La Corte d’Appello ha deciso che un gruppo di donne dipendenti di un supermercato avevano il diritto di confrontarsi con un gruppo di dipendenti di un deposito prevalentemente maschile, ai fini di una richiesta di risarcimento per parità di retribuzione.
I fatti
Un gruppo di oltre 7.000 dipendenti del commercio al dettaglio, in prevalenza donne, ha intentato una causa contro il proprio datore di lavoro per ottenere la parità di retribuzione. Hanno citato come termine di paragone i dipendenti del deposito di distribuzione dell’azienda, che erano prevalentemente uomini. Il datore di lavoro ha cercato di sostenere che le ricorrenti non potevano confrontarsi correttamente con i dipendenti del deposito, poiché erano impiegati in siti diversi. Sia il tribunale del lavoro che l’Employment Appeal Tribunal (EAT) hanno concordato con le ricorrenti che le stesse potevano confrontarsi con il personale del deposito, il che significa che il loro caso poteva essere deciso nel merito.
Il datore di lavoro ha presentato ricorso alla Corte d’appello.
Decisione della Corte d’appello
La Corte d’appello ha respinto l’appello, confermando le decisioni del tribunale del lavoro e del Tribunale.
Il tribunale ha convenuto che le ricorrenti potevano essere paragonate ai dipendenti del deposito di distribuzione, anche se i due gruppi lavoravano in siti completamente diversi.
Le conseguenze
La decisione del tribunale significa che il caso può ora procedere alla Corte Suprema, per decidere se i due gruppi di dipendenti siano o meno impegnati in un lavoro di pari valore. Il fatto che i ricorrenti abbiano il diritto di utilizzare il personale del deposito come termine di paragone non significa ancora che abbiano stabilito un caso di parità retributiva. La determinazione definitiva di questo caso è, quindi, un passo avanti ma ancora lontana.