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Cina – Stati Uniti: prime 11 ore per l’accordo FATCA

Solo pochi giorni prima dell’entrata in vigore della legge sulla Foreign Account Tax Compliance, la Cina e gli Stati Uniti hanno siglato un modello di accordo intergovernativo (IGA), il 26 giugno 2014, al fine di semplificare il processo delle istituzioni finanziarie di entrambi i territori nel fornire le informazioni pertinenti sull’attività fiscale, ai sensi della Legge.

Emanato dal Congresso degli Stati Uniti nel 2010, ed in vigore dal 1 luglio 2014, l’accordo FATCA mira a garantire che le autorità statunitensi ottengano informazioni dalle istituzioni finanziarie straniere (FFI) relativamente ai conti di cittadini statunitensi. La mancata divulgazione dalle FFI di rivelare tali informazioni comporterà l’obbligo di effettuare la ritenuta del 30% sui pagamenti di fonte statunitense.

L’IGA siglato prevede lo scambio reciproco di informazioni attraverso un’autorità centrale in entrambi i territori ai sensi della legge.

Cina e Stati Uniti devono ancora ratificare l’accordo.

Altre nazioni sono giunte ad un accordo in merito con gli Stati Uniti nei giorni scorsi, inclusa l’Ucraina, il 26 giugno 2014, oltre che la Thailandia, l’Arabia Saudita e la Guyana, il 24 giugno 2014.

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Francia e Svizzera promuovono lo scambio di informazioni in ambito fiscale

Le modifiche alla Convenzione contro la doppia imposizione (“double taxation convention” – DTC) tra Francia e Svizzera porteranno le disposizioni del Trattato sullo scambio di informazioni ad uno standard internazionale.

Un protocollo aggiuntivo alla Convenzione, firmato il 25 giugno 2014, consentirà alla Francia di salvaguardare le ulteriori informazioni provenienti dalla Svizzera sui singoli contribuenti, compreso il loro nome o indirizzo. L’emendamento prevede anche la possibilità di richiedere informazioni bancarie senza conoscere l’identità dell’istituto finanziario titolare del conto. Cio’ non è attualmente consentito ai sensi dell’attuale Convenzione contro la doppia imposizione. E’ stato proposto che la modifica venga applicata retroattivamente alle richieste di informazioni relative ai periodi dal 1 ° gennaio 2010 in poi.

L’accordo riveduto permetterà inoltre alla Svizzera di rispondere alle richieste di gruppo provenienti dalle Autorità francesi. Questo sarà possibile per gli “eventi imponibili” successivi al 2 febbraio 2013, data di entrata in vigore della legge federale svizzera sull’assistenza amministrativa internazionale in materia fiscale.

I due Paesi devono ora completare le necessarie procedure di ratifica nazionali prima che le modifiche possano entrare in vigore.

Secondo il Ministero delle Finanze francese, le Autorità svizzere si sono inoltre impegnate ad affrontare, entro novembre, le numerose richieste di informazioni per cui la Francia è ancora in attesa di una risposta. Entrambi i governi hanno concordato di monitorare e controllare che lo scambio di informazioni avvenga in modo regolare ed efficace.

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La Spagna considera i benefici derivanti dall’accordo di libero scambio UE-USA

Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha detto che la Spagna ricevera’ dei benefici sostanziali dall’accordo di libero scambio (FTA) attualmente in fase di negoziato tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

In risposta ad una domanda posta al ministro dell’alta camera del parlamento, Rajoy ha detto che il trattato sul libero scambio transatlantico potrebbe generare fino a 143.000 posti di lavoro, e non meno di 36.000 in Spagna.

La riduzione delle barriere tariffarie e non, l’apertura dei mercati, l’eliminazione della burocrazia, la semplificazione delle procedure e la restituzione dei costi operativi aprirà nuove opportunità agli operatori economici e creerà più scelta per i consumatori di entrambe le sponde dell’Atlantico, ha detto.

In base ai dati del governo spagnolo, il prodotto interno lordo dell’Unione europea potrebbe aumentare tra EUR 68bn (USD92.6bn) ed EUR 119bn; le esportazioni dall’UE potrebbero aumentare del 6%, mentre le esportazioni dagli USA potrebbero crescere dell’8%. Il trattato poi dovrebbe beneficiare ai contribuenti ed inoltre, il reddito disponibile di una famiglia media europea potrebbe aumentare di circa EUR 545 all’anno.

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Il Fondo Monetario Internazionale chiede una maggiore coesione globale in materia di tassazione sulle multinazionali

Il 25 giugno 2014 Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha pubblicato un rapporto che esamina la natura e le implicazioni politiche degli effetti transfrontalieri derivanti dalle politiche nazionali in materia di tassazione alle imprese.

Il rapporto, intitolato “Spillovers in International Corporate Taxation”, evidenzia come questi effetti possano essere significativi per i Paesi in via di sviluppo, che ricevono buona parte dei loro proventi dall’imposta sulle societa’. Le conseguenti perdite di gettito fiscale sono a volte molto consistenti in relazione ai ricavi totali del Governo: questo il parere espresso nel report.

“Il nostro lavoro di assistenza tecnica ai Paesi in via di sviluppo incontra spesso ingenti perdite di entrate causate da lacune e carenze del regime fiscale internazionale. Le somme in gioco possono essere ingenti, non solo relativamente all’imposta sulle società, ma con riferimento a tutte le entrate fiscali: in alcuni casi si parla del 10-15%”, ha spiegato Michael Keen, vice direttore del Dipartimento Affari Fiscali del Fondo Monetario Internazionale. “Il documento fornisce nuove prove sul fatto che tali effetti siano di grande importanza per i Paesi in via di sviluppo.”

La relazione ha evidenziato i rischi a cui vanno incontro i vari Paesi firmando i trattati fiscali bilaterali, come ad esempio i mancati introiti generati da ritenute alla fonte e l’erosione della base imponibile attraverso il cosiddetto “treaty shopping”. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulle ambiguità presenti in molte leggi fiscali aventi ad oggetto la tassazione delle plusvalenze all’estero, spesso collegate alle industrie estrattive. Ha poi sottolineato che molti Paesi non riescono a fornire protezione contro l’eccessivo “debt finance” o la manipolazione dei prezzi di trasferimento.

Il documento ha anche sottolineato che il quadro istituzionale per affrontare le ricadute internazionali è debole. Siccome la forza e la diffusione delle ripercussioni fiscali diventano sempre più evidenti, aumenta la necessita’ di un approccio inclusivo e meno frammentario alla cooperazione internazionale. […]

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L’UE fissa accordi tariffari di liberalizzazione con i partner orientali

L’Unione europea (UE) si è impegnata nel firmare nuovi accordi di associazione con la Georgia, la Moldavia e l’Ucraina diretti ad eliminare le barriere tariffarie nel commercio.

L’Unione europea firmerà gli accordo nella loro interezza con la Georgia e la Moldova il 27 giugno, ed è prossima a completare il processo di firma con l’Ucraina. Ogni accordo prevede una globale e dettagliata zona di libero scambio, e garantirà la progressiva eliminazione dei dazi doganali e dei contingenti, l’armonizzazione delle leggi, norme e regolamenti in vari settori legati al commercio.

La Commissione europea si aspetta che le produzioni agricole della Georgia diventeranno più attraenti sul mercato dell’UE, grazie all’esenzione dal pagamento dei dazi d’importazione nell’UE per un valore EUR 5.7m (USD7.8m) sui prodotti di base, e 0,5 milioni di EUR per i prodotti lavorati. Anche l’agricoltura moldava beneficerà dall’eliminazione dei dazi d’importazione per un valore di EUR 43m sui prodotti di base ed EUR 3m sui prodotti lavorati.

Gli accordi prevedono l’applicazione provvisoria prima della ratifica da parte degli Stati membri del Parlamento europeo e dell’UE, un processo che può richiedere del tempo per essere completato. L’applicazione provvisoria inizierà il primo giorno del secondo mese successivo che sia i paesi dell’Unione europea che i rispettivi partner avranno soddisfatto le procedure richieste.

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L’Unione Europea respinge il ricorso della Russia sui dazi anti-dumping

Il 18 giugno 2014 l’Unione Europea ha respinto la richiesta della Russia avente ad oggetto la creazione di un collegio per la risoluzione delle controversie in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) per esaminare le misure antidumping dell’UE sulle importazioni dalla Russia.

La Russia ha chiesto la costituzione di un comitato, dicendo che alcune misure antidumping dell’Unione Europea e le metodologie di “aggiustamento costo” utilizzate dall’Unione Europea per il calcolo dei margini di dumping hanno gravemente ostacolato il commercio e sollevato preoccupazioni. Secondo la Russia, le misure sono incompatibili con una serie di accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Le consultazioni si sono tenute a febbraio e aprile 2014, ma il problema non e’ stato risolto; da cio’ deriva la nuova richiesta avanzata dalla Russia. L’Unione Europea ha spiegato che le accuse della Russia risultano infondate ed ha ribadito la piena conformità di tali misure con gli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, decidendo quindi di non acconsentire alla costituzione del collegio.

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L’OCSE invita il Canada a considerare la carbon tax

L’11 giugno 2014, il segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE), Angel Gurria, ha presentato l’ultima indagine economica del Canada, che raccomanda alcune riforme fiscali per affrontare i costi ambientali di estrazione delle risorse minerarie e migliorare la sostenibilità fiscale.

Presentando la relazione alla 20° Conferenza annuale di Montreal, Gurria ha detto: “Lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili deve essere gestito con attenzione, sia per minimizzare gli impatti ambientali negativi di oggi, che per garantire un domani migliore per le generazioni future.”

Nel suo rapporto, l’OCSE ha raccomandato che il governo federale aumenti le tasse per le risorse non rinnovabili a livello provinciale, e aumenti la quota di ricavi che vengono salvati. La relazione afferma che il Canada si è affidato “principalmente sul regolamento – orientamento di politiche per affrontare circostanze specifiche in singoli settori“.

“Applicando imposte generalmente basse sul consumo di energia a livello nazionale, il Canada tassa effettivamente il carbone ad un’aliquota tra le più basse tra i paesi membri dell’OCSE.”

Strumenti di mercato, come i permessi negoziabili e la carbon tax, tendono ad essere più efficiente che le regolamentazione in cui le emissioni sono facilmente misurabili, dal momento che tali strumenti forniscono un incentivo dinamico per ridurre le emissioni dove è meno costoso farlo“, dice il rapporto.

Sul miglioramento della sostenibilità delle finanze pubbliche, la relazione raccomanda al governo federale di “ridurre [quelle] imposte sul reddito delle persone fisiche che non sono più in linea con gli obiettivi strategici, per migliorare l’efficienza e l’equità del sistema fiscale“.

C’è inoltre la possibilità per il governo federale di aumentare l’efficienza e ridurre le disparità di reddito riducendo ulteriormente le agevolazioni fiscali che avvantaggiano i redditi relativamente alti delle famiglie“, afferma.

La relazione individua le misure di sostegno a beneficio delle famiglie a più alto reddito come “il reddito derivante da credito pensionistico, credito d’imposta per acquisto della prima casa, l’esclusione dei premi di assicurazione per malattia versati dai datori di lavoro su reddito imponibile, la non tassazione delle plusvalenze sulle residenze principali e sul trattamento preferenziale delle stock option“.

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Fondo Monetario internazionale: L’Irlanda dovrebbe puntare al recupero aumentando le aliquote IVA

Nella sua prima revisione da quando l’Irlanda ha emesso il suo programma di salvataggio, il Fondo Monetario Internazionale ha chiesto al Governo di concentrarsi sulle misure per ampliare la base imponibile, piuttosto che sugli aumenti delle tasse.

Nella sua relazione post-salvataggio, il Fondo Monetario Internazionale raccomanda alle Autorità di ampliare il numero di prodotti che rientrano nel regime IVA. Questo potrebbe portare ad un aumento fino all’uno per cento del prodotto interno lordo (PIL). Si potrebbe anche pensare di eliminare l’aliquota IVA ridotta del nove per cento per le attività legate al turismo, con un impatto potenziale sulle entrate fino a 0,5% del Prodotto Interno Lordo.

Altre opzioni includono la riduzione dei principali crediti di imposta sul reddito e l’abbassamento del punto di ingresso per le fasce di imposta sul reddito. Questo potrebbe aumentare i ricavi, e potenzialmente produrre fino al 0,5 per cento di PIL, sulla base di una riduzione del sette per cento di crediti e scaglioni fiscali.

Il Fondo Monetario Internazionale chiede inoltre che eventuali tagli fiscali vengano compensati da altre misure, per garantire che venga mantenuto  l’aggiustamento fiscale programmato.

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