L’attuale digitalizzazione dell’economia ha rivelato una certa disconnessione tra l’attuale legislazione fiscale e il dinamismo dell’economia moderna.
Questa disconnessione ha portato alla volontà di alcuni paesi di stabilire regole chiare e di garantire l’adeguata tassazione delle grandi società tecnologiche.
Al fine di porre rimedio a questa situazione, l’OCSE, nell’ambito del progetto Base Erosion and Profit Shifting (BEPS), insieme al G20, ha avviato un processo di negoziazione con i vari paesi, volto a raggiungere una soluzione che specifichi i poteri di imposizione fiscale di ciascuno Stato, permettendo così agli Stati di tassare la ricchezza all’interno delle loro giurisdizioni.
Il principale ostacolo per raggiungere questo obiettivo è costituito dal fatto che i nuovi modelli di business emergenti nell’economia digitale non richiedono più una presenza fisica effettiva nei paesi in cui operano. Pertanto, è sorta una separazione tra le giurisdizioni in cui si trovano gli utenti, e quelle in cui le imprese tecnologiche hanno la loro sede centrale, o i loro beni immateriali.
L’OCSE ha quindi lavorato attivamente alla creazione di una politica fiscale totalmente nuova, che si allontana da quello che è sempre stato il punto di connessione per eccellenza fino ad ora: la presenza fisica delle imprese in ciascuna giurisdizione.
La linea d’azione proposta dall’OCSE è divisa in due punti fondamentali:.
- Il primo, si rivolge alle sfide correlate alla digitalizzazione dell’economia, ai punti di connessione e a come vengono allocati i profitti.
- Il secondo, che si focalizza sulle finalità del BEPS, introducendo l’idea della tassazione minima internazionale.
Il primo punto articola tre proposte di base volte a risolvere l’attuale problema causato dall’esistenza di un ente economico senza una sede fisica in una giurisdizione: user participation proposal, marketing intangibles proposal, e significant economic presence proposal.
Mentre le prime due proposte enfatizzano il ruolo dell’utente nella creazione del valore dell’impresa, allocando gli utili nelle giurisdizioni in cui si trovano gli utenti, la proposta di significant economic presence proposal modifica le attuali norme sugli stabilimenti permanenti utilizzando una serie di fattori di interazione impresa-utente virtuali, come modo per allocare i profitti tra i paesi coinvolti.
A sua volta, il secondo punto articola misure che rafforzano la trasparenza fiscale internazionale. Da un lato, viene proposta un’aliquota fiscale minima da applicare a tutti i gruppi multinazionali, indipendentemente da dove si trovi la loro sede e, dall’altro, vengono introdotte due regole di anti- base – erosions provision, che consentirebbe ai paesi di negare la deducibilità di determinate spese e la concessione di benefici derivanti dal trattato, laddove il beneficiario non sia tassato con un’aliquota minima.
Al fine di coordinare le misure proposte in questi punti, l’OCSE ha proposto un programma di lavoro e cooperazione tra gli Stati membri per lo sviluppo e la specificazione di tali politiche prima di Gennaio 2020. Tuttavia, molte sfide e rischi, non solo di natura tecnica, ma anche economica e politica, devono ancora essere affrontati e il futuro continua quindi ad essere incerto in questo contesto.
In ogni caso, indipendentemente dal fatto che un consenso sia vicino o lontano, siamo evidentemente immersi in un processo di modifica di determinate norme fiscali internazionali, che richiederà una revisione dettagliata da parte di tutti i soggetti coinvolti.
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