Motivata dal desiderio di semplicità, la consultazione prevede che un individuo sarà “non residente nel Regno Unito” se non è presente nel Regno Unito per 183 giorni nei 12 mesi precedenti all’acquisto, nonostante la possibilità di richiedere l’1% se sono presenti qui per 183 giorni durante i 12 mesi successivi all’acquisto. Ciò desta perplessità, dato che si potrebbe supporre che la politica sia quella di gravare coloro che non pagano le imposte dirette del Regno Unito, e quindi non sono “contribuenti” nel Regno Unito. Con questo presupposto, l’approccio ovvio sarebbe quello di allineare il concetto di residenza con il test statale esistente ai fini dell’imposta sul reddito. In caso contrario, potrebbero verificarsi situazioni in cui un acquirente è contribuente del Regno Unito, ma ciò nonostante è “non residente” ai fini dell’addebito dell’1%, al momento dell’acquisto. Inoltre, la consultazione prevede uno sgravio per il personale militare e altri dipendenti della Corona all’estero, proprio perché sarebbe ingiusto onerarli se stanno ancora pagando le tasse del Regno Unito. Una caratteristica particolarmente severa della normativa proposta è che, nel caso di comproprietari, l’addebito si applica se uno di loro è non residente. Quindi, ad esempio, i coniugi saranno svantaggiati se scelgono un partner non residente britannico. Un approccio più ragionevole sembrerebbe quello di invertire questa regola, per quegli acquirenti con “legami affettivi”. Per altri, come le partnership, perché non consentire che l’addebito si applichi, o meno, a seconda delle circostanze di ciascun comproprietario/ partner?
Il Governo non si è impegnato circa quando intende introdurre la nuova tassa, se non dicendo che sarà contenuta in una futura Legge finanziaria. Speriamo che questo approccio aperto presagisca la volontà di considerare attentamente i risultati della consultazione.
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