Dopo la recente decisione del primo ministro Shinzo Abe di rinviare l’aumento dell’aliquota dell’imposta sui consumi, che avrebbe dovuto entrare in vigore nel mese di aprile del prossimo anno, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha suggerito che il Giappone dovrebbe invece impegnarsi a introdurre dei piccoli aumenti di imposta da mantenere nel lungo periodo al fine di ottenere il consolidamento fiscale.
Originariamente si era infatti previsto di aumentare l’aliquota di imposta sui consumi del Giappone, attualmente pari all’otto per cento, al 10 per cento nel mese di ottobre 2015, ma tale modifica non entrera’ in vigore fino a ottobre del 2019.
Abe ha inoltre comunicato che il Governo introdurrà ulteriori misure per stimolare la situazione fiscale entro la fine dell’anno; tali misure saranno introdotte con l’obiettivo di contrastare la continua incertezza economica del Paese.
L’attuale strategia di risanamento del bilancio del Giappone mira a portare il deficit primario del conto generale dei governi centrali e locali in equilibrio per l’anno fiscale 2020 – 2021.
Il FMI ha inoltre preso atto della sfida del governo di “stimolare l’economia e la sostenibilità delle finanze pubbliche in un breve lasso di tempo.”
Il FMI ha evidenziato che “il percorso di risanamento del bilancio deve essere tracciato gia’ oggi, e deve essere previsto un programma di aumenti dell’imposta sui consumi graduali, tendenti almeno al 15%: gli aumenti, per esempio, potranno essere pari allo 0,5 o all’uno per cento all’anno”.
Tutto cio’ sara’ necessario per trovare il giusto equilibrio tra il sostegno alla crescita e il raggiungimento della sostenibilità fiscale nel lungo periodo.
Il FMI ha poi concluso dicendo che “avviare da subito l’aumento dell’aliquota di imposta senza aspettare il 2019, adottando un percorso graduale, potrebbe aumentare la possibilita’ di aggiustamento fiscale nel lungo periodo.”
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