La decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea avrà importanti ripercussioni a lungo termine per molti datori di lavoro, in particolare quelli che hanno assunto un grande numero di cittadini europei, come il settore alberghiero, il settore dell’assistenza sanitaria, quello alimentare, del commercio al dettaglio e delle costruzioni.
Il governo britannico ha dichiarato la sua intenzione di mettere fine alla libera circolazione per tutti con l’intenzione di focalizzarsi solo sull’attrazione dei cittadini “migliori e più brillanti” provenienti dall’Unione Europea.
Molte aziende dovranno ora cominciare a preoccuparsi della disponibilità di manodopera e a pianificare la propria forza di lavoro per i prossimi anni.
Come sarà il nuovo sistema di immigrazione?
Sulla base delle dichiarazioni di Theresa May, del ministro degli interni e del comitato consultivo sull’immigrazione, abbiamo forti indicazioni su come potrebbe essere il nuovo sistema post-brexit.
In particolare, sembra che, dopo il periodo di transazione, nessuna preferenza sarà data ai cittadini europei che vorranno venire a lavorare nel Regno Unito, il che significa che essi saranno soggetti alle stesse restrizioni attualmente imposte ai cittadini extra UE.
Questo significa che la possibilità per i cittadini europei di trovare lavoro nel Regno Unito dipenderà da un sistema di punteggi basato sul livello di salario e sulle abilità professionali, sistema in base al quale saranno preferiti i ruoli “altamente qualificati” o “mediamente qualificati”.
Il nocciolo della questione è che per i cittadini scarsamente qualificati o meno pagati sarà molto piu’ complesso poter venire a lavorare e vivere nel Regno Unito.
Il punto di partenza per i datori di lavoro è quello di esaminare se attualmente tra i propri dipendenti vi sono dei lavoratori “meno qualificati” e valutare se tali ruoli possono essere ricoperti in altri modi.
Per quei ruoli che richiedono le competenze di un lavoratore maggiormente qualificato, i datori di lavoro dovranno valutare se la loro intenzione e’ quella di pagare ai dipendenti uno stipendio annuo pari o superiore alle £30.000.
I datori di lavoro dovrebbero innanzitutto valutare quanto il loro business dipenda dalla forza lavoro generata dai dipendenti che sono cittadini europei e valutare quanto difficile sia ricoprire tali ruoli dopo il periodo di transizione.
È inoltre importante, per il periodo post-transizione, tenere in considerazione quelli che saranno i futuri obblighi di conformità e i requisiti per verificare che un soggetto abbia il diritto di lavorare nel Regno Unito.
Visto il periodo di incertezza a cui vanno incontro le aziende, viene da tempo raccomandato ai datori di lavoro di concentrarsi a supportare la loro forza lavoro, cercando di esplorare soluzioni alternative per premettere ai dipendenti “meno qualificati” e con salario di livello basso di poter continuare a vivere nel Regno Unito.
Il governo britannico ha già dichiarato di volere estendere il “Youth Mobility Scheme” – il quale permette ai cittadini di determinati paesi che hanno un’età compresa tra 18 e 30 anni di entrare nel Regno Unito per un periodo massimo di 2 anni e con pieno accesso al mercato del lavoro – anche ai cittadini dell’Unione Europea. Tale misura rimane comunque un metodo temporaneo per affrontare la possibile mancanza di personale dopo il periodo post-transizione.
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