Brexit: l’impatto sull’industria sportiva

A meno di 5 mesi dall’uscita dall’Unione Europea prevista per il 29 marzo 2019, continua ad esserci incertezza circa il potenziale impatto che la Brexit avrà sull’industria dello sport e sull’intera nazione in generale.

Il Regno Unito e l’Unione Europea devono ancora portare a termine i loro negoziati sulle condizioni del recesso del Regno Unito e sembra più probabile che questo debba essere esteso.

Fino a quando il Regno Unito farà parte dell’Unione Europea, la libera circolazione e il diritto comunitario continueranno ad essere applicati. Ciò include la libertà di viaggiare, risiedere e lavorare liberamente in qualsiasi stato membro.

In preparazione dell’uscita dall’Unione Europea, il Regno Unito ha già introdotto lo schema di regolamento europeo. Tale schema fornirà una base su cui i cittadini dell’UE residenti nel Regno Unito ed i loro familiari potranno richiedere uno status ai sensi della Legge britannica sull’Immigrazione. Essa ha appena iniziato la sua seconda fase di prova, che si concluderà il 21 dicembre 2018, con un completo lancio ufficiale previsto per marzo 2019, momento in cui gli atleti e le loro famiglie dovrebbero essere in grado di presentare la relativa domanda.

Il sistema si baserà esclusivamente sulla residenza, pertanto non è richiesto ai cittadini europei di mostrare di aver esercitato nel Regno Unito i diritti derivanti dai trattati (ad esempio lavorando). I cittadini europei che sono stati residenti in UK per 5 anni otterranno il “settled status” e coloro che devono ancora completare i cinque anni otterranno il “pre-settled status”.

Anche se si presuppone che il processo di candidatura sarà veloce e semplice, bisogna considerare il fatto che in UK vi sono 3.6 milioni di cittadini europei e che il termine per presentare la domanda non è fino al 30 giugno 2021.

L’accordo relativo all’uscita del Regno Unito dall’UE è ancora in fase di negoziazione e ci sono state parecchie ipotesi sull’impatto che potrebbe avere il non raggiungimento di un accordo, con alcune preoccupazioni circa l’impatto che questo potrebbe avere ad esempio sul periodo di trasferimento nell’estate 2019.

Se viene raggiunto un accordo sulla base dei termini attuali dell’accordo di uscita, la libera circolazione continuerà fino al 31 dicembre 2020 ed i cittadini europei che entreranno nel Regno Unito entro le 23:59 del 31 dicembre 2020 saranno protetti dai termini dell’accordo di uscita.

Attualmente non esiste alcun meccanismo che consenta al Governo, alle forze poste al confine, ai datori di lavoro, ai proprietari ecc. di distinguere tra un cittadino europeo residente nel Regno Unito prima del 29 marzo 2019 e coloro che invece entreranno nel Regno Unito dopo il 29 marzo 2019. Di conseguenza, il Ministro degli Interni ha confermato che, anche in caso di mancato accordo, la libera circolazione, per una questione di praticità, dovrà continuare durante un “periodo di transizione ragionevole”.

Pertanto, accordo o no, il 30 marzo 2019 non dovrebbe esserci alcun “cliff edge” ed il periodo di trasferimento previsto per l’estate 2019 non dovrebbe essere influenzato. Per quanto tempo possa durare un periodo di transizione, nel caso di un no deal, è un’ipotesi difficile da indovinare.

Da notare, l’accordo relativo all’uscita dall’UE non include attualmente Norvegia, Liechtenstein, Islanda o Svizzera e negoziati fatti con questi paesi.

Il Governo ha dichiarato che era in attesa della pubblicazione del rapporto finale del Comitato Consultivo sulla Migrazione (MAC) relativo appunto alla Migrazione nel Regno Unito prima di pubblicare la Legge sull’Immigrazione che delinea il futuro sistema di immigrazione del Regno Unito. Tuttavia, il rapporto del MAC è uscito a settembre 2018 e la Legge sull’Immigrazione non è stata ancora pubblicata.

Si prevede l’applicazione da parte del Governo delle raccomandazioni del MAC e la non concessione di un trattamento preferenziale nei confronti dei cittadini dell’UE. Il rapporto non fa una menzione specifica sulle possibili opzioni di immigrazione per chi fa parte del mondo dello sport. Invece la sua raccomandazione generale consisteva nel fatto che il Regno Unito avrebbe dovuto concentrarsi sull’abilitazione di una migrazione più qualificata insieme a una politica più restrittiva sulle migrazioni meno qualificate nella progettazione del suo sistema post-Brexit. Sebbene ciò possa significare che l’ingresso di atleti di alto livello sarà comunque agevolato, l’accesso per i lavoratori meno qualificati che sostengono lo sport come attività commerciale potrebbe essere limitato.

L’attuale sistema di immigrazione applicabile agli atleti/allenatori non appartenenti al SEE è un punto che si basa sulla richiesta di sponsorizzazione. Il criterio è altamente selettivo e richiede agli atleti di essere riconosciuti a livello internazionale e al massimo livello e di soddisfare i criteri specifici previsti per un particolare tipo di sport.

Se il Governo deciderà di applicare l’attuale sistema di immigrazione nei confronti dei cittadini europei, attuando le restrizioni in atto, allora ciò potrebbe comportare delle gravi conseguenze sull’industria sportiva. Ad esempio, i club inglesi potrebbero non essere più in grado di beneficiare dell’eccezione UE/SEE alla regola generale della FIFA che vieta i trasferimenti internazionali di giocatori di età inferiore ai 18 anni.

Gli sport e le attività sportive contribuiscono in modo significativo all’economia del Regno Unito, generando un valore aggiunto lordo di 20,3 miliardi di sterline solo in Inghilterra (1,9% del totale dell’Inghilterra) e sostenendo oltre 400.000 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno (il 2,3% di tutti i posti di lavoro in Inghilterra). Pertanto, qualsiasi nuovo sistema di immigrazione dovrà garantire la non introduzione di barriere che potrebbero avere un impatto negativo su questo settore e che potrebbero ostacolare la crescita.

Per quegli atleti o lavoratori europei che sono nel settore sportivo, il consiglio è quello di verificare la loro situazione attuale e chiedere assistenza legale nel caso in cui siano preoccupati delle possibili implicazioni che potrebbero derivare dalla Brexit, specialmente per coloro che potrebbero non risultare residenti in UK prima del 31 dicembre 2020.

Dovrebbe essere presa in considerazione la possibilità di presentare ora una domanda di residenza permanente o di cittadinanza britannica o di presentare prima o poi una domanda ai sensi dello schema del regolamento europeo al fine di proteggere la propria posizione.

Per coloro che desiderano trasferirsi nel Regno Unito dopo la Brexit, è importante tenere il passo con i negoziati di uscita man mano che questi si sviluppano al fine di determinare in che modo questi possano essere “colpiti”.

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