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Isole Cayman: non subiranno le ripercussioni dell’implementazione dell’atto FACTA

Gonzalo Jalles, Amministratore Delegato di Cayman Finance, l’agenzia promozionale dell’industria di servizi finanziari delle Isole Cayman, ha discusso le implicazioni dell’atto FACTA statunitense sul settore bancario del territorio, esprimendo le proprie perplessità sulla probabilità che questo regime possa essere replicato a livello globale.

In una dichiarazione al quotidiano The Cayman Islands Journal, Jalles ha spiegato che le isole Cayman, mosse dal desiderio di liberarsi di qualunque forma di associazione alla facilitazione dell’evasione fiscale, hanno concordato di stipulare un Accordo Intergovernativo di Modello 1 con gli Stati Uniti. Jalles ha posto l’accento sul fatto che le informazioni rilasciate nell’ambito dell’atto FACTA saranno controllate in modo incrociato con le dichiarazioni dei redditi individuali e ha dichiarato che, in questo modo, “se qualcuno pensa (erroneamente) che un conto bancario presso le isole Cayman possa essere utilizzato per nascondere redditi imponibili, questo sarà reso ora assolutamente impossibile”.

“Non vogliamo che le isole Cayman siano utilizzate per evadere le tasse… nel corso degli anni passati abbiamo dimostrato il costante desiderio di aiutare gli altri paesi a far rispettare le loro leggi in materia fiscale.”

Nel tentativo di smentire idee sbagliate secondo le quali l’industria finanziaria delle Cayman sarebbe costruita attorno “a qualche sorta di struttura di riservatezza o di evasione fiscale, ” Jalles ha dichiarato che il Governo è fiducioso che la maggiore trasparenza del settore bancario non avrà ripercussioni sulla prosperità delle isole come centro finanziario offshore.

Jalles ha anche sottolineato: “La nostra industria finanziaria offre una struttura fiscalmente efficace per le transazioni. Fiscalmente efficace, “ ha continuato, “non è un modo articolato per descrivere l’evasione fiscale; significa invece che ciascun investitore o investimento versa le dovute imposte nel luogo dove l’investitore è residente o dove viene fatto l’investimento, senza che venga applicato un secondo strato di imposte.”

Jalles ha ciò nonostante sollecitato coloro che hanno delle imposte non versate ad essere consapevoli dell’ampio campo di applicazione dell’atto FACTA statunitense e, se necessario, a richiedere una consulenza professionale. Egli ha fatto notare che “grazie all’atto FACTA, le autorità statunitensi riceveranno informazioni relative ad ogni conto bancario in qualche modo collegato agli Stati Uniti”… “Questo include, ma non si limita a, le persone nate negli Stati Uniti (anche se non vi sono mai state residenti), qualunque conto con indirizzo statunitense, qualunque conto il cui firmatario sia statunitense, ecc. Di fatto, se l’intermediario finanziario ha il sospetto che alcuni dettagli presenti sul conto indichino un collegamente agli Stati Uniti, è allora tenuto a richiedere ulteriori informazioni al cliente e, nel caso in cui le informazioni fornite non siano sufficienti, a segnalare il conto in questione.”

Jalles ha detto: “Se tu stesso o un membro della tua famiglia ha qualunque collegamento con gli Stati Uniti, e se non hai presentato le dichiarazioni dei redditi negli Stati Uniti, allora ti trovi di fronte ad un lavoro serio e costoso. Se sei una società che non è un intermediario ma hai un firmatario, un indirizzo, operazioni, un amministratore, un azionista importante, ecc. in qualche modo collegati agli Stati Uniti, l’atto FACTA potrebbe riguardarti ”. Egli ha continuato raccomandando di “richiedere una consulenza professionale”.

Secondo Jalles, il conformarsi all’atto FACTA statunitense era inevitabile per le Isole Cayman. Le altre opzioni a disposizione del territorio erano semplicemente non attuabili; avrebbero infatti implicato che le istituzioni finanziarie delle Isole Cayman sottoscrivessero l’atto FACTA individualmente o che versassero una ritenuta alla fonte del 30% su ogni transazione in dollari americani.

Jalles ritiene tuttavia che l’atto FACTA degli Stati Uniti non sarà implementato da altre nazioni avanzate del mondo. Egli ha sottolineato come gli Stati Uniti si trovassero in una posizione unica, potendo fare leva sull’ampio uso del dollaro americano per obbligare gli altri territori a sottoscrivere l’atto. Jalles ha continuato dicendo che il Regno Unito dovrà affrontare una sfida maggiore per raggiungere l’adozione globale della sua iniziativa, dal momento che la sterlina britannica non ricopre un ruolo equamente importante nelle transazioni internazionali.

“Al momento, il Regno Unito non ha cercato di imporre ad altri paesi forme di segnalazione similari; tuttavia, anche se la sterlina britannica è moneta forte, non è comunque considerata la valuta di riserva mondiale. Se fossero implementate normative FACTA, è quindi probabile che alcuni paesi non le sottoscriverebbero e che molte società sceglierebbero di non utilizzare la sterlina nelle loro transazioni.” “In modo similare, è poco probabile che altri paesi siano in grado di implementare un modello di segnalazione analogo a quello richiesto dall’atto FACTA nel modo in cui è stato implementato dagli Stati Uniti”, ha detto Jalles.

L’Amministratore Delegato di Cayman Finance ha concluso dicendo: “E’ chiaro che il mondo si sta muovendo verso lo scambio automatico d’informazioni; una replicazione dell’atto FACTA in ogni paese del mondo è tuttavia improbabile. Mi aspetto che l’implementazione di iniziative future di segnalazione proattiva sia una conseguenza di negoziazioni multilaterali.”

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La HMRC pubblica direttiva GAAR

La HM Revenue & Customs ha pubblicato una direttiva che dovrà essere seguita dai tribunali nell’esaminare casi relativi alla nuova Regola Generale Anti-Elusione, abbreviata in inglese GAAR, adottata dal Regno Unito.

La direttiva, che è stata redatta utilizzando un linguaggio non specialistico, riassume gli obiettivi della GAAR e i modi in cui la HMRC intende raggiungerli.  Il gruppo consultivo ad interim sulla GAAR ha approvato quattro sezioni che dovranno essere considerate da corti e tribunali fiscali come un supporto all’interpretazione e all’applicazione delle normative GAAR incluse nella legge finanziaria per il 2013.

Il documento respinge esplicitamente un approccio che è stato in precedenza adottato nel formulare decisioni giudiziarie, consentendo che fossero attuati schemi di evasione fiscale che però non violavano alcuna normativa di legge. Il documento avverte inoltre che: “La tassazione non deve essere considerata come un gioco nel quale i contribuenti possono dedicarsi a mettere in atto schemi ingegnosi aventi lo scopo di eliminare o ridurre le imposte dovute.”  Al contrario, vi è ora un limite posto dalla legge che viene raggiunto “quando gli schemi messi in atto dal contribuente vanno oltre a ciò che può essere considerato un corso di azione ragionevole.”

Questo test di “doppia ragionevolezza” è descritto nel documento guida come uno strumento di “salvaguardia” per assicurare  che sia concesso al contribuente il dubbio di ragionevolezza;  la HMRC mantiene l’onere di fornire le prove necessarie. Il documento guida assicura inoltre che gli aggiustamenti applicabili saranno “giusti e ragionevoli” e che non comporteranno alcun evento di doppia tassazione. Prima di poter applicare le direttive GAAR, i funzionari della HMRC sono inoltre tenuti a ottenere l’approvazione di un pannello consultivo indipendente. Possono tuttavia essere applicate sanzioni alle dichiarazioni dei redditi personali nei casi in cui “fosse evidente” che lo schema attuato era abusivo.

La regola GAAR è applicabile alle imposte sul reddito e sulle plusvalenze capitali, sulla tassa di successione, sulle imposte sul reddito delle società (e su imposte equivalenti), sull’accisa sulla benzina, sull’imposta di bollo sui terreni e su quella annuale sugli immobili residenziali ad alto valore catastale. Una normativa separata applicherà la GAAR ai contributi di previdenza sociale.

Il pannello consultivo ad interim sulla GAAR ha portato a termine le proprie attività in data 15 aprile ed e ora stato sostituito da un pannello permanente il cui presidente è Patrick Mears, precedentemente partner e capo del dipartimento fiscale presso lo studio legale Allen & Overy.

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Svizzera: Il Presidente mantiene la propria posizione in relazione alla strategia fiscale della Confederazione

Il Presidente svizzero Ueli Maurer  ha insistito che la Svizzera “non è tenuta a modificare la propria strategia fiscale”.

Nel corso di un’intervista con il quotidiano Matin Dimanche, Maurer ha voluto fare chiarezza sul fatto che la Svizzera ha ancora la possibilità di scegliere se accettare o meno lo scambio automatico di informazioni sui depositi bancari, nonostante la recente decisione del Lussemburgo di introdurre entro il 2015 un meccanismo di questo tipo per quanto riguarda i pagamenti di interessi. Pur riconoscendo che ci troviamo in un “momento pericoloso per la Svizzera”, Maurer ha continuato argomentando che, a differenza del Lussemburgo, la Svizzera non è un membro dell’Unione Europea e che la Confederazione è già conforme allo standard posto dall’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Maurer ha dichiarato che “in questo momento non c’è motivo per adottare una strategia differente”.

Il Presidente svizzero ha inoltre ipotizzato che solo una pressione proveniente dall’interno potrebbe costringere la Confederazione a cambiare la propria posizione. Maurer ha sottolineato l’importanza che la Svizzera mantenga la sua linea strategica e non si faccia influenzare dagli sviluppi attualmente in corso in Europa. Maurer ha fatto notare come lo scambio automatico di informazioni bancarie non sia una problematica né in Asia né negli Stati Uniti, e non dovrebbe quindi essere considerato tale nella Confederazione.

Il Presidente svizzero ha alluso alle concessioni già fatte dalla Svizzera, riferendosi all’ atto FACTA recentemente concluso con gli Stati Uniti. Maurer ha sottolineato come il segreto bancario non abbia più la stessa importanza di due, tre anni fa, facendo notare che i punti di forza del centro finanziario della Svizzera sono la stabilità politica, l’affidabilità’ e la credibilità che, secondo il Presidente, sono gli aspetti che attraggono la clientela internazionale.  Maurer ha riconosciuto come in ogni sistema fiscale ci siano scappatoie che è necessario correggere; egli ha inoltre ribadito come lo stato debba “assolutamente rispettare la sfera privata.”

Difendendo la posizione della Svizzera, l’Associazione Svizzera dei Banchieri (ASB) ha rilasciato una dichiarazione sottolineando l’impegno degli istituti bancari della Confederazione a seguire una strategia di tassazione dei fondi, con lo scopo di gestire in futuro solamente fondi che sono conformi alle norme in materia di imposizione fiscale. L’Associazione ha evidenziato che, dal marzo del 2009, le banche hanno anche supportato l’adesione agli standard globali posti dall’OCSE per quanto riguarda l’assistenza amministrativa su questioni fiscali. L’Associazione ha anche rimarcato che, anche nel caso di eventuali sviluppi, gli istituti bancari della Svizzera continueranno ad aderire a questi standard globali.

Facendo eco alle opinioni di Maures, l’ASB ha aggiunto: “Il Comitato del Consiglio di Amministrazione della Associazione dei Banchieri esamina su base continuativa tutte le possibilità di intervento. Quest’attività di analisi ha dimostrato che lo scambio automatico di informazioni con l’UE non è un’opzione per le banche svizzere, dal momento che la Svizzera è un paese terzo a cui può quindi essere solo richiesto di applicare misure equivalenti. Oltre a questo, non c’è per il momento alcun mandato di negoziazione da parte dell’UE.”

L’ASB ha concluso: “Nel contesto di questa equivalenza, le banche svizzere sono pronte a discutere l’ampliamento dell’accordo concluso con l’UE in relazione alla tassazione dei redditi da risparmio.”

Il Ministro delle Finanze della Svizzera, Eveline Widmer-Schlumpf, ha anche recentemente alluso che la Confederazione potrebbe essere pronta a fare ulteriori concessioni nei confronti dell’UE. Widmer-Schlumpf ha dichiarato che, anche se la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea, è ovviamente necessario trovare una soluzione con l’UE.

Widmer-Schlumpf ha tuttavia sottolineato che la situazione non è sostanzialmente cambiata e che la Svizzera è un luogo d’affari con orientamento globale. Il Ministro delle Finanze ha anche avvertito che, fintanto che i centri finanziari degli Stati Uniti e dell’Asia continueranno a rifiutare lo scambio automatico di informazioni, questo non potrà essere considerato come standard internazionale. Widmer-Schlumpf ha argomentato che diversi standard possono coesistere, e ha continuato difendendo il modello di ritenuta alla fonte applicato dalla Confederazione.

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Hong Kong pubblica sulla Gazzetta ufficiale proposta di emendamento per lo scambio di informazioni fiscali

La proposta di emendamento per il 2013 presentata dall’ Inland Revenue (l’Agenzia delle Entrate di Hong Kong), avente lo scopo di permettere ad Hong Kong di concludere, ove necessario, accordi sullo scambio di informazioni di natura fiscale (abbreviati in inglese TIEA) con altri stati, è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale il 12 aprile, e sarà introdotta al Consiglio Legislativo in data 24 aprile.

La proposta di legge dovrebbe inoltre servire a rafforzare gli accordi sullo scambio di informazioni attualmente in vigore nel contesto di accordi contro la doppia imposizione comprensivi (abbreviati in inglese CDTA). Al momento, nel rispetto dell’Ordinanza dell’Inland Revenue, Hong  Kong può scambiare informazioni di natura fiscale solamente con un’altra giurisdizione, proprio nel contesto di un accordo bilaterale.

Un rappresentante del governo di Hong Kong ha dichiarato che “Il Global Forum sulla Trasparenza e sullo Scambio di Informazioni a Fini Fiscali dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ritiene che l’ultimo standard internazionale in materia di scambio d’informazioni preveda che una giurisdizione metta a disposizione sia accordi di tipo TIEA che di tipo CDTA, come strumenti per lo scambio di informazioni” ;“Il Global Forum ha quindi raccomandato ad Hong Kong di attuare un quadro legislativo che permetta la conclusione di accordi TIEA”.

Il rappresentate del governo ha aggiunto: “Considerato il contesto internazionale esistente, è ora necessario apportare degli emendamenti all’ Ordinanza dell’ Inland Revenue al fine di attuare un quadro legislativo che permetta ad Hong Kong di concludere accordi TIEA, come sforzo per dimostrare il continuo impegno della giurisdizione a migliorare la trasparenza fiscale”.

Inoltre, anche se gli sforzi di Hong Kong a partire dal 2010 per espandere la sua rete di accordi contro la doppia imposizione hanno avuto risultati soddisfacenti, sta emergendo il crescente bisogno di migliorare sul fronte dello scambio di informazioni, in modo particolare in relazione all’ esistente posizione restrittiva per quanto riguarda i vari tipi di imposte e le limitazioni sul rilascio delle informazioni.  Questi sforzi avranno lo scopo di raggiungere una svolta positiva nelle future negoziazioni su accordi contro la doppia imposizione.

Il rappresentante del governo ha spiegato che “gli emendamenti fiscali proposti hanno lo scopo di allentare le limitazioni sulle categorie d’imposta che possono essere incluse in accordi di scambio di informazioni nell’ambito di accordi CDTA e dei futuri TIEA, e di permettere al Commissioner dell’ Inland Revenue di rilasciare le informazioni su richiesta; questo sarà possibile se il Commissioner potrà verificare che le informazioni richieste fanno riferimento ad un periodo contabile successivo all’entrata in vigore dell’accordo CDTA o TIEA.

Solamente applicando questi emendamenti, il rappresentante governativo ha sottolineato, “Hong Kong sarà in grado di continuare negli sforzi di negoziazione di accordi CDTA con partner sia esistenti che potenziali, attuando, allo stesso tempo, il quadro legale necessario per gli accordi TIEA, in modo da poter  soddisfare i propri obblighi internazionali.”

Il rappresentante governativo ha concluso dicendo che “Nonostante gli emendamenti legislativi proposti, il governo continuerà ad adottare attente misure per la protezione della privacy dei contribuenti e per mantenere confidenziali le informazioni scambiate nel’ambito sia di accordi CDTA che dei futuri accordi TIEA”.

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L’Europa sviluppa pacchetto di misure per migliorare gli strumenti di difesa del commercio

La Commissione Europea ha presentato proposte volte al miglioramento delle operazioni dell’Unione Europea per la difesa del commercio; la Commissione prevede di adottare misure aventi lo scopo di offrire agli importatori maggiore prevedibilità per quanto riguarda le tasse d’importazione e di rendere più severe le norme anti-dumping.

Secondo la Commissione, le tasse anti-dumping e anti-sovvenzione sono spesso l’unico mezzo a disposizione dell’UE per proteggere le proprie industrie produttive dall’impatto di pratiche commerciali sleali adottate dalle imprese estere. Nonostante ciò, il sistema di difesa del commercio è rimasto largamente invariato dal 1995. Al termine del 2012, erano in vigore nell’UE centodue misure anti-dumping e dieci misure anti-sovvenzione. Le proposte della Commissione seguono un periodo di “riflessione” durato diciotto mesi, nel corso del quale è stata condotta anche un consultazione pubblica sui problemi riscontrati dalle imprese europee nell’affrontare le pratiche commerciali sleali.

La sezione legislativa del pacchetto di riforma presentato dalla Commissione contiene quattro direttive principali.  In futuro, la Commissione comunicherà alle imprese l’introduzione di misure anti-dumping o anti-sovvenzione provvisorie due settimane prima dell’applicazione delle relative tasse. Questa iniziativa ha lo scopo di aumentare la prevedibilità per le imprese. Sarà inoltre offerto agli importatori un rimborso delle tasse riscosse nel corso di un riesame in previsione della scadenza, per offrire protezione nel caso in cui il riesame in questione concluda che dopo cinque anni non c’e’ bisogno di mantenere in vigore le misure per la protezione delle attività commerciali.

Saranno imposte tasse più elevate sulle merci importate da paesi che fanno uso di sussidi “sleali” e che creano distorsioni strutturali nei mercati interni di materie prime. Facendo questo, l’UE devierà dalla regola generale della “tassa inferiore”, che prevede che la tariffa supplementare sia in ogni caso mantenuta al di sotto del limite considerato strettamente necessario a prevenire danni all’ industria dell’ UE. Infine, nei casi in cui sia ritenuto che esiste un pericolo di ritorsione, la Commissione sarà in grado di avviare verifiche ex-officio, senza che sia necessario il pervenire di una richiesta ufficiale da parte dell’industria.

Proposte aggiuntive di natura non legislativa faciliteranno la cooperazione con le imprese e le associazioni commerciali coinvolte nelle verifiche, estendendo alcuni dei termini durante il processo. Saranno inoltre permesse verifiche antielusione ex-officio, al fine di assicurare che vi sia una reazione veloce nel caso in cui sia riscontrata l’evasione illegale delle misure, e di migliore la capacità della Commissione di monitorare i flussi commerciali.

Il Commissario al Commercio dell’UE, Karel De Gucht, ha dichiarato, a proposito della proposta: “Questo è un pacchetto di misure bilanciato che porta significativi miglioramenti per tutti colori che sono soggetti alle tasse per la difesa del commercio – produttori, importatori ed acquirenti. Vogliamo che le imprese dell’UE abbiamo i mezzi necessari ad affrontare le pratiche commerciali sleali estere, allo stesso tempo assicurando di non danneggiare i consumatori europei o le imprese che dipendono sulle importazioni”.

Sarà ora condotta una consultazione della durata di tre mesi, dopo la quale la Commissione analizzerà le osservazioni presentate e adotterà una versione finale dei piani. Gli emendamenti legislativi sono soggetti all’approvazione del Consiglio e del Parlamento europeo. La Commissione prevede che gli emendamenti entrino in vigore non prima del prossimo anno.

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I risultati dell’OCSE mostrano che l’isola di Guernsey scambia le informazioni fiscali in modo efficace

Il Global Forum dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha approvato il quadro di trasparenza del’ isola di Guernsey in relazione allo scambio di informazioni fiscali che avviene su richiesta di altri paesi. I risultati della seconda fase di valutazione del sistema adottato dalla giurisdizione mostrano che le funzioni di scambio di informazioni vengono condotte in modo efficace.

La valutazione, fatta da altre nazioni che fanno parte del Global Forum, ha esaminato in modo comprensivo il quadro legale e pratico attualmente in vigore nell’isola di Guernsey per lo scambio di informazioni nel contesto degli accordi internazionali sottoscritti in materia.

Nella valutazione è esaminato se l’isola di Guernsey opera in conformità ai termini di riferimento del Global Forum, che includono 10 elementi principali, i quali sono a loro volta suddivisi in 31 ulteriori voci. E’ stato riscontrato che alla data della valutazione l’isola di Guernsey aveva tutti gli elementi essenziali considerati in regola.

Il Capo Ministro dell’isola di Guernsey, Peter Harwood, ha dichiarato: “Questo è un processo di valutazione rigoroso, condotto da esaminatori esperti riguardo ai sistemi legali e pratici che sono richiesti al fine di attenersi agli standard internazionali in materia. L’isola di Guernsey è stata una delle prime giurisdizioni a essere stata sottoposta a una valutazione di fase  2 a sé stante, ed è risultata soddisfare tutti gli elementi necessari al fine di essere considerata in regola. In breve, abbiamo dimostrato di continuare a soddisfare gli standard internazionali in materia di trasparenza, di cooperazione e di scambio d’informazioni di natura fiscale.”.

La valutazione inter pares è stata condotta in due fasi: la prima, al termine del 2010, ha considerato il quadro legale in vigore presso l’isola di Guernsey; la seconda, condotta al termine del 2012, ha esaminato il sistema effettivamente in vigore per un efficiente scambio d’informazioni.

Gavin St Pier, Ministro del Tesoro e del Dipartimento delle Risorse dell’isola di Guernsey, ha dichiarato: “L’isola di Guernsey ha assunto l’impegno ad aderire ai principi di trasparenza e di scambio di informazioni a fini fiscali a partire dall’ 2002, anno di assunzione formale dell’impegno politico con l’ OCSE. Abbiamo sottoscritto 40 accordi sullo scambio di informazioni fiscali e 5 accordi contro la doppia imposizione comprensivi, di cui tutti soddisfano i più elevati standard internazionali. Altri sono attualmente in fase di negoziazione.”

“Al momento, scambiamo informazioni anche nell’ambito di accordi equivalenti alla Direttiva dell’UE sui risparmi fiscali e stiamo al momento conducendo negoziazioni sia con gli Stati Uniti, per quanto riguarda un accordo intergovernativo legato all’atto FACTA, che  con il Regno Unito, per un pacchetto di misure similare.”

Il Global Forum conta 120 membri  (includendo l’Unione Europea), e varie organizzazioni internazionali che svolgono il ruolo di osservatori. Il Global Forum aggiorna regolarmente il G20 sui progressi fatti; è previsto che un aggiornamento che include i risultati della valutazione dell’isola di Guernsey sia presentato ai Ministri delle Finanze del G20 ed ai Governatori della Banca Centrale nel corso di un loro incontro in data 18 aprile 2013.

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Il G5 annuncia i piani per sviluppare ed implementare un programma pilota per lo scambio multilaterale di informazioni fiscali

Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Spagna hanno concordato di sviluppare ed implementare un nuovo importante programma per lo scambio multilaterale di informazioni in materia fiscale; lo scopo del programma sarà quello di contrastare l’evasione fiscale internazionale, minimizzando i costi sia per le imprese che per i governi.

L’iniziativa é descritta in una lettera comune inviata al Commissario Fiscale dell’ Unione Europea, Algirdas Šemeta, e sottoscritta da tutti i ministri delle finanze degli stati che fanno parte del G5. In essa, i ministri si riferiscono sia ai piani di lotta all’evasione dell’ Unione Europea che a quelli degli Stati Uniti come a fondamentali passi in avanti. Nel mese di dicembre, Šemeta ha presentato un Piano d’Azione contenente due raccomandazioni sviluppate al fine di promuovere una forte presa di posizione del’ Unione Europea nei confronti dei cosiddetti paradisi fiscali, e di combattere la pianificazione fiscale aggressiva. La legislazione contenuta nell’atto FACTA degli Stati Uniti ha lo scopo di assicurare che l’ Internal Revenue Service (IRS, l’Agenzia delle Entrate statunitense) ottenga le informazioni relative ai conti bancari detenuti dai contribuenti statunitensi presso istituti finanziari esteri. La Commissione europea ha supportato il G5 nelle discussioni intraprese con il Governo statunitense su un possibile approccio intergovernativo all’atto FACTA. Il modello per l’accordo risultante da queste discussioni é stato sviluppato e pubblicato lo scorso Luglio.

Questo é il modello su cui sarà basato il programma pilota. Quando questo sarà attivo, una vasta gamma di informazioni finanziarie sarà scambiata in modo automatico tra i paesi del G5. Secondo quanto scritto nella lettera, l’obiettivo dello schema pilota é quello di “non solo aiutare ad individuare e fungere da deterrente per gli evasori fiscali, ma anche di fornire un modello per un accordo multilaterale più esteso che speriamo si manifesti a tempo debito.” Altri paesi dell’UE saranno invitati a prendere parte allo schema, con la “speranza che l’Europa possa assumere la guida nella promozione di un sistema di scambio automatico di informazioni a livello globale, eliminando tutti i nascondigli esistenti per coloro che cercano di evadere il pagamento delle imposte.”

Commentando su questa notizia, Sophie Dworetzsky, partner specializzata in pianificazione patrimoniale presso Withers, ha dichiarato: “Per quanto riguarda i contribuenti britannici, la promessa fatta nella presentazione della finanziaria due settimane fa é stata mantenuta. La HM Revenue and Customs (l’Agenzia dele Entrate britannica) ha promesso di contrastare ancora più duramente l’evasione offshore, che é stato stimato sia la causa di perdite in entrate fiscali fino a 4 miliardi di sterline ogni anno. Non é possibile stabilire con certezza quanto queste figure siano accurate; tuttavia, i contribuenti possono ora avere la certezza che tutto ciò che non é pienamente conforme alle leggi in materia fiscale non sia più un’opzione. Senza dubbio, la HMRC farà buon uso di queste informazioni, grazie alla nuova potente tecnologia adottata.”

Dworetzsky ha tuttavia avvertito: “Speriamo che coloro che agiscono in piena conformità non siano soggetti a verifiche semplicemente perché sono titolari, per motivi totalmente legittimi, di conti o di altre strutture al di fuori del Regno Unito. E’ importante ricordare che semplicemente detenere fondi e/ o strutture fiduciarie ecc. offshore spesso non é legato a motivi di natura fiscale ma a questioni legate alla successione dei beni ed alla scelta di sistemi legislativi migliori.”

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Panama apporta riforme all’autorità fiscale

L’Assemblea Nazionale di Panama ha approvato la legge numero 566, che prevede la creazione di una nuova Autorità Nazionale delle Entrate, a cui saranno concesse competenze più ampie ed una personalità giuridica propria, separata da quella del Governo, al fine di assicurare che l’amministrazione fiscale sia oggettiva, trasparente e più efficiente.

Nel corso di una sessione parlamentare, Luis Cucalon, Direttore Generale delle Entrate, ha spiegato che l’Autorità Nazionale delle Entrate Pubbliche (ANIP), che prenderà il posto dell’ esistente Dipartimento delle Entrate (DGI), sarà responsabile per il riconoscimento, la riscossione, le verifiche e l’applicazione delle imposte.

La legislazione prevede che all’ANIP sia assegnata una vasta gamma di poteri esecutivi, in modo che possa affrontare in modo più efficiente le violazioni alle leggi fiscali nazionali. Cucalon ha spiegato che, al momento di decidere se imporre sanzioni per non conformità, l’ANIP è tenuta ad agire unicamente per conto del Tesoro Nazionale, piuttosto che di qualsiasi altra istituzione statale.

Al fine di promuovere un approccio più coerente alle questioni fiscali regionali, e per garantire uniformità nel trattamento dei contribuenti da parte delle autorità locali, ANIP ospiterà un dipartimento incaricato di supervisionare le questioni fiscali provinciali, collaborando con altri dipartimenti che si occupano invece di questioni fiscali federali. Cucalon ha sottolineato che la modifica all’organizzazione dell’autorità tributaria dovrebbe servire a promuovere lo sviluppo regionale.

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La Francia pubblica calendario di riscossione delle imposte sul reddito per l’anno 2013

Il Ministero delle Finanze francese ha recentemente pubblicato le informazioni relative alle date chiave del calendario di riscossione delle imposte sul reddito per l’anno 2013.

A partire dal 15 aprile 2013, sanno inviati ai contribuenti i modelli cartacei necessari per la presentazione della dichiarazione dei redditi. Il servizio di dichiarazione dei redditi online potrà invece essere utilizzato a partire dal 19 aprile. I modelli cartacei dovranno essere presentati entro il 27 maggio, mentre la data termine per la dichiarazione online è il 3 giugno per i contribuenti che risiedono nei dipartimenti 1-19, il 7 giugno per coloro che vivono invece nei dipartimenti 20-49 ed infine l’11 giugno per i contribuenti che hanno la propria residenza nei dipartimenti 50-974.

Il termine di presentazione della dichiarazione dei redditi (in forma cartacea od online) per coloro che non risiedono in Francia è il 17 giugno per i contribuenti che vivono in Europa, sulle coste del Mediterraneo, nell’America del Nord ed in Africa; il termine è invece fissato per il 1 giugno per i contribuenti che vivono nell’ America centrale, nell’Asia meridionale, in Oceania e negli altri paesi.

In una dichiarazione rilasciata in concomitanza alla pubblicazione del calendario, il Ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici ed il Ministro del Bilancio Bernard Cazeneuve hanno sottolineato l’importanza di presentare la dichiarazione dei redditi annualmente. I ministri hanno anche rimarcato come il versamento delle imposte sul reddito relativo al precedente periodo imponibile sia vitale, in quanto contribuisce al finanziamento dello Stato e dei servizi pubblici, alla solidarietà nazionale ed anche all’interesse generale. I ministri hanno inoltre evidenziato come sia il dovere di ogni cittadino francese assicurare il futuro del paese finanziando l’istruzione, la lotta alla disoccupazione, l’ordinamento giudiziario e la sicurezza in Francia.

In cambio, i ministri hanno spiegato come i contribuenti abbiano diritto ad un “sistema fiscale equo ed efficiente”. In questo contesto, i ministri hanno fatto riferimento alla riforma implementata dal Governo a partire da quest’anno, il cui obiettivo è quello di assicurare maggiore giustizia e solidarietà fiscale, e di garantire che ciascun individuo contribuisca agli sforzi collettivi in modo equo e rappresentativo.

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Il Commissario europeo Potocnik pone obiettivi in materia di tassazione ambientale

Il Commissario europeo per l’Ambiente ha richiesto a tutti gli stati membri di adottare le misure necessarie ad aumentare le entrate fiscali generate dalle tasse ambientali.

Nel corso di un discorso tenutosi ad un evento delle Nazioni Unite il 4 aprile scorso, Janez Potocnik ha detto di voler “sfidare” in materia di tassazione sia i suoi colleghi che fanno parte della Commissione sia gli individuali stati membri dell’UE. Il contributo medio delle tasse ambientali alle entrate fiscali totali di ogni paese è  pari al 6%. Questa figura è significativamente inferiore al 10% registrato in alcuni paesi.

Potonick ha calcolato che “se tutti i paesi ottenessero gli stessi risultati di quelli che registrano le entrate da tasse ambientali più alte, ci sarebbe un gettito fiscale aggiuntivo all’incirca pari all’1.4% del PIL europeo.” Le entrate generate potrebbero a loro volta essere utilizzate per ridurre i debiti pubblici o le imposte sul lavoro.

Concentrandosi in modo particolare sulle tasse sul lavoro, Potocnik ha spiegato che, per ogni euro generato dalla tassazione di attività dannose per l’ambiente, vengono riscossi 8 euro in tasse sul lavoro.

L’enfasi posta sulle tasse ambientali piuttosto che su quelle sul lavoro riflette i commenti fatti da Potocnick nel corso di un altro discorso tenutosi la sera precedente. Allora, il Commissario aveva dichiarato che la trasformazione dell’economia dell’UE dipenderà in parte sulla transazione dalle tasse sul lavoro a quelle sull’inquinamento e sull’utilizzo delle risorse ambientali.

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