Il Consiglio dell’Economia e della Finanza (ECOFIN) dell’Unione Europea ha raggiunto un accordo su un mandato per permettere alla Commissione Europea di negoziare emendamenti agli accordi stipulati nel contesto della Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio. Dopo l’incontro, il Commissario per la tassazione, Algirdas Šemeta, ha confermato che, dopo due anni di discussioni, i ministri si sono ora accordati sul dare il via alla Commissione in modo che possa cominciare ad intraprendere negoziazioni con la Svizzera, San Marino, l’Andorra, il Liechtenstein e Monaco. Descrivendo questa decisione come “un grande passo in avanti”, Šemeta ha sottolineato di essere “pronto a procedere con queste negoziazioni con grande velocità ed ambizione”. Il Commissario ritiene che “maggiore cooperazione e trasparenza nella tassazione tra l’UE e questi paesi potrà far sì che milioni di euro ritornino ai tesori legittimi.”
La Commissione aveva per la prima volta adottato una proposta di emendamento alla Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio nel Novembre 2008. L’obiettivo era quello di eliminare le scorciatoie esistenti, prevenire più efficacemente l’evasione fiscale e assicurare la tassazione dei pagamenti di interessi trasferiti attraverso strutture non soggette a tassazione.
Queste riforme saranno discusse nel corso dell’incontro della prossima settimana del Consiglio Europeo. Il differimento ha deluso Šemeta, il quale ha dichiarato che un accordo è stato bloccato sulla base che debba essere data priorità al progresso con i paesi terzi. Šemeta è convinto che questo “sia uno strumento troppo importante per poter continuare ad ignorarlo,” e che “una Direttiva sui risparmi rafforzata sia cruciale affinché tutti gli Stati Membri siano in grado di identificare e perseguire gli evasori che si trovano nell’UE”.
Šemeta spera che la situazione sarà corretta, avvertendo che ci sarà un cambiamento effettivo solo se la “sede stessa dell’UE sarà interamente in ordine.” I suoi commenti fanno eco a quelli fatti dal Cancelliere del Regno Unito in una lettera ai ministri britannici, pubblicata prima dell’incontro. Nella lettera, George Osborne ha dichiarato che: “Se l’Europa non riesce a dimostrare di potersi accordare sulla proposta esistente, il nostro impegno nei confronti di uno standard nuovo e rafforzato non sarà credibile. È una prova della nostra serietà; e il mondo ci sta guardando”.
Nonostante ciò, l’ECOFIN ha adottato una serie di conclusioni in materia di evasione e frode fiscale. Stando a quanto dichiarato da Michael Noonan, Ministro delle Finanze irlandese e presidente della riunione: “Questo è un vero progresso nella lotta all’evasione ed alla frode fiscale, un obiettivo condiviso da tutti gli stati membri. Sosteniamo fortemente il movimento internazionale verso lo scambio automatico di informazioni come uno nuovo standard mondiale.”
In una dichiarazione congiunta rilasciata dopo l’incontro, i ministri di Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito hanno riconfermato che “tutti gli stati membri riconoscono l’importanza di adottare misure efficaci per contrastare l’evasione e la frode fiscale.” Il documento dichiara inoltre che l’ECOFIN “riconosce il bisogno di una combinazione appropriata degli sforzi a livello nazionale, europeo e globale,” e che questo supporta la transizione verso un uso maggiore dello scambio automatico di informazioni. I Ministri hanno anche sottolineato il “ruolo utile” che può essere svolto dal Piano d’Azione della Commissione in relazione all’evasione, e dalle sue raccomandazioni sulla pianificazione fiscale aggressiva e sull’appropriata gestione delle questioni fiscali. Hanno ricordato il lavoro attualmente svolto dal Consiglio, e riconosciuto che gli stati membri stanno implementando le misure legali esistenti, in modo particolare la Direttiva del Consiglio per la cooperazione amministrativa e la mutua assistenza per il recupero dei crediti. I partecipanti hanno invitato i propri governi a “considerare, ove appropriato, in quale misura il quadro legale nazione esistente possa includere una Regola Generale Anti Elusione che permetta un’azione efficace, in conformità ai Trattati dell’UE, per contrastare le strutture di elusione fiscale.”
Concludendo, i ministri hanno esortato le future presidenze dell’UE a “continuare a lavorare per trovare i modi più appropriati di contrastare la frode e l’evasione fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva a livello nazionale, europeo e globale, così come rafforzare gli sforzi di promuovere la buona gestione delle questioni fiscali nei paesi terzi, sottolineando l’importanza di rafforzare la cooperazione con OCSE e G20, condividendo punti di vista, esperienze e migliori pratiche tra gli stati membri.”
Questa dichiarazione è stata accolta positivamente dal Tesoro del Regno Unito: “Vi è ora grande slancio verso un cambiamento radicale nell’approccio della comunità internazionale alla lotta contro l’evasione mediante strutture offshore, che il governo è pienamente impegnato a rendere una realtà il più presto possibile. Si sta formando un grande consenso internazionale, sia in Europa che al G20, al fine di raggiungere un nuovo standard globale sulla trasparenza fiscale “.
Commentando, Chas Roy-Chowdhury, responsabile delle imposte per l’Associazione dei Dottori Commercialisti, ha dichiarato: “Gli ampi sforzi dell’Europa per reprimere la pratica illegale di evasione fiscale rappresentano un passo positivo. Tuttavia, se la condivisione di informazioni fiscali sarà utilizzata per motivi che vanno oltre al prevenire che le leggi siano infrante, allora cominceremo ad entrare nel regno della ‘grande Fratello’.
“Dovrebbe, ormai, essere inciso nella mente di tutti che l’elusione fiscale rientra nelle norme di legge, mentre l’evasione fiscale è illegale. Se la condivisione tra gli Stati membri dell’UE di informazioni fiscali relative a privati e aziende sarà utilizzata per qualcosa di diverso dal contrastare l’evasione fiscale, come ad esempio, per umiliare coloro che operano nel rispetto della legge al fine di pagare meno imposte, allora l’UE rischia di diventare una zona da evitare per la comunità d’affari del mondo. “
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