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British Columbia elogia la Carbon Tax

Il British Columbia ha raggiunto il suo primo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 6%, rispetto ai livelli del 2007, entro il 2012, dopo che la provincia canadese ha introdotto unilateralmente una carbon tax revenue-neutral nel luglio 2008, ed alzato le aliquote fino al 1° luglio 2012.

Il ministro dell’Ambiente Maria Polak ha detto che i dati hanno mostrato che il piano d’azione sul clima del governo sta funzionando.

Dopo la revisione dello scorso anno, il British Columbia ha confermato che avrebbe mantenuto la tassa e le sue tariffe base. I proventi della tassa sono utilizzati per finanziare i tagli fiscali ai contribuenti e l’imposta viene esclusivamente giustificata per affrontare le questioni ambientali.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha recentemente raccomandato che il governo federale canadese dovrebbe seguire l’esempio, e cercare di introdurre riforme fiscali-base per affrontare i costi ambientali di estrazione delle risorse e migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Il primo ministro Stephen Harper è decisamente contrario ad una carbon tax, ed il mese scorso ha avvertito che tale prelievo danneggerebbe l’economia senza aiutare necessariamente l’ambiente.

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Nuova Zelanda emana la Tax Bill

L’Agenzia delle Entrate della Nuova Zelanda ha comunicato che la Tax Bill (tariffe annuali, indennità per i dipendenti e questioni correttive) è stata emanata dopo aver ricevuto l’approvazione reale, il 30 giugno 2014.

La nuova legislazione introduce una serie di misure concrete dirette a chiarire l’applicazione delle norme fiscali alle imprese, eliminare le distorsioni normative esistenti, ed assicurarsi che tutti paghino la giusta quota di tasse, secondo quanto affermato dal ministro delle Entrate Todd McClay.

Il disegno di legge chiarisce il trattamento fiscale del datore di lavoro che opera nel settore ricettivo, le agevolazioni fiscali ed i pagamenti previsti per i lavoratori a titolo di rimborso spese.

Inoltre, fornisce di un adeguato quadro giuridico le istituzioni finanziarie della Nuova Zelanda al fine di potersi conformare alla Foreign Account Tax Compliance US (FATCA) nell’ambito dell’accordo intergovernativo che la Nuova Zelanda ha concluso con gli Stati Uniti.

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Consiglio Europeo – modifica alla direttiva applicabile alle società madri e figlie di Stati membri diversi

Il Consiglio dell’Unione Europea (UE), l’8 luglio 2014, ha adottato formalmente una modifica alle norme fiscali comunitarie, che impedisce la doppia non imposizione fiscale sui dividendi distribuiti all’interno dei gruppi societari derivanti da accordi ibridi di prestito e strumenti finanziari,  rappresentanti le caratteristiche sia di debito che di patrimonio netto.

L’annuncio segue un accordo politico del Consiglio del 20 giugno.

Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia e delle Finanze, ed il Presidente del Consiglio in Italia, hanno dichiarato che: “L’adozione di questa modifica della direttiva sulle società madri e figlie è un cambiamento importante ed un passo avanti nella lotta contro la pianificazione fiscale aggressiva. Rappresenta un risultato concreto per l’Unione Europea in questo settore, in linea con gli sforzi internazionali per combattere l’evasione e l’elusione fiscale. La presidenza italiana si è impegnata a portare avanti l’attività in questo campo per promuovere un sistema fiscale più equo a vantaggio di tutti i cittadini e imprese dell’UE.”

La modifica alla direttiva impedirà alle imprese transfrontaliere la pianificazione dei loro pagamenti infragruppo in modo da risultare nella doppia non imposizione in cui sono coinvolti accordi ibridi di prestito. Lo Stato di appartenenza della società madre dovrà d’ora in poi astenersi dal tassare gli utili della controllata, solo nella misura in cui tali profitti non siano deducibili fiscalmente per la controllata.

Tale pianificazione fiscale non è stata esclusa prima, come le disposizioni dell’originale direttiva sulle società madri e figlie che richiede agli Stati membri di dispensare dalla tassazione degli utili, che le società madri hanno ricevuto dalle loro filiali in altri Stati membri. L’intento era quello di garantire che i profitti non venissero tassati due volte, e che i gruppi transfrontalieri non siano in tal modo posti in una situazione di svantaggio rispetto ai gruppi nazionali.

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Suggerimenti dall’FMI per ridurre il Deficit ungherese

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha invitato l’Ungheria ad adottare un’ambiziosa e crescente strategia di adeguamento fiscale per ottenere una riduzione sostenibile del debito pubblico, oltre che costruire uno spazio politico. La strategia dovrebbe basarsi sul risanamento durevole delle spese, sulla revisione della spesa ed una graduale eliminazione delle imposte distorsive.

Nell’articolo IV del rapporto di consultazione con l’Ungheria del 2014, il FMI ha accolto con favore l’impegno delle autorità al consolidamento fiscale, ma ha osservato che le politiche attuali sembrano essere insufficienti. Con l’obiettivo di disavanzo in aumento del 2,9% rispetto al prodotto interno lordo (PIL), il disavanzo strutturale è impostato per aumentare di circa l’uno per cento del prodotto interno lordo di quest’anno, lasciando il debito pubblico più o meno invariato a circa il 79% del PIL.

Il rapporto afferma che è necessario che il governo ungherese semplifichi il regime fiscale attraverso una riduzione delle esenzioni e dei regimi speciali, e l’eliminazione delle imposte distorsive settoriali; ridurre il cuneo fiscale elevato per i lavoratori a basso reddito; e combattere efficacemente la frode in materia di imposta sul valore aggiunto (IVA), in particolare in relazione alla vendita di prodotti alimentari di base.

Presentando le raccomandazioni, il FMI ha affermato che i risparmi fiscali possono essere ottenuti dalla riduzione del numero delle aliquote IVA da tre a due. Allo stesso modo, si consiglia di eliminare le esenzioni fiscali sui redditi di alcune società (ad esempio quelle sportive e ludiche), e rimuovendo le esenzioni dell’accisa su gasolio e tabacco. Nell’insieme tali misure avrebbero un impatto fiscale di circa lo 0,9 % sul PIL.

Tuttavia, il principale contributo alla riduzione del deficit deve essere apportato attraverso la lotta contro le frodi IVA. Infatti, l’eliminazione del 75% del totale stimato sulle frodi IVA avrebbe un significativo impatto di circa l’1,3% sul PIL.

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Cameron firma il trattato di assistenza fiscale multilaterale

Cameron è diventato il 65° firmatario della convenzione multilaterale sull’assistenza reciproca in materia fiscale.

La Convenzione è stato sviluppata congiuntamente dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ed il Consiglio d’Europa. E ‘aperto a tutti i paesi, e consente alle autorità fiscali di richiedere informazioni alle agenzie delle entrate di altri paesi firmatari, e di chiedere assistenza nella raccolta dei debiti fiscali in corso.

Nella riunione ministeriale del Maggio 2014, l’OCSE ha invitato tutti i paesi a firmare e ratificare la convenzione senza ulteriori ritardi.

La Convenzione deve ora essere ratificata da Cameron per entrare in vigore.

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Bolivia – prossima aderente al Mercosur

Il governo dell’Uruguay ha approvato una legge il 25 giugno 2014, che include la Bolivia nel blocco del Mercosur (Mercato Comune del Sud) nel mercato Sudamericano.

Con l’adesione al blocco, i cui membri sono l’Argentina, il Brasile, il Paraguay, l‘Uruguay e il Venezuela, la Bolivia si impegnerà ad attuare le tariffe comuni sulle merci provenienti dall’esterno del Mercosur, e gli esportatori avranno libero accesso al mercato di 230 milioni di persone.

Il paese ha iniziato il processo di adesione al Mercosur nel dicembre del 2012, essendo associato dal 1997. Essa sarà pienamente integrata nel blocco solo quando la sua adesione sarà ratificata da tutti gli Stati membri. Finora, l’Uruguay e il Venezuela sono i soli paesi ad averlo fatto.

Con l’approvazione preliminare della sua richiesta di adesione, la Bolivia ha quattro anni per emanare leggi compatibili con le norme del blocco.

Il mese scorso, il Brasile ha espresso interesse nell’approfondire la cooperazione tra il blocco commerciale e la Pacific Alliance, un blocco economico costituito dalla Colombia, dal Cile, dal Messico e dal Perù.

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La Svizzera concorda con l’Unione Europea una revisione del regime fiscale

I rappresentanti dell’Unione Europea e della Svizzera hanno raggiunto un’intesa  reciproca sulla tassazione delle imprese, portando a termine una disputa che ha generato tensioni nei rapporti reciproci per quasi un decennio.

Nel documento, il Consiglio Federale Svizzero ha ribadito la sua intenzione di proporre l’eliminazione di alcuni regimi fiscali, giudicati dall’Unione Europea come “dannosi”. In particolare andrebbero modificati quei regimi che prevedono un trattamento differenziato delle entrate nazionali rispetto a quelle estere. Le eventuali nuove misure fiscali saranno basate su standard internazionali.

In cambio, l’Unione Europea si è impegnata a rimuovere le contromisure corrispondenti non appena verrano aboliti i regimi corrispondenti.

Il mese scorso, il Consiglio Federale e il Consiglio Europeo dei Ministri dell’Economia e delle Finanze (ECOFIN) hanno annunciato di aver trovato un accordo sulla questione. L’accordo appena siglato corrisponde all’intesa raggiunta il 20 di giugno. Il Segretario di Stato svizzero Jacques de Watteville e il suo corrispondente Europeo Heinz Zourek, presidente della Direzione Generale della Fiscalità e dell’Unione Doganale (“European Commission’s Taxation and Customs Union Directorate-General”), hanno concordato la sua formulazione definitiva.

Il Consiglio Federale ha ora il compito di informare le competenti commissioni parlamentari e quelle dei Cantoni, e fissera’ una data per la firma dell’accordo. L’intesa ha già ricevuto l’approvazione da parte del Consiglio federale per gli Affari Economici e Finanziari dell’Unione Europea (“EU’s Federal and Economic and Financial Affairs Council”).

De Watteville si e’ rivolto ai giornalisti dicendo: “Abbiamo sotterrato l’ascia di guerra dopo nove anni di difficili negoziati con l’Unione Europea e abbiamo creato la certezza del diritto.”

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La Cina annuncia tagli fiscali al settore cinematografico

Il Ministero delle Finanze cinese ha annunciato un pacchetto di misure fiscali di sostegno per i film-makers nazionali ed i distributori.

Secondo i piani, i redditi derivanti dalla diffusione dei film cinesi alle zone rurali sarebbero esenti, compresi i proventi derivanti dalla cessione dei diritti di proprietà intellettuale e spese di distribuzione.

Agevolazioni fiscali simili per la distribuzione di film sono proposti per le città della Cina, e in particolare nella parte occidentale della nazione, dove il mercato è già maturo.

Il ministero ha detto che le misure farebbero aumentare la forza complessiva e la competitività degli studi cinematografici cinesi.

Nell’ambito di un accordo WTO concluso nel 2012, la Cina ha accettato di aprire il proprio mercato audiovisivo ai cineasti americani. L’accordo prevedeva che la Cina avrebbe trasmesso più film prodotti dagli Stati Uniti nei cinema della nazione, ed aumentato la percentuale di ricavi del botteghino condiviso con gli studi cinematografici statunitensi per le loro produzioni. Un memorandum d’intesa che accompagna l’accordo ha assicurato gli studi cinematografici statunitensi che avrebbero visto i loro ricavi netti dai box office aumentare del 25 %.

Con il rapido aumento dei salari ed una classe media in espansione, la Cina dovrebbe superare gli Stati Uniti come più grande mercato del mondo per le produzioni audiovisive entro 4-5 anni.

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Irlanda – oneri fiscali ridotti MNE: ITI Visualizza Edit Panel Modifica Traduci Versione stampabileSend by emailPDF version

Discutendo il tasso effettivo di imposta sulle società, pagata dalle multinazionali in Irlanda, Cora O’Brien, Policy Director presso l’Istituto fiscale irlandese, ha detto che l’Irlanda non può pretendere di tassare una multinazionale (MNE) sui suoi profitti globali, solo perché è incorporato in Irlanda.

O’Brien ha espresso le osservazioni dinanzi al sottocomitato misto dell’House of Oireachtas sulla tassazione globale, riunitosi il 17 giugno, per valutare il modo migliore per calcolare l’aliquota effettiva dell’imposta sulle società delle imprese in Irlanda. O’Brien ha detto che il dibattito sull’aliquota effettiva d’imposta sulle società in Irlanda si collega al dibattito internazionale sulle norme fiscali internazionali, guidato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico sulla pianificazione del base erosion and profit shifting (BEPS).

Ha detto: “Il governo irlandese sta facendo la sua parte in questo processo. Abbiamo disposto una strategia fiscale internazionale lo scorso ottobre, che definisce la nostra posizione nell’ambito fiscale internazionale ed evidenzia i tre filoni chiave della nostra strategia sulle società –aliquote, regime e reputazione. Al momento stiamo avendo una consultazione separata con l’Irlanda introdotta dal Dipartimento delle Finanze sul “BEPS in un contesto irlandese’“.

Abbiamo evidenziato molti dei problemi sulla questione nel nostro Global Tax Policy Conference, tenutasi lo scorso ottobre a Dublino; abbiamo sottoposto diverse considerazioni all’OCSE ed incontrato Pascal a Saint Amans, Direttore del Centro OCSE per la politica fiscale e l’amministrazione presso la sede dell’OCSE a Parigi il mese scorso“, ha continuato.

Mi rendo conto che ci sono differenti punti di vista sulle norme fiscali internazionali esistenti al momento, ed in materia fiscale aziendale in generale. L’OCSE, attraverso il suo progetto BEPS, sta lavorando con i paesi membri sul suo piano d’azione per affrontare quelle che sono regole obsolete e che non hanno tenuto il passo con un mondo globalizzato e digitalizzato“, ha aggiunto.

Il Dipartimento sulla consultazione finanziaria costituisce per l’Irlanda, e per le parti interessate, un forum in cui sia possibile fare una vera ed onesta valutazione di tutte le questioni relative alla BEPS e dell’impatto che avrà sull’Irlanda e sul futuro. L’investimento globale è altamente competitivo e rimarrà sempre così; dobbiamo essere ben consapevoli che altri paesi cercheranno di evidenziare ferocemente i loro vantaggi fiscali.

Sul calcolo effettivo dell’aliquota d’imposta sulle società, O’Brien ha detto: “Non c’è un’unica e concordata a livello internazionale metodologia di calcolo delle aliquote effettive d’imposta sulle società per paese. Come risultato abbiamo visto una varietà di risposte contrastanti, se diverse metodologie sono applicate a diverse fonti dati.”

O’Brien ha affermato che una società viene tassata in Irlanda solamente sulle attività che sono soggette all’imposta irlandese, secondo le regole riconosciute e accettate non solo in Irlanda, ma anche da altri paesi a livello internazionale, e dall’OCSE. “Qualora la società non risiede fiscalmente in Irlanda, è soggetta ad imposta irlandese solo per le attività pertinenti“, ha detto, oltre a fare le seguenti osservazioni: “Una società può essere costituita in Irlanda, ma la gestione ed il controllo di tale società può essere localizzato altrove, il che significa che in base alle leggi fiscali irlandesi la società non è soggetta all’imposta irlandese sul reddito estero. Le norme in materia di residenza in Irlanda, in vigore dal 1922, non vengono considerate insolito ed appaiono coerenti con quelle di molti paesi internazionali, e coil modelli OCSE dei trattati “.

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Il Gruppo fiscale del Giappone cerca di compensare i tagli all’imposta sulle imprese

La Commissione Tributaria del Governo ha elaborato delle proposte per indicare al Giappone il modo migliore per fare fronte al calo dei ricavi che si verifichera’ se l’aliquota dell’imposta sulle società del Paese, attualmente al 36%, dovesse essere ridotta a partire dall’anno prossimo.

I tagli graduali all’imposta sulle societa’, al di sotto del 30%, costituiscono una parte importante del progetto politico del Governo per il 2015, che si concentra sulle strategie di crescita promesse del Primo Ministro Shinzo Abe. Si prevede che un tasso di imposta sulle società piu’ competitivo a livello internazionale andrebbe a favorire immediatamente gli investimenti da parte di entrambe le società nazionali ed estere, e quindi stimolare la crescita dell’economia.

Tuttavia, è stato anche concordato che i tagli possono venire introdotti solo se vengono reperiti finanziamenti stabili per bilanciare il conseguente calo di incassi fiscali, in modo da non peggiorare il deficit fiscale del Giappone e la situazione del debito pubblico. Il Governo intende ancora tornare ad un saldo di bilancio primario (spese di servizio del debito escluse) nel 2020.

Al fine di assicurare entrate alternative, il gruppo fiscale ha deciso, in particolare, di ampliare la base imponibile reintroducendo le agevolazioni fiscali esistenti.

In primo luogo, il gruppo ha cercato di revisionare l’attuale sistema fiscale in modo da ottenere maggiori entrate dalle piccole e medie imprese (small- and medium-sized enterprises – SMEs) che attualmente pagano le imposte a tariffa ridotta o sono esenti da imposta. Ad esempio, le piccole e medie imprese con un capitale sociale non superiore 100 milioni di Yen (pari a 987.000 dollari Usa) versano attualmente un’aliquota fiscale nazionale effettiva pari al solo 16,5% sui loro redditi imponibili fino a 8 milioni di Yen, ed inoltre non sono soggette alla restrizione dell’80% sulla compensazione dei redditi imponibili con perdite operative nette.

Dato che attualmente solo circa il 30% delle aziende giapponesi pagano l’imposta sulle società, a causa di perdite precedenti, uno dei modi in cui si e’ pensato di poter raccogliere entrate da entrambe le piccole e le grandi imprese consiste nel modificare il sistema fiscale delle imprese del Giappone, almeno in parte, passando da un sistema basato sugli utili ad un sistema basato sulle dimensioni, possibilmente basato su numero dei dipendenti, utilizzo del capitale o portata delle operazioni svolte dalla societa’.

Infine, il gruppo ha chiesto l’imposizione di una tassa sui consumi, a partire dal prossimo anno, per quelle imprese estere che svolgono attivita’ di vendita online di e-book e musica a clienti giapponesi, nello stesso modo in cui ora vengono tassate le transazioni online nazionali. Le imprese straniere con un fatturato pari a 10 miloni di Yen o meno sarebbero esentate dall’imposta, come e’ previsto per le imprese giapponesi.

Il Governo si impegnera’ ora a studiare le proposte del Gruppo di esperti e si prevede annuncera’ i dettagli della riforma fiscale entro la fine di quest’anno.

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