Segnalare illeciti fiscali può avere effetti devastanti. Il 77,8% degli informatori intervistati dal gruppo parlamentare interpartitico degli informatori (l’APPG) dichiara di aver subito ritorsioni a seguito delle loro comunicazioni.
Solo un misero 2,8% si è sentito “molto” supportato e solo nel 7,6% dei casi segnalati sono stati effettivamente presi provvedimenti.
Tuttavia, il whistleblowing è una fonte vitale di informazioni per le nostre agenzie di contrasto all’evasione. Circa il 42% delle frodi internazionali viene identificato grazie ai whistleblower.
Attualmente viene preso in seria considerazione lo sviluppo di un nuovo regime normativo. A livello internazionale, quest’anno è stata adottata una Direttiva Europea sulle denuncie di irregolarità, che impone ad alcune società UE di istituire procedure adeguate nel corso nei prossimi due anni.
Nel Regno Unito, la relazione dell’APPG propone dieci punti di azione, tra cui l’introduzione di una procedura per la segnalazione di illeciti, una revisione delle ricompense, un migliore quadro normativo con l’introduzione di un ufficio indipendente dedicato a questo tipo di denunce.
In ambito fiscale, la denuncia delle irregolarità è una necessità: fare affidamento esclusivamente sul modello di autovalutazione dei contribuenti non è sufficiente, l’evasione fiscale dell’anno 2017/18 ammonterebbe ad oltre 35 miliardi di sterline.
Nel 2017 HMRC ha creato una hotline per segnalare frodi ed evasione fiscale che opera 365 giorni all’anno.
Tuttavia l’APPG riporta che solo una piccolissima parte delle segnalazioni riguarda reati fiscali; le percentuali più significative riguardano bullismo e molestie (28,4%), salute e sicurezza (21,5%).
La definizione di reato fiscale talvolta non è semplice e spesso può avere risvolti molto ampi, includendo situazioni che non rientrano nell’ambito dei poteri di indagine di HMRC (es. risvolti penali). Per gli informatori di illeciti fiscali, potrebbe essere utile adottare la definizione di evasione indicata dal Criminal Finances Act 2017 dove, in generale, si intende ogni azione svolta con l’intenzione di ingannare il Fisco e/o realizzare operazioni con l’obiettivo di evadere le imposte.
Ovviamente, le Autorità preferirebbero utilizzare una definizione più ampia, al fine di ottenere informazioni anche su comportamenti che in futuro potrebbero portare a mettere in atto piani di evasione fiscale aggressivi.
Dovrebbe essere identificato un chiaro modello di ricompense per gli informatori fiscali che, allo stato attuale delle cose, non è trasparente e non incoraggia le persone a farsi avanti e fidarsi dell’HMRC.
A differenza delle denunce di bullismo o nell’ambito della salute e della sicurezza, le segnalazioni fornite da un informatore fiscale sono orientate a dare un contributo sostanziale alle Entrate dello Stato. Si prevede, infatti, che solo dai casi collegati ai Panama Papers si genereranno più di 190 milioni di sterline.
Il governo sta studiando un modello di ricompense come quello utilizzato negli Stati Uniti e offrire, così, agli informatori una percentuale sulle imposte recuperate a seguito della loro denuncia. Tuttavia, ciò potrebbe comportare il pagamento di somme piuttosto significative e potenzialmente sproporzionate rispetto all’assistenza fornita.
Se tale percorso dovesse essere seguito, sarebbe opportuno, prendere in considerazione una qualche forma di valutazione qualitativa dell’assistenza fornita dal singolo informatore come ad esempio richiedere una dichiarazione del testimone o altra assistenza come condizione preliminare al pagamento.
Inoltre, qualsiasi nuovo regime normativo dovrà affrontare attentamente l’alto rischio di segnalazioni false e tendenziose.
I casi di bullismo o di salute e sicurezza sono più facili da identificare, mentre nel caso di reati fiscali, è più complesso ed inoltre, a parte un eventuale ricompensa monetaria, c’è poco da guadagnare per chi fornisce tali segnalazioni.
A volte gli informatori fiscali agiscono spinti da un senso di dovere pubblico, ma il più delle volte le motivazioni sono meno nobili come per esempio soggiogare un concorrente o vendicarsi di un qualche torto subito.
Qualsiasi nuovo quadro normativo, comunque, dovrà prevedere adeguate sanzioni per coloro i quali abuseranno di tale processo ad esempio mediante informazioni false o tendenziose.
Segnalare illeciti fiscali potrebbe implicare la diffusione di documenti/informazioni sensibili o riservate e per questo vietate dalla legge.
Se HMRC decidesse di fare affidamento su tali informazioni per avviare un’indagine, potrebbe non essere conforme alle disposizioni sul riciclaggio di denaro previste dal Proceeds of Crime Act 2002.
Tali documenti potrebbero anche essere esclusi come prove ai sensi della sezione 78 della Police and Criminal Evidence Act 1984, poiche’ considerati “illegali”. Qualsiasi normativa, dovrebbe scoraggiare i contribuenti dalla raccolta illecita di informazioni personali e l’abuso di potere.
Inoltre, c’è il problema di come gestire coloro che denunciano e sono complici nell’evasione: i reati fiscali sono spesso noti solo a coloro che si trovano nella cerchia interna dell’evasore. Naturalmente, si può ricorrere all’immunità che può essere utilizzata come un potente incentivo per incoraggiare gli informatori a farsi avanti. Tuttavia, esiste anche il pericolo che concedendo tale protezione si possa innescare una escalation di accuse tra individui ugualmente colpevoli.
Una soluzione potrebbe essere quella di distinguere tra “denunce spontanee” e “denunce non spontanee”: solo coloro che si presentano spontaneamente dovrebbero ricevere l’immunità.
Gli informatori, comunque, svolgono un ruolo vitale nella società e dovrebbero poter contare su un regime di protezione completo e trasparente. Tuttavia, qualsiasi regime dovrà essere adattato per far fronte alle caratteristiche specifiche e peculiari degli informatori in ambito fiscale e per garantire che i diritti di coloro, ingiustamente accusati, non vengano calpestati.
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