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L’UE fissa accordi tariffari di liberalizzazione con i partner orientali

L’Unione europea (UE) si è impegnata nel firmare nuovi accordi di associazione con la Georgia, la Moldavia e l’Ucraina diretti ad eliminare le barriere tariffarie nel commercio.

L’Unione europea firmerà gli accordo nella loro interezza con la Georgia e la Moldova il 27 giugno, ed è prossima a completare il processo di firma con l’Ucraina. Ogni accordo prevede una globale e dettagliata zona di libero scambio, e garantirà la progressiva eliminazione dei dazi doganali e dei contingenti, l’armonizzazione delle leggi, norme e regolamenti in vari settori legati al commercio.

La Commissione europea si aspetta che le produzioni agricole della Georgia diventeranno più attraenti sul mercato dell’UE, grazie all’esenzione dal pagamento dei dazi d’importazione nell’UE per un valore EUR 5.7m (USD7.8m) sui prodotti di base, e 0,5 milioni di EUR per i prodotti lavorati. Anche l’agricoltura moldava beneficerà dall’eliminazione dei dazi d’importazione per un valore di EUR 43m sui prodotti di base ed EUR 3m sui prodotti lavorati.

Gli accordi prevedono l’applicazione provvisoria prima della ratifica da parte degli Stati membri del Parlamento europeo e dell’UE, un processo che può richiedere del tempo per essere completato. L’applicazione provvisoria inizierà il primo giorno del secondo mese successivo che sia i paesi dell’Unione europea che i rispettivi partner avranno soddisfatto le procedure richieste.

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L’Unione Europea respinge il ricorso della Russia sui dazi anti-dumping

Il 18 giugno 2014 l’Unione Europea ha respinto la richiesta della Russia avente ad oggetto la creazione di un collegio per la risoluzione delle controversie in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) per esaminare le misure antidumping dell’UE sulle importazioni dalla Russia.

La Russia ha chiesto la costituzione di un comitato, dicendo che alcune misure antidumping dell’Unione Europea e le metodologie di “aggiustamento costo” utilizzate dall’Unione Europea per il calcolo dei margini di dumping hanno gravemente ostacolato il commercio e sollevato preoccupazioni. Secondo la Russia, le misure sono incompatibili con una serie di accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Le consultazioni si sono tenute a febbraio e aprile 2014, ma il problema non e’ stato risolto; da cio’ deriva la nuova richiesta avanzata dalla Russia. L’Unione Europea ha spiegato che le accuse della Russia risultano infondate ed ha ribadito la piena conformità di tali misure con gli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, decidendo quindi di non acconsentire alla costituzione del collegio.

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L’OCSE invita il Canada a considerare la carbon tax

L’11 giugno 2014, il segretario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OCSE), Angel Gurria, ha presentato l’ultima indagine economica del Canada, che raccomanda alcune riforme fiscali per affrontare i costi ambientali di estrazione delle risorse minerarie e migliorare la sostenibilità fiscale.

Presentando la relazione alla 20° Conferenza annuale di Montreal, Gurria ha detto: “Lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili deve essere gestito con attenzione, sia per minimizzare gli impatti ambientali negativi di oggi, che per garantire un domani migliore per le generazioni future.”

Nel suo rapporto, l’OCSE ha raccomandato che il governo federale aumenti le tasse per le risorse non rinnovabili a livello provinciale, e aumenti la quota di ricavi che vengono salvati. La relazione afferma che il Canada si è affidato “principalmente sul regolamento – orientamento di politiche per affrontare circostanze specifiche in singoli settori“.

“Applicando imposte generalmente basse sul consumo di energia a livello nazionale, il Canada tassa effettivamente il carbone ad un’aliquota tra le più basse tra i paesi membri dell’OCSE.”

Strumenti di mercato, come i permessi negoziabili e la carbon tax, tendono ad essere più efficiente che le regolamentazione in cui le emissioni sono facilmente misurabili, dal momento che tali strumenti forniscono un incentivo dinamico per ridurre le emissioni dove è meno costoso farlo“, dice il rapporto.

Sul miglioramento della sostenibilità delle finanze pubbliche, la relazione raccomanda al governo federale di “ridurre [quelle] imposte sul reddito delle persone fisiche che non sono più in linea con gli obiettivi strategici, per migliorare l’efficienza e l’equità del sistema fiscale“.

C’è inoltre la possibilità per il governo federale di aumentare l’efficienza e ridurre le disparità di reddito riducendo ulteriormente le agevolazioni fiscali che avvantaggiano i redditi relativamente alti delle famiglie“, afferma.

La relazione individua le misure di sostegno a beneficio delle famiglie a più alto reddito come “il reddito derivante da credito pensionistico, credito d’imposta per acquisto della prima casa, l’esclusione dei premi di assicurazione per malattia versati dai datori di lavoro su reddito imponibile, la non tassazione delle plusvalenze sulle residenze principali e sul trattamento preferenziale delle stock option“.

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Fondo Monetario internazionale: L’Irlanda dovrebbe puntare al recupero aumentando le aliquote IVA

Nella sua prima revisione da quando l’Irlanda ha emesso il suo programma di salvataggio, il Fondo Monetario Internazionale ha chiesto al Governo di concentrarsi sulle misure per ampliare la base imponibile, piuttosto che sugli aumenti delle tasse.

Nella sua relazione post-salvataggio, il Fondo Monetario Internazionale raccomanda alle Autorità di ampliare il numero di prodotti che rientrano nel regime IVA. Questo potrebbe portare ad un aumento fino all’uno per cento del prodotto interno lordo (PIL). Si potrebbe anche pensare di eliminare l’aliquota IVA ridotta del nove per cento per le attività legate al turismo, con un impatto potenziale sulle entrate fino a 0,5% del Prodotto Interno Lordo.

Altre opzioni includono la riduzione dei principali crediti di imposta sul reddito e l’abbassamento del punto di ingresso per le fasce di imposta sul reddito. Questo potrebbe aumentare i ricavi, e potenzialmente produrre fino al 0,5 per cento di PIL, sulla base di una riduzione del sette per cento di crediti e scaglioni fiscali.

Il Fondo Monetario Internazionale chiede inoltre che eventuali tagli fiscali vengano compensati da altre misure, per garantire che venga mantenuto  l’aggiustamento fiscale programmato.

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Portogallo: proposta una tassa sul gioco on-line

Il parlamento portoghese discuterà un progetto di legge sulla regolamentazione e la tassazione del settore del gioco online prima del 10 luglio 2014.

Il disegno di legge mira a liberalizzare il gioco d’azzardo online e a consentire agli operatori stranieri di richiedere le licenze. Il regime dovrebbe prevedere un’aliquota fiscale tra il 15 ed il 20%.

Il sistema normativo portoghese per il gioco online andra’ probabilmente ad allinearsi con le normative in atto in Paesi vicini quali Spagna, Francia e Italia.

Le entrate generate dalla liberalizzazione del gioco d’azzardo dovrebbero di fatto sostenere il Governo portoghese nel realizzare i suoi obiettivi di bilancio. All’inizio di questo mese, la Corte costituzionale ha vietato alcune delle misure di austerità previste nel bilancio 2014, lasciando il Governo con una lacuna fiscale di 700 milioni di Euro (pari a 951.95 milioni di dollari USA).

Il Ministero delle Finanze ha preso in considerazione delle proposte per la regolamentazione del gioco online per tre anni, ma l’adozione di una normativa completa è stata piuttosto lenta a causa dell’opposizione politica al piano legislativo. Una riforma delle leggi sul gioco online in Portogallo era uno dei punti chiave del programma di aiuti di 78 miliardi di Euro previsto dal Paese, uscito all’inizio di questo mese.

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Le imprese belghe attendono le riduzioni promesse sugli adempimenti burocratici

La Federazione delle imprese belghe (FEB), ha invitato il prossimo governo a mantenere l’impegno del governo uscente di ridurre gli oneri sulle imprese di EUR 1.9bn. Il gruppo sostiene che i costi amministrativi sono diminuiti solo di EUR 380m, e il leggero miglioramento non è stato equamente distribuito tra le imprese.

Nella sua recente indagine su 650 imprese, la FEB ha rilevato che il 90 % dei costi amministrativi sono aumentati in modo significativo, mentre più della metà ha stimato che le spese sono aumentate tra il 20 e il 50 % negli ultimi 15 anni.

La Federazione ha detto che un nuovo governo dovrebbe guardare a semplificare gli obblighi di comunicazione, di migliorare lo stato di avanzamento delle revisioni, e di fornire norme fiscali efficaci, coerenti e prevedibili. Ha detto che il governo dovrebbe vietare l’applicazione retroattiva delle misure fiscali al fine di garantire certezza per le imprese locali e gli investitori.

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Nonostante i nuovi dazi, il G-20 spinge per un commercio piu’ libero

Secondo l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO – World Trade Organisation), il Gruppo delle venti Nazioni ha avviato 88 nuove indagini anti-dumping tra il 15 novembre 2013 ed il  15 maggio 2014, anche se di fatto si e’ verificata una netta diminuzione delle misure commerciali restrittive.

La cifra testimonia un aumento rispetto alle 76 inchieste antidumping avviate tra il 15 novembre 2012 e 15 maggio 2013.

L’aumento di inchieste nell’ultimo periodo è dovuto all’incremento di attività anti-dumping in Paesi quali Australia, Brasile, Corea del Sud e Stati Uniti: cosi’ riferisce il report “G-20 Trade Measures” dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Tale aumento ha più che compensato il calo di inchieste di Argentina e India che, nell’ultimo periodo, hanno avviato in totale solamente 13 indagini.

L’Organizzazione Mondiale del Commercio ha sottolineato che fin dalla prima relazione di monitoraggio distribuita nel settembre 2009, il numero di inchieste antidumping avviate dai membri del G-20 è diminuita fino alla metà del 2011. Le attività antidumping si sono riprese rapidamente nella seconda metà del 2011, raggiungendo un picco nel 2013, con 238 nuove indagini avviate dai membri del G-20. “Non è improbabile” che le indagini avviate raggiungeranno cifre simili entro la fine del 2014: queste le previsioni del report.

Il report ha anche dimostrato che gli Stati membri del G-20 hanno avviato solamente 12 inchieste sui dazi compensativi nel secondo periodo, e cioe’ di meno rispetto alle 17 indagini del primo periodo. Solo cinque Stati membri del G-20 – e cioe’ Australia, Brasile, Canada, Unione Europea e gli Stati Uniti – si sono dimostrati attivi, aumentando sensibilmente il numero di indagini, passando da una nel primo periodo a cinque nel secondo periodo. Il Brasile e il Canada non hanno invece avviato nuove indagini nel secondo periodo, a fronte di un totale di sei indagini nel primo periodo.

In generale, c’è stato un leggero calo nelle nuove restrizioni commerciali attuate dai membri del G-20. Nel periodo compreso tra metà novembre 2013 e metà maggio 2014, sono state messe in atto 112 nuove misure commerciali restrittive dai Paesi membri del G-20. La cifra corrispondente al periodo tra metà maggio e metà novembre 2013 era di 116 nuove misure.

Il rapporto ha anche evidenziato un aumento delle misure di liberalizzazione degli scambi commerciali. Nell’ultimo periodo, e’ stato adottato un numero totale di 93 misure da parte degli Stati membri del G-20, rispetto alle 57 misure adottate nel periodo da metà maggio a metà novembre 2013.

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Il Qatar respinge le esenzioni fiscale per gli investitori stranieri

Il Consiglio Consultivo del Qatar ha respinto la proposta di esonerare i soggetti stranieri e gli investitori istituzionali dal pagamento di tasse sulle plusvalenze e sull’imposta sul reddito da investimenti sul mercato azionario domestico.

La proposta, che è stata approvata dallo Stato Ministri ed il Comitato finanziario e degli affari economici, ha cercato di concedere ai soggetti stranieri ed agli investitori istituzionali azionari esenzioni dalle imposte sulle plusvalenze, sui redditi da dividendi ed interessi da obbligazioni, e buoni del Tesoro ed obbligazioni.

Il Consiglio consultivo ha respinto un progetto di legge sull’esenzione, chiedendo la revisione di tre dei suoi articoli. Il Consiglio ha sostenuto che la concessione di condizioni favorevoli per gli investitori azionari stranieri non beneficerebbe all’economia del Qatar, dal momento che molti investitori stranieri escono dal mercato dopo aver ottenuto il profitto.

Un portavoce del Consiglio ha affermato che gli investitori stranieri nel mercato azionario dovrebbero essere trattati come proprietari stranieri di società in Qatar. “Se tassiamo un’impresa non del Qatar proprietaria di una società o industria del Qatar, perché dovremmo esonerare un investitore azionario dal pagamento delle tasse sui profitti che egli fa attraverso plusvalenze o proventi da dividendi o interessi su strumenti di debito?” ha detto.

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