Brexit: deal o no-deal, potenziali conseguenze nel settore legale

Con l’avvicinarsi del 31 ottobre, data d’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, crescono le incertezze e le preoccupazioni sugli effetti della Brexit. Crescono anche le preoccupazioni dellee aziende che svolgono la propria attività nel Regno Unito e dei loro consulenti legali, soprattutto per quanto concerne il contenuto di un eventuale accordo.

Inoltre, oltre ad aiutare le imprese a navigare nella totale incertezza, i dipartimenti legali stanno valutando in che modo i potenziali cambiamenti al diritto in capo agli avvocati inglese di esercitare nell’Unione Europea potrebbero pesare sulle problematiche legali delle imprese a livello europeo.

Altro aspetto importante e’ l’impatto che avra’ la Brexit sul segreto professionale in ambito europeo. Molte imprese che fanno affidamento su avvocati inglesi per ottenere consulenza legale sono consapevoli che, a meno che non venga aggiunto un accordo che preveda il contrario, la Brexit togliera’ agli avvocati inglesi il diritto ad esercitare nei tribunali dell’Unione Europea o svolgere attivita’ di consulenza nell’Unione Europea.

L’Associazione dei consulenti aziendali (ACC) ha da sempre sostenuto il segreto professionale legale come condizione necessaria per l’efficacia della conformità aziendale. La ACC lavora, da sempre, per informare i legislatori, i regolatori e le parti interessate alle imprese in merito al valore del privilegio professionale legale, sostenendo l’estensione di tale privilegio ai consulenti interni dinanzi agli organi e ai tribunali dell’Unione Europea.

In assenza di un accordo, i legali del Regno Unito che vorranno svolgere la propria attività in Europa, saranno trattati come gli avvocati di Paesi Terzi; dovranno, quindi, avvalersi dell’ammissione in un altro stato membro dell’UE per continuare a godere del loro status privilegiato dinanzi ai tribunali e agli organi di governo dell’UE.

Una volta che il Regno Unito uscira’ dall’Unione Europea, gli avvocati inglesi dovranno fare affidamento unicamente sull’ammissione alla professione in un altro stato membro dell’Unione Europea al fine di poter godere del loro status privilegiato dinnanzi ai tribunali europei o altri enti governativi.

Pertanto, anche la clientela o le societa’ che necessitano di consulenza legale in ambito europeo dovranno assicurarsi che i loro avvocati siano stati ammessi ad esercitare la professione in uno stato membro dell’Unione Europea.

Un altro elemento importante riguarda i privilegi interni dei consulenti legali inglesi, i quali godono di uno status privilegiato davanti ai tribunali e alle autorità a livello nazionale.  L’ ACC conta ben 16 giurisdizioni europee in cui i consulenti interni hanno una qualche forma di privilegio professionale legale: Belgio, Cipro, Finlandia, Germania, Grecia, Ungheria, Islanda, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Norvegia, Malta, Polonia, Portogallo, Spagna e Regno Unito.

Nonostante la remota possibilita’ di un eventuale accordo che vada a risolvere alcune delle difficolta’ nel settore legale, ad oggi non sembra ipotizzabile che tale accordo riesca a garantire al Regno Unito un potere politico tale da influenzare le disposizioni europee in tema di privilegio.

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