Il diritto a ricevere una pensione statale nel Regno Unito dipende dai contributi previdenziali (National Insurance contribution) versati durante gli anni lavorativi UK.
Le persone che hanno raggiunto l’età pensionabile prima del 6 aprile 2016 hanno diritto a ricevere la pensione statale secondo il “vecchio” sistema; le persone che la raggiungono dopo tale data hanno diritto alla nuova pensione statale.
Come parte del sistema di coordinamento Europeo della previdenza sociale, un individuo che ha vissuto e lavorato nel Regno Unito ed in un altro paese aderente all’area economica europea od in Svizzera, deve presentare la domanda di pensionamento nell’ultimo paese di residenza.
L’attuale procedura permette di aggregare i contributi previdenziali versati nei vari paesi europei in cui si è lavorato presentando una sola domanda di pensione all’agenzia competente nel paese di residenza. Nel Regno Unito questo ente prende il nome di “International Pension Center”.
Questa agenzia notifica, quindi, i dettagli della richiesta di pensione a tutti i paesi in cui la persona ha lavorato e, ciascuno Stato membro interessato, calcolerà la pensione pro rata e provvederà al pagamento della stessa.
Il Parlamento europeo spiega che il principio della parità di trattamento è al centro delle norme di coordinamento in materia di previdenza sociale.
Il coordinamento della previdenza sociale è disciplinato dal regolamento 883/2004, che prevede:
- Il principio della parità di trattamento tra cittadini del paese ospitante e altri cittadini dell’Unione Euroepa, al fine di garantire la protezione della loro assistenza previdenziale connessa all’esercizio del loro diritto di libera circolazione in tutta l’Unione Europea.
- I cittadini europei hanno gli stessi diritti e obblighi dei cittadini dello Stato membro ospitante;
- I cittadini dell’Unione che hanno esercitato i loro diritti di libera circolazione sono coperti dal sistema assistenziale nazionale di un solo Stato membro alla volta e pagano i contributi solo in un paese (quello dove risiedono).
I regolamenti UE riguardanti la previdenza sociale ed assistenziale coordinano i sistemi nazionali dei vari paesi membri, ma non li armonizzano: ciascuno Stato decide liberamente in merito ai benefici da concedere, al loro ammontare, ecc., purché sia garantita la parità di trattamento.
Fino a quando il Regno Unito non lascerà formalmente l’Unione Europea, le attuali norme di sicurezza sociale continueranno ad essere applicate ed i diritti rimarranno invariati.
La situazione post- Brexit dipenderà dal risultato dei negoziati Europei.
Se le attuali norme cessassero di applicarsi, sia i cittadini britannici che lavorano o che hanno lavorato nell’Unione Europea, sia i cittadini europei che lavorano o hanno lavorato nel Regno Unito vedrebbero ridursi i loro diritti pensionistici in quanto i loro periodi assicurativi non verrebbero più aggregati automaticamente.
Inoltre, al di fuori del quadro di coordinamento sociale dell’Unione, “l’esportazione” delle pensioni statali comporta solitamente svantaggi per quanto riguarda il calcolo, le formalità amministrative, ecc.
Le pensioni UK, ad esempio, sono indicizzate per assicurare un aumento annuale rapportato all’inflazione; questo non avviene se la pensione viene portata fuori dall’Unione Europea.
Nel caso in cui il Regno Unito lasciasse l’Unione Europea senza un accordo, i regolamenti che coordinano le norme in materia di previdenza sociale ed assistenziale cesserebbero di essere applicate.
In assenza di un “Brexit deal” bisognerà fare riferimento a:
- Trattati bilaterali in materia di previdenza sociale ed assistenziale già in essere tra il Regno Unito e lo Stato membro interessato;
- La legislazione interna dello Stato;
- Direttive UE sullo status dei cittadini di paesi terzi (Extra UE).
Tuttavia, l’Inghilterra non ha accordi bilaterali con tutti i Paesi e, comunque, quelli esistenti, hanno una portata molto più limitata rispetto ai regolamenti disposti dall’Unione Europea.
Il 6 dicembre 2018, il Governo ha illustrato i dettagli della sua offerta ai “cittadini europei che vivono nel Regno Unito nell’improbabile caso di uno scenario senza accordo” ed ha invitato l’Unione Europea e gli Stati membri a ricambiare.
Il Regno Unito continuerà a corrispondere pensioni statali indicizzate all’inflazione fino al 2020.
L’Inghilterra si impegnerà a proseguire in tale pratica solo in caso di accordi reciproci con l’Unione Europea.
Il consorzio internazionale dei pensionati britannici, tuttavia, sostiene che la libera circolazione in tutta l’Unione Europea ha significato un incremento significativo nel numero di persone che ha maturato contributi pensionistici in più di un paese europeo.
In caso i negoziati Brexit non dovessero prevedere norme specifiche in materia è molto probabile non possa più essere possibile consolidare tali contributi.
Questo potrebbe comportare il rischio di perdere i contributi pensionistici versati nel Regno Unito qualora non raggiungano complessivamente i 10 anni.
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