Lo stesso giorno in cui gli Stati Uniti hanno avviato un’inchiesta per accertare se la tassa sui servizi digitali del 3% adottata dai francesi di fatto danneggi le imprese statunitensi, il Regno Unito ha pubblicato la proposta di legge e una bozza di guida per implementare la tassa sui servizi digitali nel Regno Unito.
Entrambe le digital services tax, si configurano come una risposta temporanea all’attuale pressione politica e saranno disapplicate una volta predisposta una soluzione internazionale in grado di fare fronte ai problemi di tassazione dell’economia digitale.
Qualsiasi soluzione a lungo termine dovrebbe evitare la doppia imposizione e garantire che i profitti, non le entrate, siano tassati.
Qualsiasi misura unilaterale, tuttavia, non può basarsi sui profitti perché costituirebbe una violazione degli obblighi del trattato. Il governo del Regno Unito, tuttavia, ritiene che questa imposta debba essere mirata e proporzionata in attesa di un accordo internazionale a lungo termine.
Dall’aprile 2020 il governo inglese introdurrà una tassa del 2% sulle entrate dei motori di ricerca, piattaforme dei social media e mercati online che traggono profitto da utenti situati nel Regno Unito.
Le imprese di pubblicita’ online vengono anche soggette alla normativa in questione nel caso in cui le stesse vengono gestite tramite una piattaforma online che facilita le ativita’ dell’impresa e che ottengono profitti dalla gestione di piattaforma di social media, motori di ricerca o servizi di vendita online.
Una caratteristica chiave dell’imposta in questione nel Regno Unito è che per utente del Regno Unito si intende qualsiasi persona “che ragionevolmente si presume” essere “residente nel Regno Unito” (nel caso di un individuo) o “stabilito nel Regno Unito” (se persona giuridica o ente). Non ha importanza dove lo user si trovi al momento della transazione.
Di fatto, spetta all’impresa valutare le prove disponibili al fine di stabilire se sia ragionevole presumere che lo user sia uno user del Regno Unito.
La bozza della guida fornisce un elenco non esaustivo delle fonti di prova che le aziende, di solito, raccolgono: indirizzo di consegna, dettagli di pagamento, indirizzo IP, indirizzo di proprietà o ubicazione di beni in affitto.
Al fine di facilitare la doppia imposizione, le entrate addebitate saranno ridotte al 50% dei ricavi derivanti dalla transazione quando l’altro utente risiede in un paese che applica un’imposta simile alla DST.
Il DST si applicherà quando i ricavi globali del gruppo derivanti da queste attività digitali sono superiori a 500 milioni di sterline e più di 25 milioni di sterline di questi ricavi sono derivati da utenti del Regno Unito. Se le entrate del gruppo superano queste soglie, le entrate derivanti dagli utenti del Regno Unito saranno tassate con l’aliquota del 2%.
Vi è una soglia esente da imposta di £ 25 milioni, il che significa che i primi 25 milioni di sterline derivanti dagli utenti del Regno Unito non saranno soggetti a DST.
La data entro cui sara’ possibile inviare commenti sul DST del Regno Unito è il 5 settembre; piu’ avanti nel corso dell’anno seguiranno invece ulteriori aggiornamenti in relazione ai commenti ricevuti nel corso della consultazione e alla legge al momento della pubblicazione della legge finanziaria dell’autunno 2020.
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