Svizzera: progetto per un mandato negoziale sull’accordo istituzionale
A giugno il Consiglio federale ha affidato al Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) l’incarico di elaborare un progetto per un mandato negoziale con l’Unione europea in ambito istituzionale. Oggi il Consiglio federale ha adottato il progetto di mandato e lo sottopone a consultazione presso le Commissioni della politica estera e i Cantoni. Le parti sociali ne vengono informate.
La via bilaterale resta al momento lo strumento più efficace in materia di politica europea per difendere gli interessi della Svizzera nei confronti dell’UE, che rimane di gran lunga il suo principale partner commerciale. Poggiando su una ventina di accordi bilaterali principali e un centinaio di altri accordi settoriali, questa via garantisce agli operatori economici svizzeri accesso al mercato interno dell’UE. Il Consiglio federale ha confermato a più riprese questo strumento, attestando che resta il più adatto a difendere gli interessi della Svizzera. La via bilaterale è stata, inoltre, regolarmente sostenuta dal popolo svizzero e dai Cantoni, ottenendo più volte la maggioranza quando sottoposta a votazione.
Per preservare l’acquis della Svizzera, la via bilaterale deve essere rinnovata senza compromettere l’indipendenza e la prosperità del Paese né la salvaguardia dell’accesso al mercato. Discussioni a livello svizzero ed europeo hanno permesso di tracciare diverse bozze di soluzione di natura tecnica e giuridica. Basandosi su una di queste opzioni, il Consiglio federale ha incaricato, lo scorso giugno, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) di elaborare un progetto per un mandato di negoziazione. Oggi il Consiglio federale ha confermato la decisione presa a giugno e sottopone il progetto di mandato a consultazione presso le Commissioni della politica estera e i Cantoni. Le parti sociali ne vengono informate.
Questioni istituzionali La soluzione scelta dal Consiglio federale non implica alcuna nuova istituzione di carattere sovranazionale e consente, da un lato, di garantire l’omogeneità del diritto applicabile e, dall’altro, di tutelare l’autonomia della Svizzera in quanto Stato non membro dell’UE. Ogni parte garantirà il monitoraggio sull’applicazione dell’accordo all’interno del proprio territorio mediante le sue autorità, mentre la supervisione generale sull’applicazione sarà assicurata dal comitato misto. Sia la Svizzera sia l’UE possono, all’occorrenza, sottoporre alla Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE) le questioni interpretative relative al diritto dell’UE recepito in un accordo bilaterale. Sulla base dell’interpretazione della CGUE il comitato misto dovrà cercare una soluzione accettabile per entrambe le parti. In suo difetto potrebbero essere adottate misure compensative proporzionate che possono arrivare fino alla sospensione parziale o totale dell’accordo interessato.
La soluzione scelta non implica nemmeno il recepimento automatico dell’acquis comunitario. Qualsiasi integrazione di una nuova disposizione del diritto dell’UE in un accordo bilaterale deve essere oggetto di una decisione da parte della Svizzera, nel pieno rispetto delle sue procedure interne. In sostanza, un futuro accordo istituzionale non può produrre, come effetto, la modifica della natura e del campo di applicazione degli accordi tra la Svizzera e l’UE. Così, per esempio, per quanto concerne l’accordo sulla libera circolazione delle persone, non sarà recepita la direttiva europea relativa alla cittadinanza. Sarà garantito che la Svizzera possa mantenere le misure complementari in materia di libera circolazione delle persone.
Prossime tappe Il progetto di mandato – che contiene gli obiettivi e le direttive negoziali cui sarà soggetta la delegazione svizzera – viene oggi sottoposto a consultazione presso le Commissioni della politica estera e i Cantoni. Le parti sociali ne vengono informate. I risultati della consultazione saranno presentati al Consiglio federale in vista dell’adozione definitiva di un mandato. Se vengono aperti i negoziati e hanno buon esito, il Parlamento e il popolo avranno la possibilità di esprimersi in materia.