La legge delle Bermuda non conosce il concetto di “wrongful trading”. Con tale espressione si fa riferimento all’ipotesi in cui una società continui a svolgere l’attività nonostante sia insolvente. Secondo la legge delle Bermuda infatti un amministratore non è obbligato ad avviare una procedura di liquidazione; tuttavia, potrebbe essere successivamente chiamato a rispondere personalmente delle obbligazioni della società (nella misura stabilita dal tribunale) se:
- Ha consapevolmente svolto attività di impresa con l’intento di frodare i creditori;
- Ha trattenuto o impiegato erroneamente soldi o proprietà della società;
- Ha compiuto un illecito nei confronti della società.
Potrebbe altresì essere considerato responsabile, e quindi obbligato personalmente, nel caso in cui non abbia pagato tasse o versato contributi.
Anche durate la fase di liquidazione della società potrebbero sorgere in capo all’amministratore alcune responsabilità, ad esempio se:
- non fornisce al curatore informazioni complete e precise;
- sottrae od occulta fraudolentemente i beni della società;
- non consegna dei beni in qualità di liquidatore;
- falsifica i conti o gli affari della società;
- induce fraudolentemente una persona a concedere credito alla società; o
- gestisce il patrimonio della società con l’intento di frodare i creditori.
Ai sensi della legge delle Bermuda, gli amministratori e i dirigenti hanno determinati doveri nei confronti della loro società, ai sensi del Companies Act 1981 e della common law, oltre ai doveri previsti dallo statuto. Dunque, ogni amministratore è tenuto al rispetto sia dei doveri fiduciari che dei doveri di competenza e diligenza.
In particolare, i doveri fiduciari richiedono che gli amministratori agiscano in buona fede, non dovendo fare nulla che sia in conflitto con gli interessi delle società. A seconda dei fatti e della gravità delle violazioni, un amministratore può essere responsabile sia sul piano civile che penale anche in relazione agli atti posti in essere nella fase prima dell’insolvenza o nella fase di riorganizzazione aziendale. Ciò può comportare la responsabilità in solido con tutti gli amministratori che hanno concorso alla violazione.
Nella maggior parte dei casi la responsabilità sorge solo quando l’amministratore è consapevole della violazione dei suoi doveri o quando autorizza o acconsente alla violazione, da parte di altri, degli obblighi nei confronti della società stessa. La responsabilità degli amministratori può sussistere anche nei confronti di soggetti terzi estranei alla società. Di solito, all’interno dello statuto di una società delle Bermuda, è prevista una indennità per tutti gli atti e le omissioni degli amministratori (come previsto dal Companies Act 1981). In pratica però in pochissimi casi sono state instaurante cause dai liquidatori nei confronti degli amministratori in relazione a tali indennità, e in nessun caso sono state riconosciute in giudizio le indennità.
Se una società è insolvente (come stabilito da un tribunale delle Bermuda) o rischia di diventare insolvente, gli amministratori non sono piu’ tenuti al rispetto dei loro obblighi nei confronti degli azionisti, ma solo verso i creditori chirografari. Di regola, con la liquidazione, gli amministratori non hanno piu’ alcun potere nel momento in cui viene nominato un liquidatore o quando viene emesso l’ordine di liquidazione. Diversamente da quanto accade nel caso delle riorganizzazioni aziendali, in cui gli amministratori continuano ad avere e esercitare i propri poteri.