Belgio: violazione della direttiva europea sulle società madri e figlie

A partire dal 2019 (anno fiscale 2020), i contribuenti del Belgio possono trarre beneficio dal regime di consolidamento fiscale (detto contribuzione infragruppo), in base al quale i profitti imponibili di una società possono essere “assorbiti” dalle perdite di un’altra società del gruppo, verificatesi nello stesso anno.

Tali regole vietano, tuttavia, il consolidato fiscale per le holding che ricevono dividendi e tale esenzione potrebbe non risultare compatibile con la Direttiva dell’Unione Europea del 2011 sulle società madri e figlie (PSD).

In applicazione del nuovo regime belga, le perdite dell’anno in corso di una società belga possono essere compensate dai profitti di un’altra società belga appartenente allo stesso gruppo, soggette ad alcune condizioni.

Ciò è realizzabile attraverso la cosiddetta “contribuzione infragruppo”, che riduce i profitti imponibili della società che li ha realizzati ed aumenta la base imponibile della società che ha realizzato le perdite. La società attiva dovrà effettuare un pagamento alla società in perdita equivalente al risparmio fiscale.

Esempio: la società A ha delle perdite pari a Euro100 e la società B ha dei profitti pari a Euro250. Soddisfatte le condizioni per accedere al regime del consolidato, le due società potranno stabilire una contribuzione infragruppo di Euro100, che ridurrà la base imponibile della società B di Euro150 ed è totalmente assorbita dalle perdite sostenute dalla società A nell’anno in corso. La società B effettua un pagamento ad A pari a Euro25 (100 x 25%, ovvero l’aliquota prevista per l’imposta sul reddito delle società).

Lo scopo del regime è quello di compensare le perdite dell’anno in corso e non quello di permettere ai contribuenti di monetizzare altri aspetti fiscali come riportare le perdite fiscali, le deduzioni di interessi nozionali, ecc. Le regole del consolidato, di conseguenza, vietano la realizzazione di tali deduzioni attraverso le contribuzioni infragruppo.

Nell’esempio precedente, se la società A possiede Euro50 di perdite riportabili e riceve una contribuzione infragruppo di Euro150 (anziché Euro100), i 50 euro addizionali saranno tassabili in capo alla società A. Mentre Euro150 sono totalmente deducibili dai profitti della società B, la società A non potrà compensare le proprie perdite riportabili con la contribuzione del gruppo.

Il problema maggiore per le holding riguarda il fatto che le regole sul consolidato proibiscono la cosiddetta deduzione dei dividendi riscossi (DRD) dall’ammontare della contribuzione del gruppo.

La DRD riguarda l’attuazione della Direttiva dell’Unione Europea sulle società madri e figlie in Belgio che, in sintesi, prevede che uno stato membro UE debba, alternativamente:

  • Astenersi dalla tassazione dei dividendi distribuiti da società controllate UE nei confronti della società capogruppo UE (cosiddetto “metodo dell’esenzione”); oppure
  • Tassare tali dividendi, ma prevedendo poi che la società capogruppo possa accreditare l’imposta pagata al livello della controllata (cosiddetto “metodo del credito”).

Il Belgio ha adottato il metodo dell’esenzione, ma in modo peculiare. I dividendi ricevuti fanno parte del risultato contabile della capogruppo e sono, di conseguenza, inclusi nel reddito imponibile. In quanto parte del calcolo tecnico della base imponibile per l’imposta sul reddito societario, possono conseguentemente essere dedotti dalla base imponibile. Tale deduzione non è altro che una DRD.

Il fatto che la DRD non possa essere dedotta dalla contribuzione del gruppo ha un impatto significativo sulle holding.

Continuando con il precedente esempio, se la società A, oltre alle perdite pari a Euro100, riceve dei dividendi pari a Euro80 da parte di una controllata, il suo risultato contabile ed il risultato iniziale imponibile sarà pari ad una perdita relativa all’anno in corso pari a Euro20. La contribuzione del gruppo di Euro100 da parte della società B aumenta la base imponibile della società A di Euro80. Tuttavia, la DRD di Euro80 non può essere dedotta dall’ammontare della contribuzione del gruppo e, di conseguenza, la società A sarà tassata con rispetto a Euro80, ovvero per i dividendi ricevuti. (La DRD non dedotta di Euro80 potrà, tuttavia, essere riportata).

Conseguentemente, la distribuzione dei dividendi fa sì che la holding con perdite d’esercizio sia soggetta ad un’imposizione maggiore. Se non avesse ricevuto i dividendi, sarebbe stata in grado di compensare in modo efficace le perdite dell’anno con la contribuzione infragruppo e pagare imposte minori, come nel caso della società A nel primo esempio.

Il fatto che la holding possa dedurre la DRD dai profitti negli anni successivi costituisce una possibilità, specialmente se le perdite della holding sono ricorrenti; anche qualora la holding abbia dei profitti, potrà dedurre tale DRD solo in futuro.

Il problema si presenta, indipendentemente dal fatto che i dividendi siano distribuiti dalla società che effettua la contribuzione infragruppo (la società B nell’esempio) o da un’altra società del gruppo.

Motivazioni per cui tale regime è in violazione della PSD

La PSD prevede che i dividendi ricevuti siano fiscalmente neutri.

La Corte di Giustizia Europea (CGE) ha già chiarito che il metodo dell’esenzione in applicazione della PSD debba consistere in una vera e propria esenzione.

Non vi è invece una reale esenzione quando i dividendi sono inizialmente inclusi nella base imponibile e poi dedotti in un secondo momento, soggetti a determinate condizioni.

La CGE ha di recente confermato che, se la distribuzione dei dividendi risulta nella decadenza di un altro beneficio fiscale, ciò si traduce in una tassazione indiretta dei dividendi ricevuti, incompatibile con la PSD.

In tale sentenza, la CGE ha affermato che le modalità con cui il Belgio ha attuato il metodo dell’esenzione – includendo inizialmente i dividendi nella base imponibile, prevedendo in seguito la loro deduzione – non è per se’ incompatibile con la PSD, ma il risultato finale deve consistere in una vera e propria esenzione: come affermato nella sentenza, una società non può “essere soggetta ad imposizione maggiore rispetto al caso in cui non riceva i dividendi da parte della propria controllata non residente o se i dividendi sono semplicemente esclusi dalla base imponibile della società figlia”.

La PSD, perciò, fa sì che una società non sia soggetta ad imposizione maggiore nel caso in cui riceva dei dividendi rispetto al caso in cui non li riceva.

Secondo la normativa del consolidato belga, una holding (che riceva o meno i dividendi) che incorre in perdite e riceve una contribuzione infragruppo, sarà tassata relativamente a tale contribuzione a causa del pagamento dei dividendi. I dividendi nono sono, perciò, esenti, come richiesto dalla PSD – sono tassati indirettamente. In ciò consiste la violazione della direttiva.

Quanto detto si applica solamente in relazione ai dividendi ricevuti da una controllata UE?

Quanto detto si applica chiaramente ai dividendi ricevuti da controllate stabilite in Belgio o in un altro paese dello Spazio Economico Europeo (SEE), sempre che le condizioni relative alle DRD siano soddisfatte.

Per i dividendi ricevuti da una controllata non SEE, la clausola di non discriminazione presenti nei trattati contro la doppia imposizione può, in alcuni casi, essere invocata per richiedere il medesimo trattamento.

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