Regno Unito, Francia, Germania, Italia e Spagna hanno concordato di sviluppare ed implementare un nuovo importante programma per lo scambio multilaterale di informazioni in materia fiscale; lo scopo del programma sarà quello di contrastare l’evasione fiscale internazionale, minimizzando i costi sia per le imprese che per i governi.
L’iniziativa é descritta in una lettera comune inviata al Commissario Fiscale dell’ Unione Europea, Algirdas Šemeta, e sottoscritta da tutti i ministri delle finanze degli stati che fanno parte del G5. In essa, i ministri si riferiscono sia ai piani di lotta all’evasione dell’ Unione Europea che a quelli degli Stati Uniti come a fondamentali passi in avanti. Nel mese di dicembre, Šemeta ha presentato un Piano d’Azione contenente due raccomandazioni sviluppate al fine di promuovere una forte presa di posizione del’ Unione Europea nei confronti dei cosiddetti paradisi fiscali, e di combattere la pianificazione fiscale aggressiva. La legislazione contenuta nell’atto FACTA degli Stati Uniti ha lo scopo di assicurare che l’ Internal Revenue Service (IRS, l’Agenzia delle Entrate statunitense) ottenga le informazioni relative ai conti bancari detenuti dai contribuenti statunitensi presso istituti finanziari esteri. La Commissione europea ha supportato il G5 nelle discussioni intraprese con il Governo statunitense su un possibile approccio intergovernativo all’atto FACTA. Il modello per l’accordo risultante da queste discussioni é stato sviluppato e pubblicato lo scorso Luglio.
Questo é il modello su cui sarà basato il programma pilota. Quando questo sarà attivo, una vasta gamma di informazioni finanziarie sarà scambiata in modo automatico tra i paesi del G5. Secondo quanto scritto nella lettera, l’obiettivo dello schema pilota é quello di “non solo aiutare ad individuare e fungere da deterrente per gli evasori fiscali, ma anche di fornire un modello per un accordo multilaterale più esteso che speriamo si manifesti a tempo debito.” Altri paesi dell’UE saranno invitati a prendere parte allo schema, con la “speranza che l’Europa possa assumere la guida nella promozione di un sistema di scambio automatico di informazioni a livello globale, eliminando tutti i nascondigli esistenti per coloro che cercano di evadere il pagamento delle imposte.”
Commentando su questa notizia, Sophie Dworetzsky, partner specializzata in pianificazione patrimoniale presso Withers, ha dichiarato: “Per quanto riguarda i contribuenti britannici, la promessa fatta nella presentazione della finanziaria due settimane fa é stata mantenuta. La HM Revenue and Customs (l’Agenzia dele Entrate britannica) ha promesso di contrastare ancora più duramente l’evasione offshore, che é stato stimato sia la causa di perdite in entrate fiscali fino a 4 miliardi di sterline ogni anno. Non é possibile stabilire con certezza quanto queste figure siano accurate; tuttavia, i contribuenti possono ora avere la certezza che tutto ciò che non é pienamente conforme alle leggi in materia fiscale non sia più un’opzione. Senza dubbio, la HMRC farà buon uso di queste informazioni, grazie alla nuova potente tecnologia adottata.”
Dworetzsky ha tuttavia avvertito: “Speriamo che coloro che agiscono in piena conformità non siano soggetti a verifiche semplicemente perché sono titolari, per motivi totalmente legittimi, di conti o di altre strutture al di fuori del Regno Unito. E’ importante ricordare che semplicemente detenere fondi e/ o strutture fiduciarie ecc. offshore spesso non é legato a motivi di natura fiscale ma a questioni legate alla successione dei beni ed alla scelta di sistemi legislativi migliori.”
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