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Il primo ministro dell’Ucraina ha disposto la riforma fiscale

Il primo ministro ucraino, Arseniy Yatsenyuk, ha disposto un nuovo servizio fiscale di Stato per il paese (SFS) al fine di attuare delle riforme fiscali e sviluppare un nuovo servizio di indagine finanziaria, per sostituire le forze di polizia fiscale.

Parlando ad una riunione con i capi della SFS, Yatsenyuk ha detto che vorrebbe una riduzione del numero delle imposte, l’introduzione di una base imponibile più ampia ed una semplificazione del sistema fiscale. Ha aggiunto che l’Ucraina ha bisogno anche di cambiare il suo atteggiamento nei confronti dei contribuenti.

Inoltre, il Primo Ministro ha raccomandato la SFS di utilizzare il suo database per verificare le informazioni fiscali ed introdurre speciali fatture IVA.

Riferendosi alla situazione con la Russia, Yatsenyuk ha spiegato che l’Ucraina ha bisogno di fondi per l’esercito e per la difesa, e sapere che l’amministrazione fiscale, l’Internal Revenue Service e la SFS, sia libera dalla corruzione. Ha concluso dando alla SFS termine fino al 1° settembre per l’attuazione delle riforme.

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Irlanda – le piccole imprese chiedono una riforma fiscale sul lavoro

La Small Firms Association (SFA) ha affermato che il bilancio dell’Irlanda del 2015 dovrebbe ridurre le tasse sul lavoro e porre fine alla discriminazione fiscale nei confronti dei lavoratori autonomi.

Secondo il presidente della SFA, A.J. Noonan, “è fondamentale che il governo riduca l’aliquota marginale d’imposta, estenda il punto di ingresso al tasso marginale e diminuisca il prelievo pensionistico nel bilancio 2015. Non ci devono essere imposte invisibili supplementari sul lavoro.”

La presentazione al pre-Budget della SFA sostiene che il costo del lavoro irlandese è all’undicesimo posto più alto d’Europa, e del 16% superiore alla media dell’Unione Europea. Lo stesso invita il governo a ridurre l’aliquota più bassa del datore di lavoro sull’assicurazione sociale connessa alla retribuzione (PRSI), dall’8,5% al 4,25%. Questa aliquota più bassa è stata introdotta dal Finance Minister Michael Noonan’s 2011 Jobs Initiative, ma è scaduta alla fine del 2013.

L’Associazione sta cercando misure per bilanciare la situazione tra i lavoratori autonomi ed i lavoratori dipendenti. Raccomanda che il sovrapprezzo del 3% sulla tassa universale sociale (USC), che si applica solo ai lavoratori autonomi, debba essere abbandonata quest’anno, in linea con i piani. I lavoratori autonomi “risk takers” dovrebbero avere uguale livello di protezione dei dipendenti, in caso di fallimento o di una malattia, e gli Amministratori proprietari dovrebbero ricevere il credito sul pay-as-you-earn (PAYE) sulle imposte pagate su base PAYE. Infine, un contributo volontario PRSI dovrebbe essere introdotto, per consentire agli imprenditori ed ai lavoratori autonomi di beneficiare di tutte le prestazioni di assistenza sociale.

L’accesso al finanziamento rimane un problema per le piccole imprese. La SFA suggerisce che il Governo incentivi l’occupazione e lo schema degli investimenti (EIIS), che si dice essere sottoutilizzato a causa di una mancanza di consapevolezza, e per la sua complessità. Questo dovrebbe essere completato con l’introduzione di uno sgravio specifico sulla tassa sulle plusvalenze (CGT) per gli imprenditori, equivalente al 10% della tassa (CGT) disponibile nel Regno Unito per chi vende o chiude, tutta o parte dell’attività. In caso contrario, ci dovrebbe essere un’aliquota del 20% sulla tassa CGT su tutta la linea.

In conclusione, la SFA esorta il governo ad imporre solo il pacchetto fiscale netto minimo di aggiustamento necessario per raggiungere il 2,9% dell’obiettivo di disavanzo di bilancio. Noonan ha detto: “Questo dovrebbe essere inferiore all’aggiustamento precedentemente previsto di EUR2bn (USD2.7bn). L’ aggiustamento fiscale più basso è fondamentale per rafforzare la fiducia e, quindi, l’attività che porta al ciclo virtuoso di crescita della domanda interna e l’occupazione con conseguente aumento delle entrate fiscali, mentre le prestazioni sociali cadono nelle voci di spesa”.

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Il Regno Unito prepara il nuovo regime fiscale per l’industria del settore petrolifero e del gas

Il Ministero del Tesoro britannico ha aperto una consultazione con l’industria petrolifera e del gas sul futuro a lungo termine del regime fiscale del Mare del Nord e sui costi derivanti dallo sfruttamento della piattaforma del Regno Unito e dall’estrazione.

Nonostante i livelli record di investimenti, il Regno Unito si trova ad affrontare una maggiore concorrenza con altri paesi, e l’Office for Budget Responsibility ha evidenziato che il gettito fiscale derivante dall’estrazione del petrolio nel Mare del Nord diminuirà in futuro. Il governo vuole incoraggiare gli investimenti e massimizzare il valore delle risorse di petrolio e gas del Paese, assicurando nel contempo alla nazione una parte equa di proventi.

L’annuncio segna l’inizio di 12 settimane di discussioni con l’industria e le altre parti interessate. Il primo segretario al Tesoro Danny Alexander ha detto che la base imponibile “ampia e diversificata” del Regno Unito dimostra che il governo è in grado di sostenere l’industria in vari modi, ad esempio offrendo certezza sugli sgravi fiscali per il decommissioning (rimozione e messa in sicurezza). Le azioni di soccorso per la rimozione ricoprono attualmente un valore di oltre GBP 20bn (USD34bn) per l’industria.

Nicky Morgan, il segretario finanziario del Tesoro, ha aggiunto che le modifiche fiscali introdotte dal Governo hanno già portato a miliardi di sterline di nuovi investimenti.

Il governo ha inoltre affermato che una Scozia indipendente non sarebbe in grado di offrire lo stesso livello di sostegno al settore. Il costo che la Scozia dovrebbe affrontare, per fornire lo stesso tipo di supporto dato dal governo britannico con gli sgravi per la rimozione, sarebbe pro capite più di dieci volte superiore che se la Scozia continuasse a far parte del Regno Unito.

Si pensa che ci siano tra gli 11 ed i 21 miliardi di barili di petrolio, nella piattaforma continentale del Regno Unito, economicamente convenienti da recuperare.

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British Columbia elogia la Carbon Tax

Il British Columbia ha raggiunto il suo primo obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra del 6%, rispetto ai livelli del 2007, entro il 2012, dopo che la provincia canadese ha introdotto unilateralmente una carbon tax revenue-neutral nel luglio 2008, ed alzato le aliquote fino al 1° luglio 2012.

Il ministro dell’Ambiente Maria Polak ha detto che i dati hanno mostrato che il piano d’azione sul clima del governo sta funzionando.

Dopo la revisione dello scorso anno, il British Columbia ha confermato che avrebbe mantenuto la tassa e le sue tariffe base. I proventi della tassa sono utilizzati per finanziare i tagli fiscali ai contribuenti e l’imposta viene esclusivamente giustificata per affrontare le questioni ambientali.

L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha recentemente raccomandato che il governo federale canadese dovrebbe seguire l’esempio, e cercare di introdurre riforme fiscali-base per affrontare i costi ambientali di estrazione delle risorse e migliorare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Il primo ministro Stephen Harper è decisamente contrario ad una carbon tax, ed il mese scorso ha avvertito che tale prelievo danneggerebbe l’economia senza aiutare necessariamente l’ambiente.

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Nuova Zelanda emana la Tax Bill

L’Agenzia delle Entrate della Nuova Zelanda ha comunicato che la Tax Bill (tariffe annuali, indennità per i dipendenti e questioni correttive) è stata emanata dopo aver ricevuto l’approvazione reale, il 30 giugno 2014.

La nuova legislazione introduce una serie di misure concrete dirette a chiarire l’applicazione delle norme fiscali alle imprese, eliminare le distorsioni normative esistenti, ed assicurarsi che tutti paghino la giusta quota di tasse, secondo quanto affermato dal ministro delle Entrate Todd McClay.

Il disegno di legge chiarisce il trattamento fiscale del datore di lavoro che opera nel settore ricettivo, le agevolazioni fiscali ed i pagamenti previsti per i lavoratori a titolo di rimborso spese.

Inoltre, fornisce di un adeguato quadro giuridico le istituzioni finanziarie della Nuova Zelanda al fine di potersi conformare alla Foreign Account Tax Compliance US (FATCA) nell’ambito dell’accordo intergovernativo che la Nuova Zelanda ha concluso con gli Stati Uniti.

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Suggerimenti dall’FMI per ridurre il Deficit ungherese

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha invitato l’Ungheria ad adottare un’ambiziosa e crescente strategia di adeguamento fiscale per ottenere una riduzione sostenibile del debito pubblico, oltre che costruire uno spazio politico. La strategia dovrebbe basarsi sul risanamento durevole delle spese, sulla revisione della spesa ed una graduale eliminazione delle imposte distorsive.

Nell’articolo IV del rapporto di consultazione con l’Ungheria del 2014, il FMI ha accolto con favore l’impegno delle autorità al consolidamento fiscale, ma ha osservato che le politiche attuali sembrano essere insufficienti. Con l’obiettivo di disavanzo in aumento del 2,9% rispetto al prodotto interno lordo (PIL), il disavanzo strutturale è impostato per aumentare di circa l’uno per cento del prodotto interno lordo di quest’anno, lasciando il debito pubblico più o meno invariato a circa il 79% del PIL.

Il rapporto afferma che è necessario che il governo ungherese semplifichi il regime fiscale attraverso una riduzione delle esenzioni e dei regimi speciali, e l’eliminazione delle imposte distorsive settoriali; ridurre il cuneo fiscale elevato per i lavoratori a basso reddito; e combattere efficacemente la frode in materia di imposta sul valore aggiunto (IVA), in particolare in relazione alla vendita di prodotti alimentari di base.

Presentando le raccomandazioni, il FMI ha affermato che i risparmi fiscali possono essere ottenuti dalla riduzione del numero delle aliquote IVA da tre a due. Allo stesso modo, si consiglia di eliminare le esenzioni fiscali sui redditi di alcune società (ad esempio quelle sportive e ludiche), e rimuovendo le esenzioni dell’accisa su gasolio e tabacco. Nell’insieme tali misure avrebbero un impatto fiscale di circa lo 0,9 % sul PIL.

Tuttavia, il principale contributo alla riduzione del deficit deve essere apportato attraverso la lotta contro le frodi IVA. Infatti, l’eliminazione del 75% del totale stimato sulle frodi IVA avrebbe un significativo impatto di circa l’1,3% sul PIL.

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Consiglio Europeo – modifica alla direttiva applicabile alle società madri e figlie di Stati membri diversi

Il Consiglio dell’Unione Europea (UE), l’8 luglio 2014, ha adottato formalmente una modifica alle norme fiscali comunitarie, che impedisce la doppia non imposizione fiscale sui dividendi distribuiti all’interno dei gruppi societari derivanti da accordi ibridi di prestito e strumenti finanziari,  rappresentanti le caratteristiche sia di debito che di patrimonio netto.

L’annuncio segue un accordo politico del Consiglio del 20 giugno.

Pier Carlo Padoan, Ministro dell’Economia e delle Finanze, ed il Presidente del Consiglio in Italia, hanno dichiarato che: “L’adozione di questa modifica della direttiva sulle società madri e figlie è un cambiamento importante ed un passo avanti nella lotta contro la pianificazione fiscale aggressiva. Rappresenta un risultato concreto per l’Unione Europea in questo settore, in linea con gli sforzi internazionali per combattere l’evasione e l’elusione fiscale. La presidenza italiana si è impegnata a portare avanti l’attività in questo campo per promuovere un sistema fiscale più equo a vantaggio di tutti i cittadini e imprese dell’UE.”

La modifica alla direttiva impedirà alle imprese transfrontaliere la pianificazione dei loro pagamenti infragruppo in modo da risultare nella doppia non imposizione in cui sono coinvolti accordi ibridi di prestito. Lo Stato di appartenenza della società madre dovrà d’ora in poi astenersi dal tassare gli utili della controllata, solo nella misura in cui tali profitti non siano deducibili fiscalmente per la controllata.

Tale pianificazione fiscale non è stata esclusa prima, come le disposizioni dell’originale direttiva sulle società madri e figlie che richiede agli Stati membri di dispensare dalla tassazione degli utili, che le società madri hanno ricevuto dalle loro filiali in altri Stati membri. L’intento era quello di garantire che i profitti non venissero tassati due volte, e che i gruppi transfrontalieri non siano in tal modo posti in una situazione di svantaggio rispetto ai gruppi nazionali.

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Cameron firma il trattato di assistenza fiscale multilaterale

Cameron è diventato il 65° firmatario della convenzione multilaterale sull’assistenza reciproca in materia fiscale.

La Convenzione è stato sviluppata congiuntamente dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ed il Consiglio d’Europa. E ‘aperto a tutti i paesi, e consente alle autorità fiscali di richiedere informazioni alle agenzie delle entrate di altri paesi firmatari, e di chiedere assistenza nella raccolta dei debiti fiscali in corso.

Nella riunione ministeriale del Maggio 2014, l’OCSE ha invitato tutti i paesi a firmare e ratificare la convenzione senza ulteriori ritardi.

La Convenzione deve ora essere ratificata da Cameron per entrare in vigore.

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Bolivia – prossima aderente al Mercosur

Il governo dell’Uruguay ha approvato una legge il 25 giugno 2014, che include la Bolivia nel blocco del Mercosur (Mercato Comune del Sud) nel mercato Sudamericano.

Con l’adesione al blocco, i cui membri sono l’Argentina, il Brasile, il Paraguay, l‘Uruguay e il Venezuela, la Bolivia si impegnerà ad attuare le tariffe comuni sulle merci provenienti dall’esterno del Mercosur, e gli esportatori avranno libero accesso al mercato di 230 milioni di persone.

Il paese ha iniziato il processo di adesione al Mercosur nel dicembre del 2012, essendo associato dal 1997. Essa sarà pienamente integrata nel blocco solo quando la sua adesione sarà ratificata da tutti gli Stati membri. Finora, l’Uruguay e il Venezuela sono i soli paesi ad averlo fatto.

Con l’approvazione preliminare della sua richiesta di adesione, la Bolivia ha quattro anni per emanare leggi compatibili con le norme del blocco.

Il mese scorso, il Brasile ha espresso interesse nell’approfondire la cooperazione tra il blocco commerciale e la Pacific Alliance, un blocco economico costituito dalla Colombia, dal Cile, dal Messico e dal Perù.

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La Cina annuncia tagli fiscali al settore cinematografico

Il Ministero delle Finanze cinese ha annunciato un pacchetto di misure fiscali di sostegno per i film-makers nazionali ed i distributori.

Secondo i piani, i redditi derivanti dalla diffusione dei film cinesi alle zone rurali sarebbero esenti, compresi i proventi derivanti dalla cessione dei diritti di proprietà intellettuale e spese di distribuzione.

Agevolazioni fiscali simili per la distribuzione di film sono proposti per le città della Cina, e in particolare nella parte occidentale della nazione, dove il mercato è già maturo.

Il ministero ha detto che le misure farebbero aumentare la forza complessiva e la competitività degli studi cinematografici cinesi.

Nell’ambito di un accordo WTO concluso nel 2012, la Cina ha accettato di aprire il proprio mercato audiovisivo ai cineasti americani. L’accordo prevedeva che la Cina avrebbe trasmesso più film prodotti dagli Stati Uniti nei cinema della nazione, ed aumentato la percentuale di ricavi del botteghino condiviso con gli studi cinematografici statunitensi per le loro produzioni. Un memorandum d’intesa che accompagna l’accordo ha assicurato gli studi cinematografici statunitensi che avrebbero visto i loro ricavi netti dai box office aumentare del 25 %.

Con il rapido aumento dei salari ed una classe media in espansione, la Cina dovrebbe superare gli Stati Uniti come più grande mercato del mondo per le produzioni audiovisive entro 4-5 anni.

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