In circostanze normali il compito primario di un amministratore è quello di promuovere il successo della società e degli azionisti. Quando la società attraversa un periodo di crisi finanziaria (zona d’insolvenza) c’è un’inversione di rotta nei compiti degli amministratori: essi devono valutare gli interessi dei creditori della società e, a seconda delle difficoltà della società, devono dare la priorità ad alcuni interessi rispetto a quelli dei membri. In particolare, gli amministratori devono cercare di minimizzare le perdite dei creditori e possono incorrere in responsabilità personale nel caso in cui non agiscano in tal senso.
Può essere difficile per gli amministratori determinare l’andamento del commercio e decidere se continuare nella speranza di migliorare la posizione economica della società o cessare le attività commerciali nell’interesse dei creditori. Un amministratore che conclude (o dovrebbe aver concluso) che la liquidazione insolvente non può essere ragionevolmente evitata può essere giudicato responsabile per le perdite causate alla società. Di conseguenza, i dirigenti delle società in difficoltà dovrebbero chiedersi se c’è la possibilità di evitare la liquidazione.
Nel caso di difficoltà economica non c’è la necessità di cessare l’attività nel momento in cui inizia il declino economico, bisogna, infatti continuare a svolgere il proprio lavoro e cercare la soluzione migliore per massimizzare il potenziale ritorno ai creditori.
Le riunioni del consiglio dovrebbero essere tenute regolarmente durante i periodi di difficoltà finanziaria per concentrarsi sulla redditività della società e sulle sue possibilità di evitare la liquidazione insolvente. Dovrebbero essere prese in considerazione informazioni appropriate sul budget e sui flussi di cassa e gli amministratori dovrebbero assicurare che vengano intraprese azioni tempestive in relazione ad eventuali violazioni o potenziali violazioni dei documenti finanziari o di altri obblighi contrattuali. Le delibere e le decisioni del consiglio di amministrazione dovrebbero essere minuziosamente dettagliate (comprese eventuali voci di dissenso tra i direttori), affrontando gli interessi di tutte le parti interessate, in modo che possa essere dimostrato, se necessario, che gli amministratori continuino ragionevolmente a commerciare durante il periodo di difficoltà. Il consiglio dovrebbe assumere dei professionisti, il consiglio di amministrazione dovrebbe valutare se un comitato debba essere costituito per concentrarsi esclusivamente sulla ristrutturazione della società (che può richiedere molto tempo), mentre altri dirigono la loro attenzione verso le operazioni giornaliere. Gli amministratori dovrebbero essere consapevoli di eventuali conflitti di interesse che potrebbero garantire che tali conflitti siano dichiarati e gestiti in modo appropriato. Gli amministratori dovrebbero impegnarsi in prima istanza con i creditori per assicurarsi che siano (e rimangano) ben informati sulla posizione finanziaria della società e sulle azioni correttive perseguite dagli amministratori. Gli amministratori dovrebbero anche continuare a discutere la posizione della società con i propri azionisti e, in particolare, esaminare se esiste la possibilità che tali azionisti investano nuovi fondi nell’ambito di una ristrutturazione. Essi dovrebbero, inoltre, lavorare con dei consulenti legali in grado di esaminare le alternative nel caso in cui il salvataggio dell’attività al di fuori di un processo formale di insolvenza non sia possibile.
Il governo prevede di attuare alcune modifiche al quadro di Governo societario del Regno Unito, che può influire sulla responsabilità degli amministratori nel contesto di società in difficoltà.
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