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Stati europei testano “ruling” anticipati in materia di IVA

La Commissione europea ha confermato che tredici Stati membri dell’Unione hanno deciso di prendere parte a un test sulle richieste di “private ruling” (una forma di accordo anticipato con le autorità fiscali) in materia di IVA per questioni che riguardano attività transfrontaliere.

I soggetti imponibili che pianificano transazioni transfrontaliere tra due o più dei Paesi partecipanti (Belgio, Estonia, Spagna, Francia, Cipro, Lituania, Latvia, Malta, Ungheria, Paesi Bassi, Portogallo, Slovenia e Regno Unito) possono richiedere questo tipo di accordo in relazione alle transazioni previste che reputano essere complesse, in modo da aiutare a determinare le imposte IVA dovute.

Le entità che desiderano prendere parte in questo programma devono presentare la loro richiesta per un ruling transfrontaliero nello Stato partecipante presso il quale sono registrati a fini IVA. Se sono coinvolte due o più società, la richiesta deve essere presentata solo da una di esse, la quale agirà anche per conto delle altre. Questa prova avrà inizio in data 1° Giugno 2013 e le richieste saranno accettate fino alla fine del 2013.

La Commissione ha sottolineato che questo non garantisce un accordo anticipato e che, anche se le decisioni saranno prese il prima possibile, le normative nazionali in materia di risposta alle richieste non saranno applicabili nei casi di richiesta di ruling su questioni transfrontaliere.

L’iniziativa è stata lanciata come parte del Forum dell’UE in materia di IVA, con la partecipazione sia di entità del settore privato che delle autorità fiscali europee, al fine di migliorare le modalità di applicazione dell’IVA.

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Francia e Germania sostengono la convergenza fiscale dell’Unione Economica e Monetaria

In vista dell’incontro di giugno del Consiglio Europeo, Francia e Germania hanno presentato i loro piani per rafforzare l’Unione Economica e Monetaria, sottolineando l’importanza che ha in questo processo la convergenza fiscale.

In una dichiarazione congiunta, Francia e Germania hanno rimarcato la necessità di coordinare le politiche economiche europee, al fine di aumentare la competitività degli stati membri, la crescita e l’occupazione. Hanno dichiarato di aver identificato le aree legislative su cui è necessario lavorare in modo prioritario; tra queste vi sono il mercato del lavoro, i sistemi delle pensioni e le politiche fiscali generali.

Inoltre, Francia e Germania hanno sottolineato la particolare importanza della convergenza dei sistemi fiscali, insistendo che questo è “vitale in un’Unione Economica e Monetaria” per assicurare la coerenza delle politiche in materia economica dell’Europa.

Entrambi i Paesi hanno chiarito di essere pronti a “portare a termine le negoziazioni sulla Tassa sulle Transazioni Finanziarie”, e hanno evidenziato il loro impegno a rilanciare il programma per la convergenza fiscale con tutti gli stati membri volontari, partendo dal riavviare i lavori sulla base comune di applicazione delle imposte societarie.

Inoltre, Francia e Germania hanno evidenziato il bisogno urgente di una maggiore integrazione del mercato finanziario, e di progredire verso un quadro finanziario più coeso, in modo da ristorare il normale mercato dei prestiti per migliorare la competitività e favorire gli aggiustamenti economici necessari. In questo ambito, hanno sottolineato l’importanza di implementare efficacemente il Meccanismo di Supervisione Singola e l’unione del settore bancario entro i termini concordati.

In conclusione, entrambi i Paesi hanno rimarcato l’importanza di promuovere la crescita e la consolidazione fiscale, sottolineando come questi due aspetti si rafforzino a vicenda.

Francia e Germania ritengono che debba essere stabilito, per ogni stato membro, un programma per gli aggiustamenti fiscali, secondo la situazione delle finanze pubbliche e i differenti bisogni di preservare o tornare alla crescita sostenibile. I due Paesi sostengono che, in questo contesto, dovrebbe essere fatto un progresso verso bilanci strutturalmente equilibrati, facendo notare che queste iniziative dovrebbero essere portate avanti parallelamente alle misure volte a promuovere la crescita e a supportare la creazione di posti di lavoro, in modo particolare per i giovani, dando priorità ad investimenti che favoriscono la crescita, così come a riforme ben pianificate per aumentare la competitività.

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La Francia fa il punto sulle raccomandazioni in materia fiscale ricevute dalla Commissione europea

Pierre Moscovici, ministro delle  finanze francese, ha recentemente preso nota delle misure fiscali suggerite per la Francia da parte della Commissione Europea, nel contesto dello schema delle Raccomandazioni Specifiche per Paese.

Il ministro delle finanze francese ha sottolineato che la maggior parte delle raccomandazioni si limitano a manifestare l’approvazione della Commissione in relazione a iniziative già in corso e ai piani futuri del Governo; nello specifico, questi sono il patto su competitività, crescita e lavoro e il credito fiscale per la competitività; i piani di riformare il mercato del lavoro, la formazione professionale, le pensioni, le iniziative per supportare l’innovazione, per semplificare le procedure per le imprese, e per implementare misure volte a promuovere e incoraggiare l’assunzione dei giovani e dei più anziani in Francia.

Inoltre, Moscovici ha accolto con piacere la decisione della Commissione di concedere alla Francia altri due anni per riportare il deficit pubblico del Paese al di sotto del 3 per cento del prodotto interno lordo (PIL). Secondo il ministro francese, la Commissione ha tenuto conto degli sforzi già fatti dalla Francia, sia nel 2012 che nel 2013, per migliorare il deficit strutturale, così come i rischi di un deterioramento ulteriore dell’economia del Paese.

Sulla base di una previsione economica pessimistica, la Commissione Europea ha deciso che sarebbe meglio rimandare fino al 2015 i piani di portare il deficit della Francia al di sotto del 3 per cento, in modo da evitare aggiustamenti che “rischierebbero di pesare troppo sulla crescita.”

Concludendo, il ministro delle finanze Moscovici ha sottolineato l’impegno del Governo a contrastare le strategie fiscali “aggressive” e di continuare i suoi piani di riforma per assicurare la ripresa economica e una crescita maggiore.

Nelle sue raccomandazioni, la Commissione europea ha esortato la Francia a rafforzare e implementare la sua strategia di bilancio per il 2013. La Commissione ha rimarcato la necessità che la Francia rafforzi la credibilità della riforma specificando, entro l’autunno di quest’anno, le misure per il 2014 e per gli anni successivi,  in modo da incoraggiare la correzione del deficit in eccesso in modo sostenibile entro il 2015. La Commissione ha reso chiaro che tutte le entrate non preventivate debbano essere utilizzate per ridurre il deficit.

La Commissione ha raccomandato che entro la fine del 2013 la Francia adotti misure per bilanciare in modo sostenibile, entro il 2020, il sistema pensionistico, per esempio adattando le regole di indicizzazione, alzando ulteriormente l’età’ della pensione, allungando il periodo di contribuzione e valutando schemi speciali, allo stesso tempo evitando aumenti nei contributi di previdenza sociale versati dai datori di lavoro.

La Commissione ha rimarcato come il Governo debba assicurare che il credito fiscale per la competitività e l’occupazione riduca i costi del lavoro in modo pianificato e che non vi siano altre misure che abbiano ripercussioni su di esso. La Commissione esorta inoltre ad adottare altre misure per ridurre il costo del lavoro, in modo particolare iniziative volte a ridurre i contributi di previdenza sociale versati dai datori di lavoro.

Concludendo, la Commissione ha richiesto al Governo di attuare sforzi al fine di semplificare il sistema fiscale e migliorarne l’efficienza assicurando, allo stesso tempo, la continuità delle normative in materia di tassazione. La Commissione ha sottolineato la necessità di implementare misure per rimuovere la distorsione del debito nel regime fiscale applicato alle imprese e di intensificare gli sforzi per ridurre e razionalizzare le spese fiscali sul reddito personale e societario, riducendo le aliquote. La Commissione ha raccomandato che le aliquote ridotte dell’imposta sul valore aggiunto (IVA) siano avvicinate all’aliquota standard, e che le aliquote IVA inefficienti siano rimosse. La Commissione ha anche avvertito che dovrebbero essere adottate ulteriori misure per spostare il carico fiscale dal lavoro alla tassazione sui consumi e quella ambientale.

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L’Australia pubblica nuova legislazione sulla trasparenza fiscale

Dopo l’introduzione della nuova legislazione per la revisione completa delle normative sulla privacy, è previsto che le autorità australiane pubblichino informazioni relative agli affari fiscali delle grandi imprese del Paese.

Annunciando la pubblicazione dell’Emendamento alle Leggi Fiscali (Misure 2013 numero 2), l’Assistente Tesoriere, David Bradbury, ha dichiarato che le riforme fanno parte “dei piani del Governo volti a contrastare il trasferimento di profitti all’estero e l’elusione fiscale.”

Gli emendamenti prevedono che il Commissario alla Tassazione sia tenuto a rendere pubblico il valore delle imposte dovute dalle imprese che registrano redditi pari o superiori a 100 milioni di dollari australiani, e delle imposte dovute nell’ambito della Mineral Resource Rent Tax e della Petroleum Resource Rent Tax (imposte applicate ai profitti generati dall’utilizzo di risorse non rinnovabili). Saranno resi pubblici anche i valori aggregati di tutte le riscossioni fiscali, e anche le agenzie governative saranno tenute a migliorare i processi di condivisione delle informazioni.

Bradbury si augura che “migliorare la trasparenza sulle imposte dovute dalle grandi imprese contribuirà ad alimentare il dibattito e riuscirà a scoraggiare pratiche aggressive di minimizzazione fiscale”.

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Fiat Industrial assumerà la residenza fiscale nel Regno Unito

In Italia è nata una nuova discussione politica riguardo alla proposta fusione tra Fiat Industrial, il produttore italiano di trattori e autocarri, e CNH Global, il produttore di macchinari agricoli e per la costruzione, di cui Fiat Industrial è già l’azionista maggioritario. Le discussioni sono sorte sul fatto che la nuova società (NewCo) sarà domiciliata fiscalmente nel Regno Unito, piuttosto che in Italia.

È previsto che NewCo, formata dalla fusione, manterrà la residenza di CNH Global presso i Paesi Bassi, e continuerà ad essere quotata sulla Borsa di New York. Tuttavia, in una recente dichiarazione Fiat Industrial ha sottolineato che la scelta del domicilio fiscale è del tutto allineata ai principali obiettivi della transazione, e cioè la creazione di una società che sia attraente per gli investitori internazionali.

Dopo avere esaminato diversi accordi bilaterali contro la doppia imposizione, il gruppo ha ritenuto che stabilire il domicilio fiscale della società nel Regno Unito, che è del tutto conforme a tutte le normative applicabili e per il quale è stata richiesta una delibera da parte delle autorità di competenza sia nei Paesi Bassi che nel Regno Unito, metterà NewCo nella stessa posizione dei suoi più importanti concorrenti.

In seguito alla notizia del trasferimento è stato riportato che verrebbero a mancare nelle casse dello Stato italiano più di 500 milioni di euro in entrate fiscali; questo ha causato reazioni negative da parte del Governo che sta cercando di migliorare il sistema di riscossione delle imposte e la conformità fiscale. Tuttavia, questi report sono stati del tutto negati da Fiat Industrial.

Nella dichiarazione fatta da Fiat Industriale è sottolineato che, in Italia e altrove, le società che fatto parte del gruppo mantengono una presenza legale nei vari Paesi dove operano e continueranno a versare le imposte in quelle giurisdizioni come è stato fatto in precedenza. La figura di 500 miliorni di euro a cui viene fatto riferimento, viene detto, si basa su un valore aggregato delle imposte dovute dalle sue controllate nel rispetto delle normative fiscali locali.

Di fatto, Fiat Industrial ha dichiarato che il 46 per cento di tale figura fa riferimento a società che operano in America settentrionale, l’11 per cento a società che operano invece in America meridionale e 27 per cento in Europa, di cui solo 5 per cento è attribuibile alle attività del gruppo svolte in Italia.

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Il Presidente del Partito Liberale belga introduce i piani di riforma fiscale per il 2014

Charles Michel, presidente del Partito Liberale francofono belga (MR) , ha evidenziato il bisogno di intraprendere, a partire dal 2014, una riforma al regime fiscale del Paese.

Il Partito Liberale è uno degli otti partiti che compongono la coalizione di governo, che è stato formata dopo le elezioni del 2010, in seguito a un periodo di negoziazione di durata record di 543 giorni.

Con un solo anno prima delle elezioni del 2014, il presidente del MR ha presentato l’idea di allineare alla media europea l’aliquota nominale d’imposta applicata ai redditi delle società. Michel ha quindi proposto di abbassare l’aliquota sui redditi delle società dall’attuale 33 per cento al 25 per cento. Michel ha anche suggerito una revisione dell’imposta sul reddito individuale, per porre fine alle esistenti “trappole d’impiego”, la riduzione delle imposte su successioni e donazioni in modo da ridurre le ingiustizie esistenti, e l’introduzione di aliquote d’imposta ridotte al fine di incoraggiare i reinvestimenti nell’economia belga.

Sottolineando l’impegno del partito alla consolidazione fiscale, Michel ha reso chiaro che una futura coalizione di governo potrà intraprendere una riforma al regime fiscale solo quando le finanze del paese saranno in ordine.  Michel ha rimarcato l’importanza di spendere meno e in maniera più efficace, e ha esortato la Wallonia e Brussels (dove il partito MR e nell’opposizione) a seguire l’esempio federale.

Recentemente, l’Unione Europea ha  lamentato l’incapacità del Belgio di ridurre sufficientemente la spesa pubblica. Anche se l’Unione Europea non ha deciso di applicare una sanzione al Belgio per non aver raggiunto i suoi obiettivi di riduzione del deficit, ha, tuttavia, richiesto al paese di implementare nel corso di quest’anno iniziative pari ad un risparmio dell’1 per cento dell PIL belga e di un ulteriore 0.6 per cento il prossimo anno.

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Le isole di Jersey e Guernsey rispondono a Cameron in materia di scambio di informazioni fiscali

I Capi Ministri delle isole di Jersey e di Guernsey hanno entrambi risposto alla recente lettera del Primo Ministro David Cameron indirizzata ai capi di governo di tutte le Dipendente della Corona e dei Territori d’Oltremare. Nella lettera, Cameron li esortava a collaborare con il Regno Unito al fine di assumere un ruolo di guida nelle iniziative relative allo scambio di informazioni fiscali.

La risposta del Capo Ministro dell’isola di Jersey, Ian Gorst, ha accolto favorevolmente “gli sforzi del Primo Ministro per migliorare gli standard in materia di informazioni sulla proprietà beneficiaria a fini fiscali a livello globale,” e ha confermato la sua intenzione di raccomandare “che l’isola di Jersey prenda parte al progetto pilota avviato dal G5, ora esteso a 17 paesi membri dell’UE, avente l’obiettivo di sviluppare uno standard unico per lo scambio automatico di informazioni fiscali.”

Tuttavia, Gorst ha fatto notare che “la Banca Mondiale ha riconosciuto l’isola di Jersey come giurisdizione leader nel creare gli standard in materia di informazioni a fini fiscali sulla proprietà beneficiaria. I nostri severi requisiti per la costituzione di società presso l’isola di Jersey, così come le normative e la supervisione delle società che forniscono servizi societari e dei trust, assicurano che informazioni adeguate, accurate e aggiornate sui beneficiari effettivi siano a disposizione delle autorità fiscali mondiali.”

“Condivido la Sua opinione che minori imposte, applicate in modo equo in tutto il mondo, siano un fattore determinante per la crescita e la prosperità, “ ha aggiunto, “e siamo felici di continuare a fornire i servizi finanziari che sono essenziali per la futura crescita economica e per la stabilità.”

In modo simile, il Capo Ministro dell’isola di Guernsey, Peter Harwood, ha accolto l’invito del Primo Ministro britannico a supportare gli sforzi internazionali su questioni di fiscalità, commercio e trasparenza.

Il Capo Ministro ha confermato che “L’isola di Guernsey continua a dimostrare il suo impegno sia nei confronti dello scambio automatico di informazioni sia nell’assicurare che le informazioni condivise siano conformi agli standard internazionali. Inoltre, il fatto che l’isola di Guernsey sia una delle giurisdizioni che il governo del Regno Unito reputa soddisfino gli standard britannici in materia di scambio di informazioni, prova che il Regno Unito è consapevole che l’isola sia parte integrante della soluzione all’evasione fiscale, e non parte del problema.”

Harwood ha infine sottolineato che “L’isola di Guernsey fa parte di un gruppo molto ristretto di giurisdizioni in tutto il mondo che effettivamente attuano misure al fine di regolare le attività dei fornitori di servizi societari; inoltre, ci conformiamo anche alle principali raccomandazioni della Financial Action Task Force in materia di proprietà beneficiaria.”

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Il Fondo Monetario Internazionale invita la Nuova Zelanda a considerare regime di tassazione dei risparmi

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha raccomandato alle autorità neozelandesi di procedere con una completa revisione del regime fiscale applicato ai risparmi, in modo da incoraggiare i contribuenti a risparmiare non solo investendo in immobili.

Secondo il FMI, la Nuova Zelanda è l’unico dei Paesi che fanno parte dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Econmico (OCSE) dove i contribuenti non possono accedere ad alcun veicolo di risparmio, oltre all’acquisto d’immobili. La Nuova Zelanda e l’Irlanda sono gli unici due Paesi OCSE che non hanno uno schema pensionistico di secondo livello – un conto di risparmio privato obbligatorio o una combinazione di sussidi statali e schemi di previdenza sociale, e il finanziamento mediante la riscossione di contributi. Altri rapporti stilati dal FMI mostrano come, rispetto ad altri paesi OCSE, le casse della Nuova Zelanda dipendano in modo significativo dalla riscossione di imposte dirette; ciò potrebbe causare una riduzione dei risparmi privati.

In questo ambito, presentando alla nazione le proprie raccomandazioni nel corso di una consultazione sull’Articolo IV, il FMI ha sottolineato l’importanza di dare seguito alle conclusioni raggiunte dal gruppo di lavoro sui risparmi, e ha accolto favorevolmente il cambiamento visto nella composizione delle entrate fiscali, da imposte sul reddito a quelle sui consumi.

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Lussemburgo e Austria approvano mandato di negoziazione dell’UE

Luc Frieden, Ministro delle Finanze del Lussemburgo, ha confermato che il Lussemburgo e l’Austria sono incluse nel mandato che permette alla Commissione Europea di condurre negoziazioni relative allo scambio automatico di informazioni con cinque paesi terzi. Nel corso dell’ultimo incontro tenutosi a Bruxelles tra l’Unione Europea e il Consiglio ECOFIN, entrambi i paesi hanno revocato la loro opposizione alle discussioni tra la Commissione Europea e Svizzera, Liechtenstein, Andorra, Monaco e San Marino.

Stando a quanto dichiarato da Frieden, il Lussemburgo e l’Austria hanno anche approvato che la proposta di emendamento alla Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio debba essere utilizzata come base di partenza per le negoziazioni, nonostante il fatto che il testo non sia ancora stato formalmente approvato. Frieden ha spiegato che, una volta concluse le negoziazioni, il Consiglio ECOFIN potrà allora formalmente adottare la Direttiva, al fine di assicurare che ci sia una parità di condizioni di mercato con i cinque stati in questione.

Il Ministro del Lussemburgo ha fatto riferimento allo schema pilota proposta da Spagna, Regno Unito, Germania, Francia e Italia per lo scambio multilaterale di informazioni fiscali tra i paesi che vi prenderanno parte; questo schema è basato sul modello dell’atto FACTA. In questo contesto, Frieden ha sottolineato che il Granducato del Lussemburgo condivide l’obiettivo politico di sviluppare un “sistema coerente di scambio automatico”, applicato su una scala geografica più estesa possibile.

Concludendo, il Ministro delle Finanze Frieden ha annunciato i piani di sottoscrivere, a Parigi alla fine di Maggio, un accordo OCSE sulla mutua assistenza amministrativa per questioni di natura fiscale.

Rivolgendosi al Consiglio ECOFIN, Frieden ha insistito che il Lussemburgo ha sempre dato grande importanza alla lotta all’evasione ed elusione fiscale. Pur rendendo chiaro che, nella sua opinione, il sistema di ritenuta alla fonte rimane il metodo più efficace di raggiungere questo obiettivo, Frieden ha sottolineato la decisione del Lussemburgo di tenere in considerazione i recenti sviluppi internazionali, indicando che lo scambio automatico di informazioni è ora lo standard internazionale per contrastare la frode fiscale.

Frieden ha avvertito che, affinché questo standard sia applicato efficacemente, è di importanza vitale assicurare un’applicazione a larga scala geografica, in modo di salvaguardare la competitività dell’economia europea. Frieden ha sottolineato che è essenziale garantire che ci siano condizioni di parità tra i centri finanziari sia europei che internazionali, da qui l’importanza di questo riferimento nel recente comunicato del G20. Il Segretariato di Stato svizzero per le questioni finanziarie (SIF) ha già confermato la presa di conoscenza di Berna del mandato di negoziazione. Il SIF ha annunciato che il Consiglio Federale prevede di rispondere una volta esaminata una richiesta concreta per l’estensione da parte della Svizzera della Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio.

L’Associazione dei Banchieri Svizzeri (ABS) ha sottolineato che accoglierebbe favorevolmente un accordo, che nel medio termine migliorerebbe l’accesso degli istituti finanziari svizzeri al mercato europeo. L’ABS ha tuttavia fatto notare che la Svizzera sarà in grado di accettare solo misure che sono equivalenti alle normative interne europee.

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L’ECOFIN raggiunge un accordo sulla Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio

Il Consiglio dell’Economia e della Finanza (ECOFIN) dell’Unione Europea ha raggiunto un accordo su un mandato per permettere alla Commissione Europea di negoziare emendamenti agli accordi stipulati nel contesto della Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio. Dopo l’incontro, il Commissario per la tassazione, Algirdas Šemeta, ha confermato che, dopo due anni di discussioni, i ministri si sono ora accordati sul dare il via alla Commissione in modo che possa cominciare ad intraprendere negoziazioni con la Svizzera, San Marino, l’Andorra, il Liechtenstein e Monaco. Descrivendo questa decisione come “un grande passo in avanti”, Šemeta ha sottolineato di essere “pronto a procedere con queste negoziazioni con grande velocità ed ambizione”. Il Commissario ritiene che “maggiore cooperazione e trasparenza nella tassazione tra l’UE e questi paesi potrà far sì che milioni di euro ritornino ai tesori legittimi.”

La Commissione aveva per la prima volta adottato una proposta di emendamento alla Direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio nel Novembre 2008. L’obiettivo era quello di eliminare le scorciatoie esistenti, prevenire più efficacemente l’evasione fiscale e assicurare la tassazione dei pagamenti di interessi trasferiti attraverso strutture non soggette a tassazione.

Queste riforme saranno discusse nel corso dell’incontro della prossima settimana del Consiglio Europeo. Il differimento ha deluso Šemeta, il quale ha dichiarato che un accordo è stato bloccato sulla base che debba essere data priorità al progresso con i paesi terzi. Šemeta è convinto che questo “sia uno strumento troppo importante per poter continuare ad ignorarlo,” e che “una Direttiva sui risparmi rafforzata sia cruciale affinché tutti gli Stati Membri siano in grado di identificare e perseguire gli evasori che si trovano nell’UE”.

Šemeta spera che la situazione sarà corretta, avvertendo che ci sarà un cambiamento effettivo solo se la “sede stessa dell’UE sarà interamente in ordine.” I suoi commenti fanno eco a quelli fatti dal Cancelliere del Regno Unito in una lettera ai ministri britannici, pubblicata prima dell’incontro. Nella lettera, George Osborne ha dichiarato che: “Se l’Europa non riesce a dimostrare di potersi accordare sulla proposta esistente, il nostro impegno nei confronti di uno standard nuovo e rafforzato non sarà credibile. È una prova della nostra serietà; e il mondo ci sta guardando”.

Nonostante ciò, l’ECOFIN ha adottato una serie di conclusioni in materia di evasione e frode fiscale. Stando a quanto dichiarato da Michael Noonan, Ministro delle Finanze irlandese e presidente della riunione: “Questo è un vero progresso nella lotta all’evasione ed alla frode fiscale, un obiettivo condiviso da tutti gli stati membri. Sosteniamo fortemente il movimento internazionale verso lo scambio automatico di informazioni come uno nuovo standard mondiale.”

In una dichiarazione congiunta rilasciata dopo l’incontro, i ministri di Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito hanno riconfermato che “tutti gli stati membri riconoscono l’importanza di adottare misure efficaci per contrastare l’evasione e la frode fiscale.” Il documento dichiara inoltre che l’ECOFIN “riconosce il bisogno di una combinazione appropriata degli sforzi a livello nazionale, europeo e globale,”  e che questo supporta la transizione verso un uso maggiore dello scambio automatico di informazioni. I Ministri hanno anche sottolineato il “ruolo utile” che può essere svolto dal Piano d’Azione della Commissione in relazione all’evasione, e dalle sue raccomandazioni sulla pianificazione fiscale aggressiva e sull’appropriata gestione delle questioni fiscali. Hanno ricordato il lavoro attualmente svolto dal Consiglio, e riconosciuto che gli stati membri stanno implementando le misure legali esistenti, in modo particolare la Direttiva del Consiglio per la cooperazione amministrativa e la mutua assistenza per il recupero dei crediti. I partecipanti hanno invitato i propri governi a “considerare, ove appropriato, in quale misura il quadro legale nazione esistente possa includere una Regola Generale Anti Elusione che permetta un’azione efficace, in conformità ai Trattati dell’UE, per contrastare le strutture di elusione fiscale.”

Concludendo, i ministri hanno esortato le future presidenze dell’UE a “continuare a lavorare per trovare i modi più appropriati di contrastare la frode e l’evasione fiscale e la pianificazione fiscale aggressiva a livello nazionale, europeo e globale,  così come rafforzare gli sforzi di promuovere la buona gestione delle questioni fiscali nei paesi terzi, sottolineando l’importanza di rafforzare la cooperazione con OCSE e G20, condividendo punti di vista, esperienze e migliori pratiche tra gli stati membri.”

Questa dichiarazione è stata accolta positivamente dal Tesoro del Regno Unito: “Vi è ora grande slancio verso un cambiamento radicale nell’approccio della comunità internazionale alla lotta contro l’evasione mediante strutture offshore, che il governo è pienamente impegnato a rendere una realtà il più presto possibile. Si sta formando un grande consenso internazionale, sia in Europa che al G20, al fine di raggiungere un nuovo standard globale sulla trasparenza fiscale “.

Commentando, Chas Roy-Chowdhury, responsabile delle imposte per l’Associazione dei Dottori Commercialisti, ha dichiarato: “Gli ampi sforzi dell’Europa per reprimere la pratica illegale di evasione fiscale rappresentano un passo positivo. Tuttavia, se la condivisione di informazioni fiscali sarà utilizzata per motivi che vanno oltre al prevenire che le leggi siano infrante, allora cominceremo ad entrare nel regno della ‘grande Fratello’.

“Dovrebbe, ormai, essere inciso nella mente di tutti che l’elusione fiscale rientra nelle norme di legge, mentre l’evasione fiscale è illegale. Se la condivisione tra gli Stati membri dell’UE di informazioni fiscali relative a privati e aziende sarà utilizzata per qualcosa di diverso dal contrastare l’evasione fiscale, come ad esempio, per umiliare coloro che operano nel rispetto della legge al fine di pagare meno imposte, allora l’UE rischia di diventare una zona da evitare per la comunità d’affari del mondo. “

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