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La Repubblica Dominicana tassa i prodotti acquistati on-line

La Repubblica Dominicana intende sottoporre i beni di basso valore commerciale acquistati on-line, ed in precedenza esenti da tassazione, all’imposta sul valore aggiunto, alla luxury tax, e alle tasse di importazione, e cio’ con decorrenza dal 15 agosto 2014, in seguito alla decisione dell’Autorità doganale di revocare la regola de minimis.

Quest’ultima, introdotta dal Decreto No. 402-05, prevede un regime di esenzione per quelle spedizioni, verso la Repubblica Dominicana, aventi ad oggetto beni di valore pari o inferiore a 200 dollari. Questo comporta che tali beni possono passare rapidamente attraverso la dogana, ma le aziende postali sono obbligate ad richiedere una licenza dalla Direzione generale delle dogane.

L’Autorità doganale si e’ quindi riunita con tutte le societa’ postali per obbligarle a sottoporre ad imposta quelle merci di valore inferiore ai 200 dollari; tale provvedimento, piuttosto controverso, comporterà il pagamento del 18% dell’imposta sul valore aggiunto e di altre tasse, che, come sostenuto dagli oppositori, verra’ a tradursi in un onere fiscale complessivo pari a circa il 42%.

E’ stata pertanto promossa un’azione legale. Gli oppositori sostengono che tale provvedimento e’ in contrasto con la Costituzione, con le leggi nazionali esistenti, tra cui il decreto n ° 402-05, e con le disposizioni del Dominican Republic – Central America – United States Free Trade Agreement (CAFTA-DR). La questione costituzionale è stata sollevata sulla base del fatto che il mandato dell’Autorità doganale non prevede poteri di definizione delle politiche fiscali, mentre le disposizioni del CAFTA precludono espressamente alle nazioni di introdurre maggiori ostacoli alle spedizioni in essere alla data della conclusione dell’accordo.

Nonostante l’azione legale, la misura dovrebbe venire introdotta, come previsto, a partire dal 15 agosto 2014, anche se le zone franche della Repubblica Dominicana cadranno al di fuori del campo di applicazione del provvedimento in quanto soggette ad una normativa differente.

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Singapore inaugura l’International Tax Research Center

Il 5 agosto, in collaborazione con l’Accademia Fiscale del Singapore (TA), col sostegno della Inland Revenue Authority (IRAS), il Singapore Management University (SMU) ha inaugurato il Centro SMU-TA per l’eccellenza in materia fiscale (SMU -TA CET).

La SMU-TA CET rappresenta una nuova importante iniziativa nel campo della ricerca, affronta le questioni fiscali internazionali, regionali e di politica fiscale.

Il Presidente e Professore del SMU, Arnoud De Meyer, ha dichiarato: “Nella relazione finale del 2010, una delle principali raccomandazioni del Comitato per lo Sviluppo del Settore Contabile (CDAS) è che il Singapore sviluppi un centro d’eccellenza in materia di tasse.”

Il CEO del TA, Eng-Tay Geok Lee, ha aggiunto che: “Il TA ha assunto un ruolo guida nel facilitare la crescita nel settore fiscale, oltre a fornire le basi essenziali per la formazione in materia fiscale dei professionisti del settore, ha provveduto alla creazione di un centro di ricerca fiscale col SMU, per la costituzione di una piattaforma di scambio di conoscenze e ricerche di alta qualità per esperti fiscali, accademici e professionisti provenienti da tutto il mondo.”

Il SMU-TA CET sarà costituito da membri del mondo accademico, leader del settore e funzionari governativi, per la produzione di ricerca multidisciplinare sulla fiscalità internazionale e da legali. Riceverà il supporto di un Advisory Panel Tecnico, che verrà presto istituito, comprendente accademici ed esperti chiave, sia locale che internazionale, con una vasta esperienza e conoscenza delle tendenze globali e delle questioni fiscali.

Il centro affronterà in primo luogo progetti sulle questioni fiscali internazionali che sono rilevanti per il Singapore e le economie asiatiche, e guarderà al cambiamento del panorama della tassazione globale sulla competitività economica della regione. La SMU-TA CET ha in progetto lo sviluppo di un programma post-laurea in fiscalità internazionale.

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Brasile – estensione della Free Zone di Manaus

Il governo brasiliano ha annunciato che il Congresso ha approvato l’emendamento costituzionale 83/2014, che estende la validità della Free Economic Zone di Manaus, il 5 agosto 2014.

L’emendamento estende gli incentivi fiscali della zona franca, che si trova nel nord dello Stato brasiliano di Amazonas, a 2.073 dal 2023.

Il senatore Eduardo Braga, l’ex governatore di Amazonas, in precedenza ha detto che l’estensione della zona franca garantirà più sviluppo, più investimenti e più posti di lavoro nella regione occidentale amazzonica.

La zona franca è la patria di circa 600 aziende high-tech nei settori della produzione di elettronica, informatica e di veicoli, secondo Braga. Nel 2013, queste società hanno generato quasi 113.000 posti di lavoro e quasi USD 90bn di entrate, ha detto.

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Canada: l’Unione Europea completa l’accordo di libero scambio

I funzionari hanno messo a punto il testo dell’accordo economico e commerciale globale (Comprehensive Economic and Trade Agreement – CETA) tra il Canada e l’Unione Europea.

Un primo accordo risale al mese di ottobre del 2013, ma da allora si era rivelato piuttosto complesso risolvere i rimanenti problemi tecnici e redigere un testo finale. A breve iniziera’ un procedimento di traduzione e revisione del testo.

Il Ministro canadese per il Commercio Internazionale, Ed Fast, ha cosi’ dichiarato: “Questo è un altro passo importante verso l’attuazione dell’accordo commerciale storico tra Canada e Unione Europea, che creerà posti di lavoro e opportunità economiche per i canadesi in ogni regione del Paese.”

La maggior parte dei dazi verra’ eliminata non appena l’accordo entrerà in vigore, e le tariffe industriali verranno completamente liberalizzate. Entro la fine del periodo transitorio, il Canada e l’Unione Europea liberalizzeranno, rispettivamente, il 92,8% ed il 93,5% dei commerci nel settore agricolo. Circa il 98% delle 9.000 linee tariffarie dell’Unione Europea saranno alla fine esenti da dazio.

Si prevede che tale accordo andra’ ad incrementare il commercio bilaterale di beni e servizi del 22,9%. Circa la metà degli incrementi del prodotto interno lordo globale dell’UE (PIL) derivera’ da cambiamenti al commercio per quanto riguarda la regolamentazione dei servizi, e potrebbe arrivare ad una cifra pari a 5.8 miliardi di Euro (7.8 miliardi di dollari) all’anno. Si prevede che le esportazioni totali dell’Unione Europea verso il Canada aumenteranno del 24,3%, mentre le esportazioni bilaterali del Canada verso l’UE dovrebbero aumentare del 20,6%.

Sono nel frattempo inziati i lavori per l’organizzazione di un vertice tra l’Unione Europea ed il Canada che si terra’ nel mese di settembre. Fast e il Primo Ministro Stephen Harper si recheranno nel Regno Unito all’inizio del mese prossimo.

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Descrizione del Fondo di Investimento Specializzato del Lussemburgo (FIS)

lussemburgoCome richiesto, di seguito si fornisce un quadro di sintesi del Fondo di Investimento Specializzato del Lussemburgo (di seguito denominato “FIS”), mezzo flessibile ed efficiente dal punto di vista fiscale.

Per FIS si intende un qualsiasi organismo di investimento collettivo il cui unico obiettivo è l’investimento collettivo dei propri fondi in attività, con lo scopo di ripartire i rischi d’investimento e di far beneficiare gli investitori dei risultati della gestione del proprio patrimonio. Tale mezzo è molto utile in particolare per l’avvio di fondi immobiliari, fondi di “private equity” e fondi di fondi.

Il FIS è soggetto a registrazione e alla vigilanza continua da parte della “Commission de Surveillance du Secteur Financier” (Commissione di vigilanza del settore finanziario, di seguito denominata “CSSF”). Tuttavia, il Fondo di Investimento Specializzato è soggetto ad una regolamentazione non particolarmente restrittiva.

Aspetti societari:

Un FIS può assumere la forma di ente giuridico di tipo aperto (cioè una società di investimento a capitale variabile, di seguito denominata come “SICAV”), di un fondo contrattuale d’investimento, il quale deve avere una società di gestione (FCP) o di un ente giuridico di tipo chiuso (cioè una società di investimento a capitale fisso, di seguito denominata come “SICAF”).

La SICAF e la SICAV possono assumere la forma di società per azioni (SA), di società a responsabilità limitata (SARL), di società in accomandita per azioni (SCA) o di società cooperativa nella forma di società per azioni.

Gli investimenti in un FIS sono riservati solo agli investitori “ben informati”, che dovranno essere:

– un investitore istituzionale; o
– un investitore professionale; o
– un qualsiasi altro investitore che abbia confermato per iscritto di aderire allo status di investitore “ben informato” e che:
– o investe un minimo di Euro 125.000 nel FIS;
– o è in possesso di una valutazione, rilasciata da una banca europea, un’impresa di investimento o una società di gestione, che attesti che egli dispone di adeguate competenze, esperienza e conoscienza per comprendere adeguatamente l’investimento effettuato nel FIS.

L’oggetto è limitato all’investimento collettivo dei fondi raccolti dai suoi investitori mediante l’applicazione del principio della diversificazione del rischio. Un FIS può investire in linea di principio in qualsiasi tipo di attività (ad esempio azioni, obbligazioni, immobili, strumenti del mercato monetario,…) a condizione che rispetti il principio della diversificazione del rischio e, in particolare, a condizione che venga attuata un’adeguata procedura di gestione del rischio.

La capitalizzazione minima di un FIS deve essere pari a 1.250.000 euro. Tale importo deve essere raggiunto entro il termine di 12 mesi dall’autorizzazione al FIS rilasciata dalla Commissione di vigilanza del settore finanziario (CSSF).

Un SIF può essere impostato come un fondo d’investimento a comparti multipli e/o più classi di azioni, in modo da soddisfare le esigenze degli investitori.

Regolamento:

Per poter svolgere le sue attività, un FIS deve essere preventivamente autorizzato dalla CSSF.

Un FIS deve inoltre nominare un custode lussemburghese che deve essere a conoscienza in ogni momento di dove si trovano le azioni e come queste vengono investite. Tale custode lussemburghese deve essere un istituto di credito ai sensi della legge del Lussemburgo del 5 aprile 1993.

Un FIS deve inoltre designare un revisore del Lussemburgo che verifichi annualmente i suoi conti.

I documenti obbligatori prescritti dalla legge sul Fondo d’Investimento Specializzato sono in particolare:
– i bilanci d’esercizio annuali, che devono essere disponibili agli investitori entro sei mesi dalla fine del periodo a cui si riferiscono;
– un prospetto, che deve essere aggiornato quando vengono rilasciati nuovi titoli.

La frequenza minima del calcolo del valore patrimoniale netto (NAV) è annuale.

Aspetti fiscali:

I FIS sono soggetti ad un regime fiscale specifico. Un FIS è infatti esente dall’imposta sul reddito delle società, dall’imposta commerciale e dall’imposta sul patrimonio. La distribuzione dei dividendi fuori dalla FIS non è soggetta a ritenute alla fonte in Lussemburgo. La plusvalenza realizzata sulla vendita della partecipazione in un FIS da un non residente è esente dall’imposta sul reddito in Lussemburgo, a condizione che siano soddisfatte determinate condizioni.

Il SIF è soggetto a una tassa di registrazione ad un tasso annuo del 0,01%, applicata sul valore patrimoniale netto trimestrale.

Un FIS organizzato sotto forma di SICAV / SICAF può beneficiare dell’applicazione di alcune convenzioni fiscali che possono consentire di beneficiare di minori ritenute alla fonte.

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Il partito dell’opposizione della Nuova Zelanda propone il taglio dell’imposta sulle società

Il Partito dell’opposizione ACT della Nuova Zelanda ha proposto di ridurre l’aliquota d’imposta sulle società al 12,5 %.

L’obiettivo principale del programma del partito di destra, inaugurato il 2 agosto 2014, è quello di aumentare di un terzo il prodotto interno lordo (PIL).

Una riduzione progressiva dell’aliquota d’imposta sulle società dal 28% al 12,5 % entro il 2020, farebbe aumentare gli investimenti e l’occupazione, garantendo in tal modo la crescita mirata del PIL, secondo ciò che ha espresso il leader del partito Jamie Whyte.

La riduzione dell’aliquota d’imposta sulle società al 20% l’anno prossimo avrà un costo stimato di NZD 1.53bn (USD1.3bn) in mancati introiti. Negli anni successivi il tasso scenderebbe rispettivamente al 18,5 %, al 17 %, al 15,5 %, al 14 % e al 12,5 %. L’ACT si propone di compensare la perdita di entrate, abolendo il welfare delle società ed il commercio del carbone.

In Nuova Zelanda le elezioni si terranno nel settembre di quest’anno. E’ improbabile che l’ACT, che non ha alcun seggio alla House of Representatives, rappresenti una minaccia credibile per il Partito Nazionale.

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La Spagna svela la “Google Tax”

Il Congresso dei Deputati della Spagna ha approvato una legge che aprirà la strada all’introduzione di un’imposta sui siti web aggregatori di notizie.

Soprannominata “Google Tax“, la tassa consentirebbe agli editori di addebitare dei costi “ai sistemi elettronici di aggregazione delle notizie”, come ad esempio il servizio di Google News, ogni qual volta verranno pubblicati “un link e una descrizione significativa” di uno dei loro articoli.

Il Governo non ha comunicato a quanto ammontera’ l’imposta, ma il Ministero della Cultura ha rilasciato una dichiarazione dicendo che la legge non verra’ applicata agli utenti di Internet che condividono articoli attraverso i social media.

Secondo le previsioni la nuova legge, ufficialmente denominata “Canon AEDE”, apportera’ un ingresso pari a circa 80 milioni di Euro (106.7 milioni di dollari) di gettito fiscale per anno. Gli introiti supplementari saranno destinati a sostenere l’industria nazionale dei media.

La legge deve venire ratificata dal Senato prima di essere fatta entrare in vigore.

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Libano – piani tariffari sulla seconda aliquota IVA

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha sconsigliato il Libano dall’introdurre una seconda aliquota di imposta sul valore aggiunto, come parte degli sforzi della nazione per ampliare la base imponibile.

Il Libano applica un’imposta sul valore aggiunto del 10%, ed un’aliquota dello 0% su un’ampia gamma di forniture di beni e servizi.

Per incrementare le finanze della nazione, i piani in atto sono di aumentare l’aliquota IVA al 12 % nel 2015 e al 15% nel 2017. Invece il governo ha detto di voler ampliare la base imponibile ed affrontare le scappatoie fiscali.

Il FMI, nel suo ultimo rapporto sull’Articolo IV, ha invitato il Libano a rimuovere le agevolazioni fiscali dal sistema dell’IVA. Ha detto che le autorità devono resistere alle pressioni per introdurre aliquote IVA inferiori al tasso del 10%, avvertendo che l’amministrazione fiscale e gli obblighi fiscali diventeranno più complessi. Nel frattempo, ha espresso disappunto per la decisione delle autorità libanesi di sottrarsi all’abolizione dell’esenzione IVA sul gasolio, che avrebbe costituito lo 0,5% del prodotto interno lordo (PIL).

Il rapporto afferma che le misure approvate dal governo libanese non saranno sufficiente a compensare la spesa più elevata. Queste misure includono: un aumento del tasso di interesse sul reddito dal 5 al 7%; un aumento dell’aliquota d’imposta sul reddito delle società dal 15 al 17%; una nuova imposta sulle plusvalenze sulle transazioni immobiliari; un aumento dell’accisa sui tabacchi; aumenti su bolli ed imposte varie. Si pensa che queste misure andranno a costituire circa l’uno per cento del PIL nel 2015.

Il FMI ha sottolineato che, in Libano l’IVA ha il potenziale per coprire il 90% dell’economia nazionale e quindi cambiamenti nella politica in materia di IVA potrebbero avere un impatto drammatico sul gettito fiscale.

Le proposte per alzare l’aliquota IVA all’11% sono in fase di discussione, ed un’aliquota IVA del 15% viene presa in considerazione su alcuni beni di lusso.

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Repubblica Ceca: l’imposta sulle sigarette portata al minimo stabilito dall’Unione Europea

La Repubblica Ceca ha approvato una legge che aumenta l’accisa sui pacchetti di sigarette di 3-4 Corone ceche (pari a 0.15-0.20 dollari) per portare i tassi in linea con la normativa dell’unione Europea.

La decisione è stata approvata dalla Camera bassa del Paese, ma la stessa era stata richiesta anche ai sensi del diritto dell’Unione europea, in seguito alla svalutazione della Corona ceca rispetto all’Euro.

Le aliquote d’accisa minime sono state rialzate nell’Unione Europea dalla direttiva 2010/12/UE del 16 febbraio 2010, la quale prescriveva che al 1 ° gennaio 2014 l’accisa globale (dazio specifico e dazio ad valorem, IVA esclusa) sulle sigarette dovesse rappresentare almeno il 60% del prezzo medio ponderato di vendita al minuto delle sigarette immesse in consumo. Questa stabilisce che le aliquote di accisa non devono essere inferiori a 90 Euro (120.8 dollari) per 1000 sigarette, indipendentemente dal prezzo medio ponderato di vendita al minuto.

Le aliquote d’accisa minime saranno aumentate nuovamente a partire dal 2018. Il Ministro delle Finanze, Andrej Babiš, ha detto che in caso di mancato rispetto della direttiva sarebbe stato necessario aumentare l’imposta sul valore aggiunto.

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La Corte Bulgara ritiene incostituzionale l’imposta sull’energia rinnovabile

La Corte costituzionale della Bulgaria ha stabilito che l’imposta del 20 % per i produttori di energie rinnovabili è incostituzionale.

La decisione è stata sostenuta da 10 dei 12 giudici costituzionali della Corte. In una breve dichiarazione, la Corte ha affermato che il testo integrale della sentenza sara’ pubblicata in un secondo momento.

L’azione legale è stata promossa dal presidente del paese, Rosen Plevneliev, dopo che 116 su 182 parlamentari bulgari hanno votato a favore dell’aumento nel bilancio del 2014.

Il Ministero dell’Economia e dell’Energia della Bulgaria ha sostenuto che i produttori di energia rinnovabile avevano precedentemente goduto di un regime fiscale preferenziale a causa dei rischi di investire in nuove tecnologie, ma che tale regime non era più necessario.

Tuttavia, Plevneliev afferma che il tributo danneggerebbe l’ambiente economico, scoraggerebbe gli investitori stranieri, ed è in contrasto con i principi costituzionali della liberta’ d’impresa. Ha inoltre lamentato il fatto che l’imposta era stata introdotto senza trasparenza.

Anche se la carica di presidente in Bulgaria ha poco potere reale, Plevenliev ha dichiarato che era suo “diritto democratico” chiedere alla Corte di pronunciarsi.

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