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Società private e pubbliche a confronto

Alcune fra le principali differenze tra le società private e le società pubbliche sono le seguenti:

–         Offerta di titoli al pubblico. Una società privata non può aumentare il capitale mediante l’emissione di titoli al pubblico. Una società pubblica, invece, può offrire strumenti finanziari al pubblico, a condizione che vengano osservate dettagliatamente le norme ed i regolamenti previsti nel Financial Services and Markets Act del 2000 (legge in materia di mercati e servizi finanziari), nel Prospectus Regulations del 2005 (SI 2005/1433) e nel Financial Services Authority’s Listing Rules (regolamento di quotazione della Financial Services Authority). In alternativa, qualora le azioni vengano ammesse alla negoziazione nell’Alternative Investment Market (AIM – mercato alternativo di investimento) la società deve rispettare le regole dell’AIM previste per le società.

–         Trasferibilità delle azioni.  Le azioni di tutte le imprese sono trasferibili in conformità con le disposizioni previste dagli Articles e dal Companies Act del 2006. Le società quotate devono assicurarsi di essere conformi alle disposizioni presenti nel Listing Rules (regolamento di quotazione), che richiedono libertà di trasferimento, di solito senza un atto scritto. In una società privata tuttavia, un gruppo familiare, o i fondatori, potrebbero volersi assicurare di mantenere il controllo. In tali casi gli articoli possono contenere delle clausole che limitano il diritto di trasferimento delle azioni. Queste possono prevedere:

. Il potere assoluto in capo agli amministratori di rifiutarsi di registrare un trasferimento.

. Il diritto di prelazione (pre-emption) concesso agli azionisti già esistenti quando un altro azionista intende trasferire le proprie azioni.

–         Capitale sociale minimo. Una società di trading (trading public company)  deve avere un capitale sociale minimo di 50.000 sterline, di cui almeno un quarto, più l’intero di ciascun premio, deve venir versato.

–         Corrispettivo per le azioni. Le norme relative al corrispettivo previsto per le azioni sono più severe per le aziende pubbliche che per le imprese private. Ad esempio, se una società pubblica emette azioni con pagamento in natura, tale attività deve essere valutata in modo indipendente onde garantire che la società stia ricevendo un bene di un valore almeno pari a quello delle azioni emesse in cambio. Una società privata non deve avere una perizia di stima del valore dei beni ricevuti come pagamento per le azioni.

 

–         Inizio dell’attività. Una società privata può iniziare la sua attività non appena viene costituita. Una società pubblica, se costituita come tale, deve prima ottenere un certificato di commercio dal Registro delle Imprese.

–         Segretario generale. Per le societa’ private non e’ piu’ obbligatorio avere un segretario; tale obbligo sussiste invece per le societa’ pubbliche.

–         Assemblea generale annuale (AGM). Una società privata non e’ obbligata a tenere un’assemblea generale annuale, e può operare esclusivamente per mezzo di delibere scritte, mentre una società pubblica deve tenere un’assemblea generale annuale e non può esercitare per mezzo di delibere scritte.

–         Altre differenze. Ci sono un certo numero di altre differenze riguardanti, ad esempio, gli amministratori, la revisione, la contabilità e la tutela dei creditori.

Una società può cambiare il suo status da privata a pubblica e viceversa. Ciò richiede in genere una delibera speciale dei soci e una serie di altre formalità che devono essere rispettate. Una società privata può anche cambiare da società a responsabilità limitata a società a responsabilità illimitata.

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Gruppi di società

Una società che gestisce due attività può costituire una società controllata attraverso la quale esercitare la seconda attività, formando così un gruppo. In alternativa, i soggetti possono decidere di costituire una holding (Società Capogruppo) per detenere azioni nella loro società di trading. Una controllata non può detenere azioni della holding.

Le definizioni legali che il Companies Act del 2006 dà dei gruppi di società, delle  società controllate e delle società controllanti, sono previste per escludere accordi artificiali, per mezzo dei quali una società che dovrebbe in realtà essere la controllata non appaia come tale. Le definizioni presenti nel Companies Act del 2006 sono diverse da quelle previste nel Taxes Acts, ma entrambi i testi guardano alla sostanza economica.

La definizione di una holding ai fini del Companies Act del 2006 si applica ai gruppi di societa’ come regolati dalla legge IVA.

Una società è una controllata di un’altra (la holding), se viene rispettato almeno uno dei quattro criteri previsti nel Companies Act del 2006, e cioè che:

–         La holding detiene la maggioranza dei diritti di voto, intesi come quei diritti conferiti dalle azioni agli azionisti di votare alle assemblee generali su tutte, o sostanzialmente tutte, le questioni o

–         La holding è un membro della societa’ controllata e ha il potere di nominare o revocare la maggioranza dei membri del suo consiglio di amministrazione, o

–         La holding è un membro della controllata e controlla direttamente la maggioranza dei diritti di voto nella societa’ controllata, o in virtù di un accordo con gli altri membri, o

–         La controllata è una filiale di una società che è a sua volta una controllata della holding, in accordo con i patti di proprieta’.

Esempio di accordi di ownership:

Se A possiede il 51% delle azioni con diritto di voto in B, e B detiene il 51% delle azioni con diritto di voto in C, C e’ una controllata di A.

Un gruppo di societa’ può essere costituito per una serie di ragioni fiscali e commerciali, alcune delle quali vengono elencate di seguito:

–         Motivi di carattere organizzativo: Alcune societa’ preferiscono gestire attività distinte tramite società distinte per motivi organizzativi. Cio’ ha il vantaggio di consentire ai direttori di ciascuna società controllata di svolgere il ruolo di amministratori, rafforzando in tal modo il loro status, mentre gli affari generali del gruppo vengono gestiti dal consiglio della holding.

–         Aspetti normativi: Alcune giurisdizioni estere richiedono che le attivita’ straniere vengano gestite attraverso società controllate locali.

–         Disposizioni legislative: potrebbero richiedere che determinate attività vengano gestite attraverso società distinte; ad esempio le attivita’ di assicurazione devono essere tenute separate dalle altre attivita’.

–         Responsabilità limitata: E’ uno degli aspetti piu’ importanti quando si decide di costituire una societa’. Una società che decide di iniziare un’attivita’ nuova e rischiosa, dovrebbe gestire tale nuova attivita’ attraverso una società controllata di nuova costituzione, in modo che i beni del gruppo originario non vengano minacciati dal fallimento della nuova impresa. Tuttavia, il beneficio della responsabilità limitata puo’ venire ridotto dalle garanzie fornite dalla Capogruppo; inoltre, alcune società del gruppo preferiscono salvare una società controllata in difficoltà finanziarie, piuttosto che perdere credibilita’ e fiducia in seguito all’insolvenza di quest’ultima.

–         Costi: Piu’ sono le societa’ che fanno parte di un gruppo, maggiori sono i costi, in particolare quelli di auditing. I gruppi di societa’ spesso preferiscono mantenere al minimo il numero delle società controllate, o di lasciare inattive alcune controllate.

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L’Unione Europea approva l’agevolazione fiscale del Regno Unito sui videogiochi

La Commissione Europea ha concluso che i progetti del Governo britannico di concedere sgravi fiscali ai produttori di videogiochi sono in linea con le norme dell’Unione Europea in materia di aiuti di Stato.

Lo sgravio fiscale è destinato ad incentivare gli sviluppatori di videogiochi a produrre giochi che rispondano a determinati criteri culturali. La Commissione aveva avviato un’indagine approfondita su tali proposte, dicendosi in dubbio sul fatto che tali aiuti potessero rivelarsi utili.

Quest’ultima infatti evidenziava come non vi fosse alcun evidente pericolo di fallimento in questo settore del mercato, in quanto tali giochi venivano prodotti anche in assenza di aiuti di Stato. La Commissione aveva inoltre rilevato che limitare le spese che si qualificano per lo sgravio fiscale ai beni o ai servizi “utilizzati o consumati” nel Regno Unito avrebbe potuto rivelarsi discriminatorio.

Il Regno Unito ha rimosso le spese legate alla territorializzazione imposte ai beneficiari del regime. Secondo la Commissione, il Governo ha dimostrato che il test culturale proposto garantisce che tali aiuti forniscano supporto solamente ai giochi di elevato valore culturale.

Joaquín Almunia, vicepresidente della Commissione responsabile della politica sulla concorrenza, ha annunciato: “I nostri dubbi iniziali sono stati dissipati. Gli aiuti proposti per i videogiochi si stanno infatti focalizzando su un piccolo numero di determinati giochi inglesi, ad alto livello culturale, che incontrano delle crescenti difficolta’ nel trovare finanziamenti privati.”

Solo circa il 25 % dei giochi prodotti nel Regno Unito potra’ beneficiare di tali aiuti. La Commissione ha concluso che, senza questo sostegno, i nuovi giochi inglesi di tipo culturale potrebbero diminuire in modo considerevole. Ha inoltre rilevato che tale misura promuove la cultura senza tuttavia falsare indebitamente la concorrenza nel mercato unico. La Commissione ha già approvato gli aiuti ai videogiochi in Francia.

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L’Austria modifica la tassa sui trasferimenti patrimoniali

Dopo che la Corte Costituzionale (VfGH) ha stabilito che le norme attuali sono incostituzionali, il Governo austriaco ha approvato un disegno di legge che modifica il Real Estate Transfer Tax (RETT) Act.

Al momento, la tassa sui trasferimenti immobiliari si basa sul prezzo di acquisto di una proprietà immobiliare trasferita e stimata (ad esempio a seguito di una vendita), mentre l’addebito si determina in tre volte il valore dell’imposta accertata (Einheitswert) per i trasferimenti effettuati, senza pagamento del prezzo come per esempio nel caso di una successione o donazione.

Nel dicembre 2012, la Corte Costituzionale austriaca ha stabilito che il RETT non dovrebbe consentire delle differenze a seconda di come una proprietà viene acquisita. E’ il caso delle norme che favoriscono i trasferimenti per eredità o donazione o quelle che consentono la valutazione sulla base di valori “obsoleti” che risalgono a diversi anni addietro e non rispecchiano più l’equo valore di mercato.

La Corte ha prescritto al Governo di introdurre le nuove regole prima del 1 giugno 2014. Ha disposto che se i regolamenti sostitutivi non entrano in vigore entro la fine del periodo transitorio, il valore di mercato di un immobile verrà utilizzato come base di valutazione per il RETT in tutti i casi.

Il disegno di legge del Governo differenzia il RETT a seconda del rapporto tra le parti coinvolte nella transazione. I trasferimenti familiari di immobili saranno oggetto di RETT determinati in tre volte il valore dell’imposta accertata, mentre le parti indipendenti saranno tassate in base al prezzo di acquisto di un immobile.

Le nuove regole fanno sì che quando la proprietà è trasferita, la stessa regola sarà applicata per il RETT come per l’imposta di registro catastale. Il disegno di legge mantiene anche esenzioni esistenti e previste dalla legge del RETT, compreso l’esenzione fiscale per il trasferimento d’impresa (valore massimo EUR 365,000 (USD 502,534)).

In un commento, il Ministro delle Finanze Michael Spindelegger ha detto:

Le nuove norme in materia d’imposta di trasferimento di immobili sono dirette ad impedire qualsiasi onere aggiuntivo per le famiglie e le imprese. I nostri imprenditori e le nostre famiglie possono ora tirare un sospiro di sollievo; una soluzione positiva è stata raggiunta con i nostri partner della coalizione.”

Ora abbiamo nuove regole, sicure in termini di diritto costituzionale e, che possono entrare in vigore in modo tempestivo il 1° giugno 2014, con un impatto neutro sulle entrate.”

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La Romania elimina la tassa sulla cogenerazione energetica

Il Dipartimento dell’Energia della Romania ha disposto un progetto di legge per abolire la tassa sulla cogenerazione per gli esportatori di energia elettrica. La proposta mira a rendere il Paese un fornitore leader per l’Europa centrale e sud- orientale.

L’imposta e’ applicata a quelle società che forniscono simultaneamente energia elettrica ed energia per il riscaldamento. La tassa e’ stata introdotta nel 2011, e rappresenta circa il 2 per cento delle bollette di consumo. Il primo ministro Victor Ponta aveva già suggerito di eliminare la tassa lo scorso anno, evidenziando come la stessa non ha avuto alcun “impatto positivo”.

Secondo il Dipartimento dell’Energia, il progetto di legge promuove l’uso efficiente delle ampie risorse di energia presenti in Romania e mira a sostenere i grandi produttori di carbone. I piani tengono anche conto della necessità di unirsi ai mercati della Repubblica Ceca, della Slovacchia e dell’Ungheria attraverso l’allineamento con il mercato dell’energia elettrica all’ingrosso, definito come “Day Ahead Market” (mercato del giorno prima – DAM).

Il progetto di legge è collegato a condizioni e criteri modificati per attuare un regime di sostegno per la promozione della cogenerazione ad alto rendimento.

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I Caraibi Orientali negoziano gli accordi FATCA con gli USA

L’Unione Monetaria Caraibica (ECCU) ha dato inizo ala trattativa con gli Stati Uniti d’America attraverso un accordo intergovernativo (IGA) per l’attuazione del Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA).

Il FATCA necessita di istituzioni finanziarie straniere (FFI) al fine di riferire le informazioni all’US Internal Revenue Service (IRS) sugli asset del valore di USD 50,000 o più, detenute dai contribuenti americani, o da società estere ove i contribuenti statunitensi detengono un sostanziale interesse di proprietà. L’inottemperanza da parte dell’FFI di fornire informazioni potrebbe tradursi in una ritenuta alla fonte del 30% riscossa su determinati pagamenti, e può comportare la perdita potenziale di rapporti bancari di corrispondenza.

I Governi di Saint Kitts e Nevis hanno rivelato che i governi membri dell’ECCU hanno deciso di perseguire il modello 1 IGA. Gli stessi sono inoltre impegnati ad introdurre il “Foreign Account Tax Compliance (Stati Uniti) Implementation and Enforcement Bill, 2014“, al fine provvedere alla legalizzazione della presentazione delle informazioni sui clienti da fornire alle autorità statunitensi, hanno affermato.

Il Governo ha avvertito che tutte le istituzioni finanziarie non bancarie sono tenute a registrarsi sul Portale IRS prima del 25 aprile 2014, termine ultimo per evitare l’imposizione della ritenuta alla fonte del 30% dal 1 ° luglio 2014.

L’ECCU comprende Antigua e Barbuda, Dominica, Grenada, St. Kitts e Nevis, St. Lucia e St. Vincent e Grenadines.

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Il Ministro delle Finanze tedesco annuncia il taglio delle imposte

Il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha suscitato grandi speranze riguardo possibili tagli fiscali prima della fine della presente legislatura in occasione del forum fiscale tenutosi recentemente a Berlino ed organizzato dalla Confederazione tedesca dell’artigianato (ZDH).

Riferendosi al fatto che in Germania la soglia dell’imposta sul reddito delle persone fisiche non ha tenuto il passo con l’inflazione, il Primo Ministro ha detto che, nonostante attualmente vi sia una mancanza di consenso sia all’interno della grande coalizione sia all’interno della camera alta del parlamento per quanto riguarda l’aumento delle soglie dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, cio’ non significa che alla questione non sarà data la dovuta considerazione nei prossimi anni.

Cosi’ come vi e’ un aumento di fiducia all’interno dell’Unione Cristiano-democratica (CDU) e Socialdemocratica (SPD), allo stesso modo vi e’ la possibilita’ di raggiungere una soluzione comune nel campo della politica fiscale, ha poi aggiunto Wolfgang Schäuble. L’esperienza dimostra che un accordo di coalizione concluso all’inizio della legislatura può sembrare “abbastanza vecchio” a fine legislatura, quindi non bisogna perdere ogni speranza, ha sottolineato.

Hans Peter Wollseifer, presidente della Confederazione tedesca dell’artigianato, aveva in precedenza chiesto al Governo di utilizzare le entrate fiscali in eccesso per ridurre l’imposta “nascosta” per i cittadini e le imprese in Germania. Anche se la grande coalizione nell’accordo si e’ impegnata a non aumentare le tasse, si stanno comunque verificando nuovi aumenti di imposte, ha avvertito. Questi ha pertanto invitato il Governo a presentare una relazione sugli effetti che dette soglie invariate di imposta stanno generando sugli oneri fiscali a cui sono soggette le persone.

Mentre la CDU vuole introdurre sgravi fiscali per famiglie e imprese, la SPD ha annunciato l’intenzione di aumentare le soglie di imposta sul reddito solamente se gli stipendi piu’ alti  verranno soggetti ad imposte piu’ elevate. Cio’ ha portato ad una situazione di stallo politico, in quanto la CDU ha respinto tali piani.

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Il Lussemburgo sostiene la nuova direttiva in materia di tassazione dei redditi da risparmio

Il Primo Ministro del Lussemburgo Xavier Bettel ha detto che le conclusioni adottate in occasione della recente riunione del Consiglio Europeo sulla revisione della Saving Tax Directive (ossia la direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio) hanno determinato “il via libera” da parte del Granducato di Lussemburgo.

Il Primo Ministro ha espresso la sua soddisfazione per il fatto che tutti i 28 Stati membri dell’Unione europea (UE) abbiano raggiunto un accordo in occasione dell’ultima riunione del Consiglio Europeo a Bruxelles, ed ha aggiunto che il Lussemburgo intende avere “un centro bancario trasparente”.

Bettel ha sottolineato l’importanza di quanto e’ stato assicurato dalla Commissione Europea riguardo al fatto che verranno portati avanti i negoziati con i paesi terzi europei al fine di stabilire misure equivalenti, con l’obiettivo di giungere ad una conclusione entro la fine dell’anno.

I 28 Stati membri dell’UE hanno formalmente adottato la rivista direttiva sulla tassazione del risparmio il 24 marzo 2014. La direttiva in questione mira a reprimere l’evasione fiscale transfrontaliera attraverso lo scambio automatico di informazioni (AEI). Il campo di applicazione della direttiva è esteso ai fondi di investimento, alle pensioni e agli strumenti finanziari innovativi, chiudendo le scappatoie esistenti.

Lussemburgo e Austria avevano dato il loro sostegno al nuovo accordo condizionandolo al fatto che venissero accelerati i negoziati con paesi terzi, come la Svizzera, per creare delle condizioni di parità.

Prendendo atto dell’accordo del Consiglio Europeo di estendere il campo di applicazione della direttiva, la Luxembourg Bankers’ Association (Associazione lussemburghese dei banchieri – ABBL) ha dichiarato:

“Accogliamo con favore gli attuali sforzi al fine di stabilire lo scambio automatico di informazioni come standard globale. Gli emendamenti che sono stati approvati sulla direttiva sul risparmio rappresentano solo un passo intermedio nell’ambito di un piu’ grande processo ancora in corso.”

“Le banche lussemburghesi sono state attive nei preparativi per l’introduzione dello scambio automatico di informazioni almeno dal 2009, quando il Lussemburgo ha accettato di introdurre lo scambio di informazioni su richiesta nelle sue convenzioni sulla doppia imposizione.”

Ha poi continuato: “Nell’interesse del settore europeo della gestione patrimoniale, la ABBL desidera ribadire la richiesta di una parità di condizioni per quanto riguarda l’attuazione dell’ “automatic exchange of information” (AEI). Invitiamo pertanto la Commissione Europea a proseguire i suoi sforzi e ad progredire rapidamente in modo da garantire che i Paesi non Ue che vi sono interessati continuino ad applicare delle misure equivalenti a quelle dell’UE. In questo contesto, accogliamo con favore l’annuncio del Primo Ministro Bettel con cui questi ha comunicato che il Lussemburgo ha ricevuto garanzie sul fatto che i negoziati della Commissione Europea con questi paesi dovrebbero venire conclusi entro la fine del anno”.

“Chiediamo inoltre alle autorità di assicurare che venga posto in atto un quadro unico, allineato e coerente per quanto riguarda lo scambio automatico di informazioni. Le strategie dell’Unione Europea e dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) devono essere allineate fra loro, in modo da evitare l’entrata in vigore di una quantita’ eccessiva e costosa di provvedimenti e scadenze relative allo scambio automatico di informazioni. Ci uniamo i nostri colleghi della Federazione Bancaria Europea nell’insistere per una normativa AEI snella e semplificata, i cui costi ed oneri amministrativi siano sopportabili per il settore finanziario e facili da gestire quotidianamente”.

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L’Italia dovrebbe annunciare l’amnistia

Il nuovo Governo in Italia ha dichiarato che è “altamente probabile” che possa emanare una normativa, elaborata dal precedente Governo Letta, per consentire la regolarizzazione del capitale sommerso detenuto all’estero dai residenti italiani.

Se approvato, il decreto dovrebbe fornire una struttura giuridica tale da permettere all’Italia di completare gli accordi bilaterali con altri paesi e far parte degli standard internazionali emergenti per lo scambio di informazioni fiscali, ma anche inasprire le sanzioni per coloro che non cooperano.

Tuttavia, il Governo precedente ha anche proposto l’introduzione di una iniziativa, che dovrebbe includere riduzioni delle sanzioni per coloro che fanno un’autodenuncia relativa ai patrimoni non dichiarati, e volontariamente collaborano con le autorità fiscali italiane.

Secondo il decreto, l’autodenuncia dovrebbe essere fatta entro il 30 settembre 2015, ed escluderebbe le persone soggette ad una verifica o controllo fiscale. Dovrebbe contenere i dettagli di tutti gli investimenti o attività finanziarie detenute all’estero (direttamente o indirettamente) fino al 31 dicembre 2013.

E’ stato riferito che la procedura per l’attivazione dell’autodenuncia probabilmente verrà introdotta prima della pausa estiva nel mese di agosto, e che la sanzione applicata a coloro che la adottano verrà fissata al 10% o al 12,5%. Un tasso del 12,5% sarebbe equivalente alla ritenuta alla fonte applicata sui titoli di Stato.

Mentre la percentuale dell’eventuale sanzione che verrà introdotta non è ancora stata confermata, il Sottosegretario al Ministero dell’Economia, Enrico Zanetti, ha riferito che sarebbe certamente “di più” rispetto alla sanzione del 5% applicata col condono fiscale predisposto dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti nel 2009/10. Zanetti ha sottolineato che non sarebbe possibile vedere il nuovo procedimento volontario come un’altra amnistia, ma che l’adesione ad esso “dovrebbe essere ancora conveniente.”

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IBEC: richieste di tagli fiscali per sostenere la ripresa irlandese

L’Associazione delle imprese e dei datori di lavoro irlandese IBEC ha richiesto al Governo irlandese di ridurre l’aliquota marginale dell’imposta sul reddito al di sotto del 50% ed aumentare la soglia, per supportare la fase successiva della ripresa economica.

Al fine di promuovere “An Ireland that works ” l’Ibec ha evidenziato i settori chiave in cui occorre intervenire, e dove si ritiene che la politica di Governo non è al passo con le esigenze economiche del paese.

In particolare, l’Ibec sostiene che il carico fiscale sul paese è troppo alto come lo è l’impatto sull’occupazione, gli investimenti e la spesa dei consumatori. Il documento rilasciato per accompagnare la campagna afferma che mentre era “necessario ampliare la base imponibile ed aumentare alcune imposte nei bilanci di austerità, gli aumenti delle tasse sono stati troppo elevati ed hanno frenato la ripresa delle vendite al dettaglio e dell’economia nazionale in generale.”

L’aliquota marginale dell’Irlanda del 52% è notevolmente superiore alla media del 36% applicata negli altri paesi come sottolineato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OECD). L’aliquota massima colpisce un reddito poco superiore a EUR 32,000 (USD 44,145). Pertanto, l’Ibec invita il Governo a portare l’aliquota fiscale marginale per i lavoratori autonomi di nuovo in linea con gli altri lavoratori e di garantire che l’aliquota marginale d’imposta sul reddito scenda al di sotto del 50%.

L’Ibec sostiene anche che “il prelievo pensionistico del Governo è una tassa ingiusta e ingiustificabile sui risparmi dei lavoratori del settore privato, che mina i diritti di proprietà. Le tasse sui consumatori sono anche tra le più alte in Europa e stanno erodendo il potere d’acquisto delle famiglie.” Il prelievo dovrebbe essere interrotto, l’eccessivo aumento delle aliquote di accisa e le plusvalenze riformati, per sostenere gli investimenti delle imprese, afferma.

L’Ibec evidenzia il potenziale impatto sull’Irlanda delle continue discussioni internazionali sull’elusione e l’evasione fiscale. La stessa ha chiesto che il Governo supporti la posizione competitiva dell’Irlanda nelle trattative di riforma fiscale internazionale. Il Governo dovrebbe “concludere accordi con gli Stati Uniti, l’Asia e altri paesi al fine di sostenere le opportunità commerciali e di investimento per le imprese irlandesi e dell’Unione europea, e in modo proattivo plasmare la politica e la regolamentazione dell’UE, promuovendo le priorità delle imprese irlandesi al fine di influenzare il Consiglio europeo, la Commissione e il Parlamento” dichiara.

In Irlanda, il Governo dovrebbe lavorare per “migliorare il flusso di credito alle imprese potenziando gli schemi di investimento, i fondi di capitale garantito dallo Stato, il sostegno dall’European Investment Bank (EIB) e il mercato del capitale di rischio” e “garantire che il modello dei crediti d’imposta dell’R&D irlandese sia di rilevanza mondiale.”

Lanciando la sua campagna “l’Irlanda che funziona”, il direttore della rappresentanza aziendale dell’Ibec, Mary Rose Burke, ha dichiarato: “Il sistema fiscale non funziona ai fini della crescita. La pressione fiscale è troppo alta ed è un freno per l’occupazione, gli investimenti e la spesa dei consumatori. Rende il passaggio dal welfare al lavoro meno attraente e rende più difficile attrarre talenti nel Paese “.

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