Nell’ambito della riforma del sistemi di gestione di bilancio della Cina, il Consiglio di Stato ha chiesto una ristrutturazione di tutte le politiche fiscali preferenziali che sono state introdotte in passato dalle autorità regionali e locali del paese, e limitarne in futuro l’approvazione al solo Consiglio.
Una scadenza è stata data alle autorità, per fornire report completi delle agevolazioni fiscali e degli incentivi che hanno contribuito a promuovere lo sviluppo economico solo nelle loro aree, al Ministero delle Finanze entro il 31 marzo il 2015.
In quella che viene chiamata una “special clean-up“, gli incentivi dovrebbero essere notevolmente snelliti, in particolare quelli che possono, in alcuni casi, essere in contrasto con gli obblighi internazionali della Cina – per esempio, secondo gli accordi di libero scambio e del World Trade Organization – che potrebbero quindi innescare attriti commerciali.
Il governo si aspetta di reprimere le misure fiscali che potrebbero ostacolare gli obiettivi della costruzione di mercati più aperti e strutturati, e promuovere la formazione di un sistema di mercato nazionale unificato. Si sta cercando di rompere il protezionismo ed i monopoli commerciali locali, che riducono la concorrenza nel paese, oltre ad abolire le barriere commerciali locali che bloccano la libera circolazione delle merci in tutta la Cina.
Il governo richiede anche standard più elevati per quanto riguarda la gestione delle entrate non fiscali, come ad esempio la riscossione di tasse e sanzioni, l’eliminazione delle dichiarazioni fiscali non approvate, le sovvenzioni o gli sconti.
I nuovi regolamenti vietano a qualsiasi altra autorità o agenzia di realizzare od imporre una politica fiscale di favore per il futuro. Tale autorità politica fiscale sarà riservata esclusivamente al Governo, attraverso il Consiglio di Stato.
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