers, HKFI) ha presentato una relazione su come rendere la giurisdizione più  competitiva ed attraente come centro internazionale marittimo nella regione dell’Asia – Pacifico per l’industria marittima di Hong Kong; nella relazione sono presenti una serie di suggerimenti in materia di esenzioni fiscali ed incentivi.

“Grazie alla nostra eccellente infrastruttura portuale, alla posizione strategica ed alla qualità dei servizi marittimi, Hong Kong è stato un porto internazionale a partire dagli anni ’70,” ha dichiarato Agnes Choi, Presidente della HKFI. “Per mantenere quest’avanguardia, e dovendoci confrontare con la forte concorrenza di altri mercati, speriamo di trovare modi di rafforzare il ruolo di Hong Kong come centro internazionale marittimo.”

La relazione sottolinea che il porto di Hong Kong è passato dall’essere quello più trafficato al mondo ad essere ora terzo dopo quelli di Shanghai e Singapore. Per competere, il “Governo di Hong Kong deve creare un contesto d’affari favorevole ai servizi marittimi. I vantaggi offerti dal regime fiscale semplice di Hong Kong sono rapidamente eclissati dagli incentivi fiscali offerti dai centri internazionali marittimi concorrenti”.

In primo luogo, il settore assicurativo si augura che il Governo negozierà con il Governo della Cina continentale per designare Hong Kong come regione di riassicurazione di “Livello 2” e introdurre una deduzione sulla doppia imposizione, in modo da incoraggiare gli spedizionieri ed esportatori di Hong Kong a cambiare i termini di vendita dall’abituale”franco a bordo” al CIF (in italiano, costo, assicurazione e nolo), incoraggiando quindi il posizionamento locale dell’assicurazione.

Nella relazione viene tuttavia sottolineato come Hong Kong sia indietro rispetto ad altre giurisdizioni, avendo concluso accordi contro la doppia imposizione con solamente la metà dei suoi 20 più importanti partner commerciali. La HKFI afferma che la rete di accordi di Hong Kong non sia nemmeno paragonabile ai 50 accordi contro la doppia imposizione conclusi da Singapore e dalla Cina continentale. Il report commenta che la conclusione di altri accordi contro la doppia imposizione con i più importanti partner commerciali probabilmente favorirà le attività e i commerci bilaterali e incoraggerà più imprese estere a stabilire sedi regionali a Hong Kong.

La natura internazionale delle assicurazioni marittime significa che potrebbero essere assicurati ad Hong Kong rischi marittimi in qualunque luogo del mondo. Per rafforzare lo status di centro internazionale marittimo di Hong Kong, la relazione propone che il Governo conceda esenzioni fiscali, come già fatto da Singapore, in modo da incoraggiare ulteriormente gli assicuratori marittimi offshore a stabilire sedi regionali a Hong Kong.

Singapore concede, al fine di attrarre imprese che operano nell’industria marittima, una serie di esenzioni fiscali e schemi di supporto finanziario (come un’esenzione fiscale della durata di 10 anni sul reddito da attività di trasporto che soddisfa i prerequisiti necessari e concessioni di 5 anni per le società di leasing di container o imbarcazioni). Molte di queste esenzioni e concessioni sono state riviste recentemente ed è previsto che restino in vigore per un lungo periodo.

A Singapore sono anche disponibili schemi di esenzione fiscale per gli assicuratori captive, assicuratori specializzati e assicuratori di scafo marittimo e altri danni; il Governo di Hong Kong è stato quindi invitato a formulare contromisure efficaci concedendo incentivi fiscali o schemi di esenzione in modo da mantenere il livello di affari in determinati settori critici.

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