Gli effetti generate dalla Brexit sul sistema dell’IVA non hanno, fino ad ora, suscitato molta attenzione, soprattutto a causa del fatto che si tratta di un argomento molto tecnico e, in quanto tale, è conosciuto nel dettaglio da poche persone.
Nel periodo immediatamente successivo al referendum sulla Brexit, pochi esperti del settore avevano preso in considerazione l’idea che il Regno Unito avrebbe apportato sostanziali modifiche alla legislazione in materia di IVA.
Le attuali leggi trovano infatti applicazione da lungo tempo e molti si aspettano che il governo inglese intenda mantenere lo status quo, anche stante il fatto che l’IVA da sola porta circa 120 miliardi di sterline o più di entrate.
Tuttavia, man mano che il tempo passa, l’opzione di una hard Brexit (e cioè la possibilità che il Regno Unito esca dall’Unione Europea senza accordo alcuno sulla gestione dei futuri rapporti tra le due parti) diventa sempre più realistica, tra cui i riferimenti del governo a riprendersi il controllo sulle tasse, e in particolare sull’IVA.
L’adesione al sistema comune in materia di imposta sul valore aggiunto è uno degli aspetti essenziali dell’adesione all’Unione Europea, in quanto tale sistema è finalizzato a consentire scambi commerciali agevoli tra gli stati membri.
L’Unione Europea stabilisce delle linee guida in cui viene definito quando si applica l’IVA e quando no, così come un’aliquota standard minima del 15%, aliquote minime ridotte di almeno il 5% e alcune deroghe specifiche per determinati prodotti.
Lo spettro di una hard Brexit, e quindi la possibilità che il Regno Unito esca dall’Unione Europea senza alcun accordo in materia di IVA, ha scatenato una serie di preoccupazioni sul fatto che tutto ciò possa comportare ritardi alle frontiere, implicazioni sui ricavi e registrazioni IVA per le imprese che svolgono attività commerciali nel continente. Finche’ non viene raggiunto un accordo, si tratta di mere speculazioni, ma vi sono moltissime imprese che risentirebbero delle implicazioni derivanti dall’uscita del Regno Unito dal sistema dell’IVA.
A meno che il Governo non decida di dare attuazione ad un sistema di differimento dell’IVA più vantaggioso, o consenta il pagamento dilazionato dell’IVA, molte società che importano dall’Unione Europea potrebbero subire numerosi svantaggi dovuti a costi aggiuntivi al momento dell’importazione.
Anche coloro che esportano potrebbero vedersi costretti ad affrontare costi ulteriori e nuovi obblighi di conformità. E ciò andrebbe ad aggiungersi all’elevato rischio di ritardi alle frontiere, che andrebbero a ripercuotersi sull’intera catena di fornitura e sulla circolazione delle persone.
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