La Commissione europea ha chiesto alla Grecia di porre fine alla tassazione discriminatoria delle navi battenti bandiera estera, e di modificare la legislazione in materia di stazioni di servizio duty-free.
In base alle norme fiscali greche, le navi battenti bandiera greca, ed alcune gestite dalla Grecia, sono esenti dall’imposta sul reddito. Sono invece soggette ad una minore imposta semplificata sul tonnellaggio per le attività marittime.
Le navi battenti bandiera straniera sono soggette ad un regime d’imposta sul reddito meno favorevole. La Grecia prevede inoltre un’esenzione dall’imposta sul reddito sui dividendi provenienti da soggetti che utilizzano navi battenti bandiera greca, ma non sui dividendi da società che utilizzano navi battenti bandiera estera.
La Commissione afferma che tali disposizioni sono in contrasto con le norme dell’Unione Europea sulla libertà di stabilimento, la libera prestazione dei servizi e la libera circolazione dei capitali.
E’ stato chiesto alla Grecia di modificare la normativa che consente alle stazioni di servizio alle frontiere terrestri con Kipi (Turchia), Kakkayia (Albania), e Evzoni (Macedonia) di vendere carburante senza pagare le accise. La Commissione ritiene che quando un veicolo si rifornisce, il carburante deve essere considerato come se fosse stato venduto per il consumo, e quindi non può rimanere in un regime di sospensione dall’accisa.
La Commissione afferma che le accise devono essere caricate sulla vendita di tale carburante, in linea con la direttiva europea sulle accise.
La Grecia deve conformarsi a tali richieste entro due mesi. Se non riesce a farlo, la Commissione può adire la Corte di Giustizia Europea.
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