Europa centrale e orientale: divario IVA pari a 28 miliardi di Euro

eu-712739_640Secondo quanto evidenziato da un nuovo studio pubblicato da Pwc, le entrate IVA non riscosse costeranno al tesoro di cinque Paesi dell’Europa centrale e orientale circa 28,2 miliardi di Euro (pari a 32 miliardi di dollari Usa) all’anno.

Il report, presentato nel corso di una conferenza tenuta da PwC a Bucarest il 23 giugno e basato sui dati raccolti dall’Eurostat, mostra che il divario IVA – e cioe’ la differenza tra le entrate IVA teoriche (applicando l’aliquota piena e non quella ridotta) e i ricavi effettivi – variava dal 19,1% in Repubblica Ceca a poco meno del 40% in Romania. E’ stato evidenziato un notevole divario anche in Ungheria (20,8%), Slovacchia (28,3%), e Polonia (29,2%).

PwC ha inoltre evidenziato che, in termini di ricavi, nel periodo 2014/15, l’ammontare di entrate relative all’IVA non riscosse in Repubblica Ceca e’ stato pari a 3,1 miliardi di Euro, 2,6 miliardi di Euro in Ungheria, 8,3 miliardi di Euro in Romania, 12 miliardi di Euro in Polonia e 2,2 miliardi di Euro in Slovenia.

Daniel Anghel, Indirect Taxes Leader di PwC, ha evidenziato che, mentre un certo numero di paesi CEE hanno introdotto misure per ridurre le dimensioni dei loro divari IVA, questi Paesi hanno ottenuto risultati contrastanti.

“Tali programmi hanno già dato ottimi risultati in Slovacchia, dove il divario IVA è stato ridotto dal 33,9 per cento al 28,3 per cento in un solo anno. Il risultato e’ stato ottenuto grazie ad una serie di misure come l’introduzione da parte dell’amministrazione finanziaria di software di analisi capaci di valutare i dati delle dichiarazioni fiscali in tempo reale, la creazione di un comitato per indagare le maggiori frodi fiscali in collaborazione con la polizia e i pubblici ministeri, e la creazione di tribunali specializzati in materia fiscale”.

“Tuttavia, numerosi altri Paesi sembrano in difficolta’ nell’affrontare il problema del divario dell’IVA. Sia Polonia che Romania hanno segnalato alti livelli di IVA non riscossi nel 2015; la Romania e’ addirittura l’ultimo tra gli Stati membri dell’UE in termini di riscossione dell’IVA. E’ quindi chiaro che le autorità di questi paesi hanno bisogno di rivalutare l’impatto delle misure adottate, tra cui i controlli sulle registrazioni IVA, come ad esempio il modulo 088 per l’IVA in Romania, che non sembrano portare i risultati desiderati in termini di riduzione delle frodi IVA e aumento della riscossione delle imposte”, ha aggiunto Anghel.

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