In Italia è nata una nuova discussione politica riguardo alla proposta fusione tra Fiat Industrial, il produttore italiano di trattori e autocarri, e CNH Global, il produttore di macchinari agricoli e per la costruzione, di cui Fiat Industrial è già l’azionista maggioritario. Le discussioni sono sorte sul fatto che la nuova società (NewCo) sarà domiciliata fiscalmente nel Regno Unito, piuttosto che in Italia.
È previsto che NewCo, formata dalla fusione, manterrà la residenza di CNH Global presso i Paesi Bassi, e continuerà ad essere quotata sulla Borsa di New York. Tuttavia, in una recente dichiarazione Fiat Industrial ha sottolineato che la scelta del domicilio fiscale è del tutto allineata ai principali obiettivi della transazione, e cioè la creazione di una società che sia attraente per gli investitori internazionali.
Dopo avere esaminato diversi accordi bilaterali contro la doppia imposizione, il gruppo ha ritenuto che stabilire il domicilio fiscale della società nel Regno Unito, che è del tutto conforme a tutte le normative applicabili e per il quale è stata richiesta una delibera da parte delle autorità di competenza sia nei Paesi Bassi che nel Regno Unito, metterà NewCo nella stessa posizione dei suoi più importanti concorrenti.
In seguito alla notizia del trasferimento è stato riportato che verrebbero a mancare nelle casse dello Stato italiano più di 500 milioni di euro in entrate fiscali; questo ha causato reazioni negative da parte del Governo che sta cercando di migliorare il sistema di riscossione delle imposte e la conformità fiscale. Tuttavia, questi report sono stati del tutto negati da Fiat Industrial.
Nella dichiarazione fatta da Fiat Industriale è sottolineato che, in Italia e altrove, le società che fatto parte del gruppo mantengono una presenza legale nei vari Paesi dove operano e continueranno a versare le imposte in quelle giurisdizioni come è stato fatto in precedenza. La figura di 500 miliorni di euro a cui viene fatto riferimento, viene detto, si basa su un valore aggregato delle imposte dovute dalle sue controllate nel rispetto delle normative fiscali locali.
Di fatto, Fiat Industrial ha dichiarato che il 46 per cento di tale figura fa riferimento a società che operano in America settentrionale, l’11 per cento a società che operano invece in America meridionale e 27 per cento in Europa, di cui solo 5 per cento è attribuibile alle attività del gruppo svolte in Italia.
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