La Corte di giustizia dell’Unione europea respinge il ricorso presentato dal Regno Unito contro la tassa sulle transazioni finanziarie prevista dall’Unione Europea

Il sindaco di Londra ha espresso disappunto per la decisione della Corte di giustizia europea di respingere il ricorso del Regno Unito contro la proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie nell’Unione Europea (FTT).

Reagendo alla decisione, emessa il 30 aprile, Boris Johnson ha dichiarato: “Con l’economia di Londra nuovamente in crescita ed intenta a guidare la ripresa economica del Paese, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è una tassa che produca l’effetto di spingere le imprese verso i centri finanziari al di fuori dell’Unione europea. La finanza puo’ essere definita un gioco globale ed i nostri rivali negli Stati Uniti e in Asia non aspettano altro”.

Il Regno Unito ha lanciato la sua sfida nel mese di aprile 2013, quando ha chiesto alla Corte di annullare la decisione del Consiglio Europeo che autorizzava l’uso da parte di 11 Stati membri della procedura di cooperazione rafforzata per applicare una tassa sulle transazioni finanziarie, definita “Tobin Tax”. La polemica sollevata dal Regno Unito verteva principalmente sul fatto che tale imposta avrebbe avuto effetti extraterritoriali ed avrebbe imposto dei costi agli Stati membri non partecipanti.

In una dichiarazione che spiega la decisione presa nel causa “Regno Unito/Consiglio” (causa C-209/13 ), la Corte ha affermato che: “La decisione impugnata non fa altro che autorizzare la costituzione di una cooperazione rafforzata, ma non contiene alcun elemento sostanziale che faccia riferimento alla tassa sulle transazioni finanziarie. Gli elementi di una futura Financial Transaction Tax contestata dal Regno Unito non sono in alcun modo elementi costitutivi della decisione impugnata”.

Nella dichiarazione si legge anche che: “la decisione impugnata non contiene alcuna disposizione sulla questione delle spese legate all’attuazione di una cooperazione rafforzata. Tale questione non può pertanto essere esaminata prima dell’introduzione della Financial Transaction Tax“.

La Corte ha concluso che le argomentazioni addotte dal Governo del Regno Unito fanno riferimento ad una potenziale Financial Transaction Tax piuttosto che all’autorizzazione di una cooperazione rafforzata. Il ricorso del Regno Unito è stato pertanto respinto.

“TheCityUK”, con i suoi esperti nel settore finanziario, ha detto che, nonostante la sconfitta, il Regno Unito aveva fatto bene a porre l’accento sul problema in una fase iniziale, in quanto e’ stata fornita l’occasione per evidenziare le implicazioni sull’economia europea, cosi’ come la necessità di mantenere una parità di condizioni per tutti gli stati membri dell’Unione Europea.

Mr. Chris Cummings, amministratore delegato di TheCityUK, ha commentato: “Il giudizio della Corte di giustizia dell’Unione Europea si concentra sulla procedura di cooperazione rafforzata. Ma ciò che è veramente in gioco, è il diritto degli Stati membri non partecipanti di promuovere la crescita economica nei rispettivi mercati. La valutazione della Commissione ha dimostrato che la Financial Transaction Tax  è un male per i risparmiatori e male per il business”.

“E’ esattamente il tipo intervento opposto rispetto a quello che sarebbe necessario al momento per far crescere l’economia europea e per dimostrare ai mercati internazionali che l’Europa è aperta al commercio e all’attivita’ d’impresa. Rischia di avere un effetto particolarmente negativo su Londra, intesa come centro finanziario dell’Europa”.

Mr. Simon Leach, socio della PwC e, come tale, esperto nel settore finanziario, ha detto che: “L’opportunità per il Regno Unito o per altri Stati membri dell’Unione Europea rimane quella di contestare la versione definitiva della direttiva una volta adottata. Salvo significativi cambiamenti strutturali alla tassa proposta, appaiono molto probabili nuove azioni giudiziarie”.

Per la prossima settimana e’ previsto un comunicato relativo alla situazione dei negoziati sulla Financial Transaction Tax. Mr Leach è convinto che “ci siano notevoli differenze di opinione tra gli 11 Stati membri sul campo di applicazione e sui dettagli della tassa da attuare”. Sarà necessario ulteriore lavoro prima di raggiungere un possibile accordo, e probabilmente un’applicazione graduale della tassa sarà l’unico modo di procedere.

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