Un gruppo di 11 paesi dell’Unione europea (UE) non è riuscito a raggiungere l’accordo sulla proposta di tassare le transazioni finanziarie prima della scadenza autodeterminata.
La cosiddetta “EU11” e’ rimasta divisa sulla forma di una futura tassazione sulle transazioni finanziarie. I ministri si sono riuniti a Bruxelles l’8 dicembre, ma i negoziatori avrebbero dichiarato che un accordo non sarebbe possibile entro la fine dell’anno.
Un documento preparato dall’Italia, in anticipo rispetto alla riunione e visto da Reuters, avverte che non c’era sufficiente chiarezza su come sarebbe stato raccolto il prelievo. “Ulteriori riflessioni” sull’applicazione delle proposte sarebbero necessarie. Dopo l’incontro, il Ministro delle Finanze francese Michel Sapin ha dichiarato che un nuovo tentativo sarà fatto nel 2015.
Nel mese di maggio, 10 degli 11 Stati che si sono impegnati all’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie, hanno firmato una dichiarazione congiunta che stabilisce la loro intenzione di lavorare per la progressiva attuazione del prelievo. Gli stessi hanno confermato che avrebbero dovuto concentrarsi inizialmente sulla tassazione delle azioni ed alcuni derivati. L’imposta avrebbe dovuto entrare in vigore dal 1° gennaio 2016, ma ad oggi appare improbabile.
La Slovenia è stata l’unica giurisdizione a non aver messo il suo nome alla dichiarazione di maggio. Il primo ministro Alenka Bratušek poi ha detto al Parlamento sloveno che la base imponibile proposta per la FTT era troppo ridotta. Almeno nove Stati membri dell’UE devono essere disposti ad essere coinvolti in una “maggiore procedura di cooperazione” affinché il processo possa andare avanti.
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