Il Presidente svizzero Ueli Maurer ha insistito che la Svizzera “non è tenuta a modificare la propria strategia fiscale”.
Nel corso di un’intervista con il quotidiano Matin Dimanche, Maurer ha voluto fare chiarezza sul fatto che la Svizzera ha ancora la possibilità di scegliere se accettare o meno lo scambio automatico di informazioni sui depositi bancari, nonostante la recente decisione del Lussemburgo di introdurre entro il 2015 un meccanismo di questo tipo per quanto riguarda i pagamenti di interessi. Pur riconoscendo che ci troviamo in un “momento pericoloso per la Svizzera”, Maurer ha continuato argomentando che, a differenza del Lussemburgo, la Svizzera non è un membro dell’Unione Europea e che la Confederazione è già conforme allo standard posto dall’ Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Maurer ha dichiarato che “in questo momento non c’è motivo per adottare una strategia differente”.
Il Presidente svizzero ha inoltre ipotizzato che solo una pressione proveniente dall’interno potrebbe costringere la Confederazione a cambiare la propria posizione. Maurer ha sottolineato l’importanza che la Svizzera mantenga la sua linea strategica e non si faccia influenzare dagli sviluppi attualmente in corso in Europa. Maurer ha fatto notare come lo scambio automatico di informazioni bancarie non sia una problematica né in Asia né negli Stati Uniti, e non dovrebbe quindi essere considerato tale nella Confederazione.
Il Presidente svizzero ha alluso alle concessioni già fatte dalla Svizzera, riferendosi all’ atto FACTA recentemente concluso con gli Stati Uniti. Maurer ha sottolineato come il segreto bancario non abbia più la stessa importanza di due, tre anni fa, facendo notare che i punti di forza del centro finanziario della Svizzera sono la stabilità politica, l’affidabilità’ e la credibilità che, secondo il Presidente, sono gli aspetti che attraggono la clientela internazionale. Maurer ha riconosciuto come in ogni sistema fiscale ci siano scappatoie che è necessario correggere; egli ha inoltre ribadito come lo stato debba “assolutamente rispettare la sfera privata.”
Difendendo la posizione della Svizzera, l’Associazione Svizzera dei Banchieri (ASB) ha rilasciato una dichiarazione sottolineando l’impegno degli istituti bancari della Confederazione a seguire una strategia di tassazione dei fondi, con lo scopo di gestire in futuro solamente fondi che sono conformi alle norme in materia di imposizione fiscale. L’Associazione ha evidenziato che, dal marzo del 2009, le banche hanno anche supportato l’adesione agli standard globali posti dall’OCSE per quanto riguarda l’assistenza amministrativa su questioni fiscali. L’Associazione ha anche rimarcato che, anche nel caso di eventuali sviluppi, gli istituti bancari della Svizzera continueranno ad aderire a questi standard globali.
Facendo eco alle opinioni di Maures, l’ASB ha aggiunto: “Il Comitato del Consiglio di Amministrazione della Associazione dei Banchieri esamina su base continuativa tutte le possibilità di intervento. Quest’attività di analisi ha dimostrato che lo scambio automatico di informazioni con l’UE non è un’opzione per le banche svizzere, dal momento che la Svizzera è un paese terzo a cui può quindi essere solo richiesto di applicare misure equivalenti. Oltre a questo, non c’è per il momento alcun mandato di negoziazione da parte dell’UE.”
L’ASB ha concluso: “Nel contesto di questa equivalenza, le banche svizzere sono pronte a discutere l’ampliamento dell’accordo concluso con l’UE in relazione alla tassazione dei redditi da risparmio.”
Il Ministro delle Finanze della Svizzera, Eveline Widmer-Schlumpf, ha anche recentemente alluso che la Confederazione potrebbe essere pronta a fare ulteriori concessioni nei confronti dell’UE. Widmer-Schlumpf ha dichiarato che, anche se la Svizzera non fa parte dell’Unione Europea, è ovviamente necessario trovare una soluzione con l’UE.
Widmer-Schlumpf ha tuttavia sottolineato che la situazione non è sostanzialmente cambiata e che la Svizzera è un luogo d’affari con orientamento globale. Il Ministro delle Finanze ha anche avvertito che, fintanto che i centri finanziari degli Stati Uniti e dell’Asia continueranno a rifiutare lo scambio automatico di informazioni, questo non potrà essere considerato come standard internazionale. Widmer-Schlumpf ha argomentato che diversi standard possono coesistere, e ha continuato difendendo il modello di ritenuta alla fonte applicato dalla Confederazione.
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