Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha sconsigliato il Libano dall’introdurre una seconda aliquota di imposta sul valore aggiunto, come parte degli sforzi della nazione per ampliare la base imponibile.
Il Libano applica un’imposta sul valore aggiunto del 10%, ed un’aliquota dello 0% su un’ampia gamma di forniture di beni e servizi.
Per incrementare le finanze della nazione, i piani in atto sono di aumentare l’aliquota IVA al 12 % nel 2015 e al 15% nel 2017. Invece il governo ha detto di voler ampliare la base imponibile ed affrontare le scappatoie fiscali.
Il FMI, nel suo ultimo rapporto sull’Articolo IV, ha invitato il Libano a rimuovere le agevolazioni fiscali dal sistema dell’IVA. Ha detto che le autorità devono resistere alle pressioni per introdurre aliquote IVA inferiori al tasso del 10%, avvertendo che l’amministrazione fiscale e gli obblighi fiscali diventeranno più complessi. Nel frattempo, ha espresso disappunto per la decisione delle autorità libanesi di sottrarsi all’abolizione dell’esenzione IVA sul gasolio, che avrebbe costituito lo 0,5% del prodotto interno lordo (PIL).
Il rapporto afferma che le misure approvate dal governo libanese non saranno sufficiente a compensare la spesa più elevata. Queste misure includono: un aumento del tasso di interesse sul reddito dal 5 al 7%; un aumento dell’aliquota d’imposta sul reddito delle società dal 15 al 17%; una nuova imposta sulle plusvalenze sulle transazioni immobiliari; un aumento dell’accisa sui tabacchi; aumenti su bolli ed imposte varie. Si pensa che queste misure andranno a costituire circa l’uno per cento del PIL nel 2015.
Il FMI ha sottolineato che, in Libano l’IVA ha il potenziale per coprire il 90% dell’economia nazionale e quindi cambiamenti nella politica in materia di IVA potrebbero avere un impatto drammatico sul gettito fiscale.
Le proposte per alzare l’aliquota IVA all’11% sono in fase di discussione, ed un’aliquota IVA del 15% viene presa in considerazione su alcuni beni di lusso.
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