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Sud Africa: l’EPA prevede una tassa sull’esportazione dei minerali

Secondo il Ministro sudafricano dell’Industria e del Commercio Rob Davies, uno dei principali vantaggi che il suo Paese ha ottenuto dall’adesione all’Economic Partnership Agreement (EPA – Accordo di paternariato economico) con l’Unione Europea consiste nel fatto che il nuovo trattato lascia un po’ di spazio  all’introduzione di un’imposta sull’esportazione dei minerali.

Una volta attuato, l’Economic Partnership Agreement consentirà un accesso al mercato europeo in regime di esenzione da dazi e contingenti per quei prodotti – in particolare prodotti agricoli – provenienti dai sei Stati membri della Southern African Development Community (SADC) – Botswana, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sudafrica e Swaziland. L’accordo sugli Scambi, lo Sviluppo e la Cooperazione tra la Comunita’ Europea e la Repubblica del Sudafrica (TDCA) verra’ definitivamente aggiornato.

Davies ha detto che il Sud Africa aveva cercato di migliorare l’accesso al mercato europeo al di la’ di quanto attualmente ottenuto ai sensi del TDCA bilaterale, in particolare l’accesso per i prodotti agricoli del Sud Africa.

Il Sud Africa ha ottenuto un migliore accesso al mercato per 32 tipi di prodotti agricoli, con un significativo miglioramento dell’accesso al mercato comunitario per il vino (110 milioni di litri in regime duty-free), lo zucchero (150.000 tonnellate in regime duty-free) e l’etanolo (80.000 tonnellate in regime duty free). E’ stato inoltre migliorato l’accesso per le esportazioni di fiori, latticini, e frutta.

Il Ministro Davies ha inoltre attribuito grande importanza all’allentamento delle restrizioni fiscali imposte dall’EPA all’esportazione di prodotti minerali, che sono stati effettivamente ristrette dal TDCA al prelievo sull’esportazione dei diamanti. Anche se la rimozione di tali restrizioni è stata arrestata dall’Unione Europea, Davies ha sottolineato che le tasse sull’esportazione sono stati autorizzate in base alle norme dell’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organisation).

Anche se il Governo attualmente non ha in programma di introdurre ulteriori tasse di esportazione, ha pero’ aggiunto che una tale mossa sarebbe di grande aiuto per gli Stati membri della Southern African Development Community (SADC) per sostenere i rispettivi programmi di futura industrializzazione, programmi che guardano a ridurre le esportazioni di minerali grezzi, aumentando la lavorazione dei minerali nazionali.

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Riforma IRPEF proposta in Portogallo

Il Ministro portoghese delle Finanze, Maria Luis Albuquerque, ha presentato una serie di proposte di revisione del regime sulle imposte sul reddito delle persone fisiche (IRS).

Una delle principali proposte è di aumentare la soglia di esenzione sul reddito delle famiglie da 4,104 (USD5, 549) a EUR 8,145, una misura che colpirebbe circa il 20 % della popolazione. Le proposte del governo prevedono inoltre che tale soglia possa essere regolata in base al numero dei familiari, per garantire che il sistema sia progressivo.

Altre misure interessano le famiglie ed includono la possibilità per i coniugi di essere tassati separatamente Un altro cambiamento riguarda il concetto di persona a carico ai fini fiscali, prevede di includere in tale categoria i disoccupati fino ai 25 anni di età, che vivono e dipendono economicamente dai genitori.

Altre proposte contenute nel progetto di riforma sul IRS, includono incentivi per incoraggiare l’imprenditorialità attraverso singole agevolazioni fiscali sul reddito del 50 %, e del 25 % durante i primi due anni di lavoro autonomo. Altre misure mirano a promuovere il risparmio, e prospettano l’introduzione di esenzioni fiscali sulle pensioni per le vedove di soldati uccisi durante il servizio militare. Sgravi fiscali verrebbero anche introdotti per coloro che percorrono più di 100 chilometri per lavoro.

Verrebbe introdotta una dichiarazione dei redditi semplificata, consentendo a tutti i contribuenti che presentano dichiarazione non congiunta con altri familiari di beneficiare di informazioni che vengono precompilato dalle autorità fiscali. Si stima che ciò sosterrà 1,7 milioni di contribuenti.

Le proposte contenute nel progetto di riforma sono aperte alla consultazione pubblica fino al 20 settembre 2014.

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L’OCSE pubblica il nuovo standard sullo scambio di informazioni fiscali

Il 21 luglio 2014 l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha pubblicato il nuovo standard globale per lo scambio automatico di informazioni finanziarie in materia fiscale (Automatic Exchange of Financial Account Information in Tax Matters), considerando tale mossa come un altro passo importante verso una maggiore trasparenza fiscale e verso la fine del segreto bancario.

Il nuovo standard invita i Governi a reperire informazioni dettagliate dalle rispettive istituzioni finanziarie e a scambiare annualmente tali informazioni con le altre giurisdizioni. La nuova normativa disciplina le informazioni sugli interessi, sui saldi, sui dividendi e sui proventi delle vendite di attività finanziarie, e contempla inoltre la disciplina dei conti detenuti da persone fisiche e giuridiche, inclusi trust e fondazioni.

La nuova disciplina comprende anche un commentario ed una guida per la sua attuazione da parte dei governi e delle istituzioni finanziarie; questa prevede inoltre dei dettagliati accordi standard, così come uno standard per l’armonizzazione delle soluzioni tecniche ed informatiche e dei requisiti standard per una trasmissione dati sicura. L’OCSE presenterà formalmente il nuovo standard ai  ministri delle finanze del G20 al prossimo incontro a Cairns, in Australia, il 20 e 21 Settembre del 2014.

Più di 65 Paesi si sono pubblicamente impegnati ad adottare il nuovo standard, mentre più di 40 si sono impegnati a rispettare un calendario preciso per dare attuazione ai primi scambi automatici di informazioni nel 2017. Fra questi rientrano alcuni Stati membri dell’OCSE ed altri Stati non-OCSE che hanno aderito alla dichiarazione OCSE sullo scambio automatico di informazioni in materia fiscale, nonché un gruppo di “early adopters” .

Secondo le previsioni dell’OCSE, altri Paesi ancora si impegneranno ad attuare il nuovo standard fino alla riunione del Global Forum sulla Trasparenza e lo Scambio di Informazioni a fini fiscali (Global Forum Transparency and Exchange of Information for Tax Purposes) che si terra’ a fine ottobre, eche riunisce per l’occasione più di 120 Paesi. Tale Forum si terrà a Berlino e verra’ ospitato dal Ministero delle Finanze tedesco.

“In questa occasione”, ha aggiunto l’OCSE, “verra’ tenuta una cerimonia di firma per un nuovo accordo multilaterale che dara’ il via allo scambio automatico di informazioni una volta che la legislazione e gli altri adempimenti saranno a posto. Sara’ a disposizione un servizio di assistenza per sostenere i Paesi meno sviluppati, in modo tale che questi possano beneficiare di questa novita’ ricreando un contesto fiscale piu’ trasparente, e le organizzazioni internazionali si sono dette pronte a cooperare per sostenere questi Paesi”.

Dal 2010, inoltre, l’OCSE sta provvedendo ad aggiornare un report che riporta le opinioni in materia di divulgazione volontaria da parte dei contribuenti. Ha infatti sollecitato ad inviare, entro il 12 settembre 2014, eventuali commenti, critiche e suggerimenti su come il nuovo sistema di divulgazione volontaria potrebbe essere ulteriormente migliorato e quali particolari caratteristiche potrebbero incoraggiare altri contribuenti a farsi avanti e ad approfittare di tali programmi.

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I legislatori russi propongono una tassa di solidarietà sui redditi più alti

Un gruppo di legislatori russi ha intenzione di proporre una modifica legislativa per aumentare l’imposta sul reddito delle persone più ricche del paese, dal 13 % al 30 %, come “tassa di solidarietà” per finanziare lo sviluppo delle regioni della Russia, così come le neo-annesse regioni della Crimea e di Sebastopoli.

Il gruppo, guidato da Andrei Krutov a capo del centro sinistra e membro del Comitato della Duma per l’energia, dichiara all’Izvestia che l’aliquota si applica ai soggetti con reddito superiore a RUB 12m (USD 343.000) all’anno, e che l’aumento colpirà tra i RUB 300 ed i 500 miliardi di redditi più alti del paese.

Krutov ha detto che il disegno di legge è attualmente considerato da esperti legali, e sarà presentato in autunno in seguito a consultazioni.

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Le Filippine intensificano i controlli sui contribuenti

Dopo un calo dei ricavi attribuito alle attività del Large Taxpayer Service (LTS) delle Filippine, il Bureau of Internal Revenue (BIR) sta aumentando il proprio controllo sull’Ufficio Grandi Contribuenti, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione dell’imposta sul valore aggiunto (IVA).

Nel corso del primo semestre del 2014, il BIR ha raccolto PHP 643.2bn (USD 14.8bn) 8.43 %, o PHP 49.5bn più di quelli raccolti nella prima metà dello scorso anno. Nello stesso periodo, la raccolta dall’LTS, di PHP391.2bn, era del 6,3 % in più che nella prima metà del 2013. Tuttavia, è stato osservato che i ricavi dell’LTS sono rallentati, con un incremento di solo 2,5 % a giugno di quest’anno.

Il BIR ha osservato che il rallentamento degli incassi fiscali potrebbe essere causato da un calo della spesa pubblica, e dai recenti furti nel rilascio delle merci dai porti.

Il Commissario di Finanza ha incaricato la LTS di condurre un intenso controllo delle dichiarazioni presentate dai grandi contribuenti, inclusi ma non limitati alle loro dichiarazioni IVA. Mentre il Gruppo di controllo IVA lavorerà per correggere gli errori dei contribuenti e rilevare le violazioni al fine di migliorare la conformità IVA, la LTS esaminerà, anche specificamente, la conformità fiscale del settore finanziario ed assicurativo.

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La Macedonia pianifica una zona franca per le prestazioni professionali

La Macedonia sta pianificando delle zone economiche speciali caratterizzate da notevoli agevolazioni fiscali, anche se vi e’ stata un’iniziale diffidenza causata dalla preoccupazione che tale intervento potesse attrarre condotte criminose.

Il Primo Ministro della Macedonia, Nikola Gruevski non ha dato peso a tali preoccupazioni, affermando che le zone saranno soggette allo stesso livello di regolamentazione previsto in altri Paesi quali Stati Uniti, Regno Unito e Germania.

La scorsa settimana, il Parlamento del Paese ha accettato alcuni emendamenti costituzionali per facilitare l’introduzione di aree dotate di particolari agevolazioni fiscali e di vari altri benefici a favore delle imprese.

Gruevski ha comunicato ai giornalisti che la zona prevista, che generalmente sara’ predisposta per ospitare uffici, sarebbe adatta alle esigenze dei professionisti, in particolare economisti e avvocati, e andrebbe a coprire un’area pari a 10-20 ettari di estensione.

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La Svezia chiede all’Unione Europea un provvedimento in materia di tassazione dei Bitcoin

La Svezia ha chiesto all’Unione Europea di stabilire una legislazione definitiva con riferimento al regime IVA delle “cryptocurrencies” (cripto-valute), quali il bitcoin, dopo le preoccupazioni sollevate dal Paese in seguito al cambio di posizione del Regno Unito a marzo.

Il 2 giugno 2014, la Corte Amministrativa Suprema della Svezia (Högsta förvaltningsdomstolen) ha richiesto alla Corte di Giustizia Europea una pronuncia pregiudiziale (causa C-264/14) chiedendo se lo scambio di moneta bitcoin con le valute fiat (fiat currencies) e vice viceversa sia una transazione soggetta ad Iva o meno.

Fino ad oggi, c’è stato un divario significativo tra i Paesi in materia di tassazione del bitcoin, e l’incertezza sull’argomento permane tutt’ora. Un ente locale in Polonia ha evidenziato che tutte le operazioni relative ai bitcoin dovrebbero essere imponibili, indipendentemente dalla sede del beneficiario. Anche la Polonia e l’Estonia hanno specificato che qualsiasi attivita’ commerciale e’ interamente soggetta all’Iva.

Anche se la situazione attuale rimane poco chiara, la Germania ha detto che il bitcoin dovrebbe venire qualificato come “unità di conto”, il che significa che l’IVA andrebbe applicata a tutte le cosiddette transazioni “Bitcoin” tra soggetti passivi d’imposta. Questa aveva cercato di applicare l’IVA sulle commissioni delle attività commerciali, ma ha anche specificato che l’IVA non verra’ riscossa sul valore nominale delle transazioni Bitcoin. Sia la Germania che il Regno Unito intendono applicare l’IVA sulla cessione di beni e servizi forniti come corrispettivo in cambio di bitcoin, anche se  il Regno Unito ha emanato norme più chiare, le quali sanciscono che tutte le attivita’ commerciali aventi ad oggetto i bitcoin e tutte le attivita’ di “mining” (verifica) che generano bitcoin sono esenti da Iva.

Nel mese di marzo, l’autorità fiscale del Regno Unito, l’HM Revenue and Customs (HMRC), ha emesso il Brief 09/14, il quale stabilisce che, ai fini IVA, i Bitcoin e le altre cripto-valute verranno assoggettate alla seguente disciplina:

• il guadagno generato dalla cosiddetta attivita’ di “mining” (Bitcoin mining activities) sarà generalmente al di fuori del campo di applicazione IVA sulla base del fatto che tale attività non costituisce un’attività economica ai fini IVA.

L’HMRC ha spiegato il fenomeno dicendo che non sussiste un legame sufficiente tra i servizi forniti ed il corrispettivo ricevuto.

• Il reddito percepito dai cosiddetti “miners” per le altre attività, come ad esempio per la fornitura di servizi in relazione alla verifica di specifiche operazioni per le quali vengono previsti oneri specifici, sarà esente da IVA ai sensi dell’articolo 135 (1)-(d) della direttiva Ue sull’IVA in quanto rientrante nella definizione di “transazioni, compresa la negoziazione, relative a depositi e conti correnti, pagamenti, giroconti, debiti, assegni e altri strumenti commerciali.”

• Quando il bitcoin viene scambiato per sterline o per valute estere, come euro o dollari, non e’ dovuta IVA sul valore degli stessi bitcoins.

• Le spese (in qualunque forma) effettuate al di sopra del valore del bitcoin per organizzare o effettuare delle transazioni in bitcoin saranno esenti da IVA ai sensi dell’articolo 135 (1)-(d), come evidenziato sopra.

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Le società del Guernsey si oppongono alla tassazione su beni e servizi

La Confederation of Guernsey Industry (CGi) ha pubblicato un nuovo rapporto sull’impatto prodotto dall’introduzione di una tassa su beni e servizi nel Guernsey.

Il CGi afferma che il rapporto, commissionato dal professor Domenic Swords della Henley Business School, rafforza il punto di vista del CGi, del Guernsey International Business Association (GIBA) e della Camera di Commercio, che l’introduzione di una tassa sui beni e servizi (GST) sarebbe inadeguata per una piccola economia come il Guernsey.

La relazione è stata inviata ai legislatori del Guernsey il 16 luglio 2014, nell’ambito di un dibattito in corso sulle misure fiscali per assicurare la sostenibilità a medio termine delle finanze del Guernsey.

Il documento in lavorazione, che includeva la proposta di una tassa su larga scala che grava sui consumi, è stato consegnato ai membri del consiglio per la politica all’inizio di maggio, ma le informazioni sull’atto sono trapelate, e quindi è stato successivamente pubblicizzato sul sito web del governo.

Il documento ha preso atto della eccessiva dipendenza dalla base imponibile corrente sulle imposte dirette sul reddito, ed ha proposto che la base imponibile sia diversificata, per ridurre la dipendenza dall’imposta personale diretta. Sull’imposta sui consumi, il documento raccomanda che: “il Dipartimento del tesoro e delle risorse dovrebbero intraprendere ulteriori lavori e riferire agli Stati, entro e non oltre giugno 2017, in merito alle implicazioni sull’introduzione della tassa su larga scala che grava sui consumi non prima del 2019.”

Il ministro delle finanze dell’isola, Gavin St Pier, ha parlato poi dei benefici che una tassa sui consumi potrebbe apportare, tra cui detrazioni fiscali per attirare più talenti nell’isola. Parlando ai membri del GIBA, ha detto: “La diversificazione della base imponibile offre una serie di opportunità che comprendono la diminuzione della pressione fiscale sia diretta che totale per la maggioranza dei lavoratori della fascia di reddito medio e l’incremento dei compensi esenti da imposte e delle detrazioni fiscali, oltre che l’aumento del contributo da parte di quel settore delle imprese che consuma beni e servizi nelle nostre isole, ma che non paga le imposte sul reddito” ha detto.

Ha poi aggiunto: “Se a tempo debito tutte le proposte vengono presentate per l’introduzione di una tassa su larga scala che grava sul consumo, sarà essenziale che siano accompagnate da misure destinate a ridurre [l’impatto] sui lavoratori a basso reddito.”

La GIBA e le altre due associazioni imprenditoriali del Guernsey, però, non sono convinte. Nel nuovo rapporto presentato ai legislatori e pubblicato sul sito web della CGI, Swords scrive che una GST non è appropriata per il Guernsey, per tre motivi:

  • E ‘probabile che produca un impatto molto negativo su alcuni settori chiave per l’isola. In particolare, nei settori del retail, dei viaggi, del turismo ed ospitalità che si distinguono per avere una bassa tassazione in generale, ed in particolare una esenzione IVA, caratteristica significativa della loro competitività.
  • Come giurisdizione limitata ed aperta, e con una grande percentuale di piccole e micro imprese all’interno della sua economia, l’impatto di una GST avrebbe un effetto sproporzionato e negativo sulla crescita e l’innovazione in questi importanti settori. Una GST sarebbe particolarmente costosa ed inefficiente, paragonabile all’imposizione di un ingente costo amministrativo sulle imprese locali.
  • Una GST è un’imposta ad effetto regressivo, in quanto ha un effetto pronunciato sul consumo e sul tenore di vita dei soggetti con redditi più bassi. Mentre possono essere adottate misure per compensare questo impatto, che provoca una maggiore complessità e maggiori costi al sistema fiscale, falsano il sistema degli incentivi al mercato del lavoro ed alterano la reputazione delle ridotta tassazione delle isole.

In conclusione, una GST non dovrebbe essere introdotta in questo momento come nuova strategia fiscale, a causa di queste potenziali caratteristiche dannose. Essa porrebbe gravi rischi per la futura prosperità delle isole. Prima di decidere se introdurre o meno una GST, è urgente sollecitare che un più approfondito riesame della visione del futuro per i servizi pubblici delle isole dovrebbe essere al centro della preoccupazione per risolvere il problema fiscale“, scrive Swords.

“Un principio importante che è emerso nel processo di consultazione, che è stato al centro della produzione di questo rapporto, è che le decisioni devono essere viste al di fuori del contesto dell’intero sistema fiscale e di spesa, e non valutate su una base imponibile fiscale.” La relazione si conclude suggerendo alcuni modi alternativi in cui Swords crede che lo squilibrio fiscale potrebbe essere ridotto senza danneggiare la salute del commercio a lungo termine delle isole.

Guernsey attualmente non impone un’imposta sulle vendite o sull’IVA, a differenza degli altri territori dipendenti dalla Corona Britannica, Jersey e l’Isola di Man, entrambi riscossori IVA.

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L’High Net Worth Unit dell’HMRC rende 1 miliardo di sterline

L’High Net Worth Unit dell’HM Revenue and Customs’s (HMRC) ha apportato 1 miliardo di sterline (pari a 1,7 miliardi di dollari) grazie all’attività di compliance svolta da quando è stato istituito nel 2009.

L’unità si occupa della gestione degli affari dei 6.200 clienti dell’HMRC piu’ abbienti, ciascuno con un patrimonio netto pari o superiore ai 20 milioni di sterline. L’HMRC ha assegnato ad ogni soggetto un relationship manager, con il compito di predisporre un dettagliato piano di supervisione e di sviluppare una conoscienza dei rischi fiscali in ciascun caso specifico.

L’unita’ si era prefissata un obiettivo di rendimento pari a 894 milioni di sterline. David Gauke, segretario finanziario al Tesoro, ha detto che la perfomance dell’unità è “un chiaro esempio di come, quando il Governo investe saggiamente in prodotti e progetti giusti e mirati, il contribuente ottenga il miglior rendimento possibile.”

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Svizzera – minaccia l’aumento della tassa sul carbone

La Svizzera aumenterà la tassa sul carbone da CHF 60 (USD 67) per tonnellata ad almeno 72 franchi per tonnellata a partire dal 2016, se l’obiettivo di governo nel 2014 sulla riduzioni delle emissioni non verrà raggiunto.

Se le emissioni da carbone combustibile risulteranno al di sopra della soglia del 76% rispetto ai livelli del 1990, l’imposta salirà a CHF 72. Se la soglia del 78% verrà violata, il prelievo salirà a CHF 84 per tonnellata. Per evitare l’aumento, le emissioni dovranno quindi essere inferiori di almeno il 24% rispetto ai livelli del 1990.

L’avvertimento è giunto quando è emerso che nel 2013 le emissioni si attestavano all’80,7% rispetto ai livelli del 1990. L’ufficio del dipartimento federale assegnava un incremento annuo del carburante durante periodi relativamente freddi. Da quando i valori sono tempo-regolati, le emissioni sono diminuite del 1,7 % ritornando ai livelli del 2012.

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