Negli ultimi mesi, le liquidazioni volontarie dei creditori (Creditors’ Voluntary Liquidation – CVL) sono aumentate significativamente; al contrario è sceso il numero degli accordi volontari aziendali (Company Voluntary Arrangement – CVA). Nel terzo semestre del 2022 si registravano solo 29 CVA. Fino a qualche tempo fa, in particolare a seguito della crisi legata al Covid-19, il CVA era il modello di ristrutturazione a cui molte aziende decidevano di fare ricorso. Ad oggi invece le aziende in difficoltà sembrano avere meno motivi per optare per un CVA. Tra i vantaggi del CVA si segnala ad esempio il fatto che il management continui a mantenere il controllo, la possibilità di non iniziare un procedimento giudiziale e di non dover affrontare costi eccessivi. Proprio i costi rappresentano un fattore chiave per molte aziende (in particolare per le PMI) in fase di ristrutturazione. Infine, con un CVA può essere proposto anche contemporaneamente una “standalone moratorium”.
Quanto alle previsioni future, si stima che i casi di insolvenza aziendale certamente aumenteranno, in relazione al fatto che sono in rialzo i tassi di interesse, il costo della vita è aumentato e si registrano frequenti interruzioni nella catena di approvvigionamento. Le imprese troveranno più difficile e costoso chiedere presti o finanziamenti. Tenuto conto anche della crisi energetica, è sempre meno probabile che il governo offra sostegno alle imprese così come ha fatto durante la pandemia. Dunque, sicuramente la CVL continuerà ad essere la forma di procedura concorsuale aziendale a cui più di frequentate si farà ricorso, anche se le ultime statistiche dimostrano che anche le liquidazioni coatte sono in aumento.