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Germania: stop ai piani per una tassa sull’energia solare

L’Associazione dell’Industria Fotovoltaica tedesca (BSW-Solar) ha espresso l’intenzione di contestare la costituzionalità dei piani volti all’introduzione di una tassa sul consumo dell’energia solare generata dai cittadini per il consumo personale, qualora il Governo dovesse decidere di portare avanti la proposta.

Stando agli ultimi negoziati, e’ emersa l’intenzione di imporre a tutti coloro che producono energia solare destinata al proprio consumo il 40% dell’imposta di 6,24 centesimi per kilowatt-ora prevista nel Paese per l’energia rinnovabile (“EEG-Umlage”), come parte del programma per riformare la legge sulle energie rinnovabili e finanziare la transizione energetica.

L’associazione ha avvertito che la cosiddetta “sun tax” rischia di ridurre il numero di nuovi impianti fotovoltaici, e di diminuire la possibilità per la  Germania di raggiungere l’obiettivo di espansione dell’energia solare. Nel contempo, ampliare la base imponibile delle energie rinnovabili non porterà alla diminuzione dei prezzi dell’elettricità, contrariamente alle aspettative del Governo.

Il Governo di coalizione ha inizialmente previsto di tassare coloro che si “auto-riforniscono” di energia solare al 50 per cento. Tuttavia, il Bundesrat, la camera alta del parlamento tedesco, in data 23 maggio ha respinto la proposta.

Il Governo intende presentare una proposta rivista al Bundestag, la camera bassa, il 26 giugno; dopodiche’ la proposta tornera’ al Bundesrat per l’approvazione l’11 luglio.

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Lussemburgo: continua a difendere la pratica delle decisioni preliminari in materia fiscale e del regime di tassazione sulla proprietà intellettuale

In data 11 giugno 2014, la Commissione Europea ha avviato un procedimento di indagine e due comunicazioni formali in materia di presunti aiuti di Stato nei confronti del Lussemburgo.

L’iniziativa della Commissione è il risultato dei numerosi scambi tra la Commissione europea e le autorità lussemburghesi verificatesi negli ultimi mesi, durante i quali le autorità lussemburghesi avevano fornito alla Commissione europea le informazioni pertinenti. Tuttavia, le autorità lussemburghesi avevano espresso dei dubbi sulla legittimità di taluni aspetti delle richieste di informazioni da parte della Commissione europea e avevano rifiutato di rispondere. Dopo i due ordini della Commissione europea alle autorità del Lussemburgo di fornire tali informazioni, il Lussemburgo ha proposto due ricorsi di annullamento di queste ingiunzioni, contestando il loro fondamento giuridica.

Il Lussemburgo lamenta che le due procedure di infrazione aperte dalla Commissione europea fanno astrazione dei motivi che hanno portato le autorità lussemburghesi a presentare la domanda di annullamento in materia. La Commissione europea non fornisce alcun elemento nuovo per dissipare i seri dubbi sulla legittimità delle richieste e la portata dei poteri della Commissione.

Discussioni costruttive con la Commissione Europea

Il Lussemburgo ha osservato, che la Commissione non mette in discussione i principi giuridici delle autorità fiscali lussemburghesi di emettere delle decisioni preventive su richiesta dei contribuenti in cerca di certezza giuridica per quanto riguarda il trattamento fiscale di alcune operazioni.

La Commissione ritiene, tuttavia, che non si può escludere che le misure in questione potrebbero costituire aiuti di Stato in materia fiscale nei singoli casi.

Le autorità lussemburghesi sono disposte ad impegnarsi in una discussione costruttiva con la Commissione europea nei casi specifici e sulla base delle prove a disposizione della Commissione.

Così, per quanto riguarda il processo di revisione formale dei presunti aiuti di Stato a favore di FFT, le autorità lussemburghesi risponderanno alle ulteriori osservazioni e domande dettagliate dalla Commissione europea, mentre gli accordi sulla conformità dei prezzi di trasferimento rispettano in tutti gli aspetti le condizioni di piena concorrenza.

Il Lussemburgo è fiducioso che i futuri passaggi procedurali gli permetteranno di difendere con successo le sue tesi e di dimostrare che, sia le decisioni anticipate in materia fiscale sia la tassazione dei redditi derivanti dalla proprietà intellettuale, non ha concesso alle imprese aiuti di Stato illegale.

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La Romania pianifica tagli all’imposta sulla sicurezza sociale

Il Primo Ministro della Romania, Victor Ponta, ha confermato che il Governo prevede di tagliare i contributi previdenziali versati dai datori di lavoro di cinque punti percentuali, ma ha detto che il piano non è stato approvato dal Fondo Monetario Internazionale.

Parlando dopo un incontro con i rappresentanti della Troika dei finanziatori internazionali, Ponta ha annunciato che a breve verra’ presentato un progetto di legge al Parlamento, e che il taglio verra’ applicato dal primo ottobre. Ha detto che l’incidenza sui ricavi dovrebbe essere pari a 850 milioni di RON (pari a 262 milioni di dollari) nel quarto trimestre, e ha evidenziato come non c’e’ bisogno di compensare tale misura aumentando altre aliquote fiscali, cosi’ come anticipato dal Governo in merito al fatto che abbassare le tasse sul lavoro e’ un incentivo per i livelli di investimento.

Nel mese di marzo, prima di assumere l’incarico, il Ministro delle Finanze, Ioana Petrescu, aveva detto al Comitato di bilancio della Romania che l’intervento avrebbe ridotto l’evasione fiscale. Il Ministro Petrescu, a suo tempo, aveva sperato che il taglio potesse essere introdotto entro luglio.

Il Fondo Monetario Internazionale ha accettato di rinviare la revisione dell’accordo fino a novembre, per dare il tempo alla Romania di sviluppare le politiche di bilancio. Dopo la riunione, il Fondo Monetario Internazionale ha rilasciato una dichiarazione dicendo che l’economia della Romania continua a recuperare, ed è prevista una crescita del 2,8 per cento quest’anno. Ha poi aggiunto di aver avuto una serie di colloqui costruttivi con i funzionari rumeni, ma che “alcune questioni sono rimaste in sospeso.”

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Le Regole della Corte di giustizia sulla tassazione dei dividendi per i territori d’oltremare

Il 5 giugno 2014 la Corte di giustizia dell’Unione europea ha emesso una sentenza concernente le obiezioni di due società olandesi sull’imposizione di una ritenuta alla fonte sui dividendi versati alle rispettive holding con sede nelle ex Antille olandesi.

Nel processo “X BV, TBG Limited vs Staatssecretaris van Financien  (C-24/12 e C-27/12)”, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che l’imposizione fiscale dell’8,3% sui dividendi distribuiti da parte delle due società olandesi alla societa’ madre nelle Antille olandesi era compatibile con il principio dell’Unione Europea sulla libera circolazione dei capitali.

Le due società avevano fatto ricorso sostenendo che l’imposta dei dividendi è contraria al principio comunitario sulla libera circolazione dei capitali, dato che le Antille olandesi a quel tempo erano un territorio d’oltremare (OCT).

La Corte di Giustizia Europea ha sottolineato che il diritto dell’Unione Europea parla delle Antille olandesi come parte del Regno dei Paesi Bassi, ma che la disposizione in questione non si riferisce all’applicazione del principio sulla libera circolazione dei capitali.

La Corte ha evidenziato una decisione della Comunità europea (CE) riguardante i Paesi e territori d’oltremare, che “vieta, tra l’altro, le restrizioni al pagamento dei dividendi tra l’Unione europea ed i Paesi e territori d’oltremare”. Tuttavia, secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, siccome l’imposizione fiscale sui dividendi verso le Antille olandesi era “destinato a prevenire un eccessivo flusso di capitali verso le Antille olandesi”, questa dovrebbe essere consentita, a condizione che il giudice ritenga che tale ritenuta alla fonte serve a “combattere l’evasione fiscale in modo efficace e proporzionato.”

“Il diritto dell’Unione europea deve essere interpretato come non ostativo nei confronti di una misura fiscale di uno Stato membro che limita i movimenti di capitali tra detto Stato membro e il territorio d’oltremare pur perseguendo l’obiettivo di combattere l’evasione fiscale in modo efficace e proporzionato”, ha dichiarato la Corte di Giustizia.

Le Antille olandesi, per quanto concerne il pagamento dei dividendi, sono state divise in due paesi distinti, St. Maarten e Curaçao, con le isole di Bonaire, Saba e Sint Eustatius che sono ritornate sotto il controllo diretto da parte delle autorità dei Paesi Bassi.

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Costa Rica: riduzione del divario fiscale

Il Ministro delle Finanze del Costa Rica, Helio Fallas, ha annunciato una serie di nuove misure fiscali da attuare quest’anno e nel 2015 per affrontare il deficit del paese.

Le misure fiscali sono parte di un pacchetto di misure volte a ridurre il disavanzo primario dal 2,8 % del 2013 all’1 % del prodotto interno lordo (PIL) entro il 2015.

Gli sforzi del governo per incrementare le entrate, si concentreranno sul miglioramento della riscossione delle imposte, sulla base di un aumento del 14 % previsto quest’anno. Le autorità hanno detto che il gap fiscale – la somma persa attraverso l’evasione fiscale e le esenzioni – è stato pari al 13,37 % del PIL nel 2012. Questa percentuale era leggermente superiore al totale dell’imposta incassata in tale anno, pari al 13,18 % del PIL.

Un progetto di legge sulla lotta all’evasione fiscale sarà presentato questo mese. Il progetto di legge, se approvato, introdurrà deduzioni fiscali su tutte le spese per i servizi professionali solo se il prestatore sarà iscritto con la Directorate General of Taxation.

Il ministro delle finanze ha anche detto che il governo esaminerà le esenzioni fiscali ed eliminerà quelle che ritiene siano ingiustificate.

Il governo vuole aumentare le entrate per CRC 3.75 miliardi in quest’anno, e aumentare la pressione fiscale di circa lo 0,75 % del PIL.

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Riforme dei sistemi giudiziari – migliorare la qualità

Alcuni paesi devono accelerare le riforme per risolvere con efficacia le cause civili e commerciali, un elemento chiave per attirare investimenti e imprese.

È fondamentale, per i cittadini e per le imprese, migliorare la qualità, l’indipendenza e l’efficienza dei sistemi giudiziari dei paesi UE per garantire una giustizia di qualità.

Un sistema giudiziario efficiente migliora inoltre l’attrattiva di un paese quale luogo in cui investire ed esercitare un’attività, e quindi contribuisce alla crescita e all’occupazione.

Per assistere i governi nazionali, la Commissione ha elaborato il primo “quadro di valutazione della giustizia”, che ogni anno analizza in che modo sono gestite le cause civili, commerciali e amministrative nell’UE.

Dall’analisi emerge che alcuni paesi devono accelerare le riforme per raggiungere i livelli registrati in altri paesi. Queste le principali osservazioni:

  • in un terzo degli Stati membri i procedimenti giudiziari durano almeno il doppio che nel resto dell’UE, facendo talvolta aumentare il numero di cause pendenti. Tutti hanno interesse a concludere una causa in tempi brevi
  • i sistemi di monitoraggio e valutazione costante per migliorare la rapidità e la qualità della giustizia presentano ancora carenze in alcuni paesi
  • i metodi di risoluzione alternativa delle controversie, quali la mediazione, possono alleggerire il carico amministrativo dei tribunali e dovrebbero essere più diffusi per ridurre le attese
  • in alcuni paesi le imprese hanno una scarsa percezione dell’indipendenza dei tribunali – occorre dimostrare che la giustizia è fatta rispettare
  • i sistemi elettronici possono servire a ridurre ritardi e costi per i cittadini e le imprese
  • per migliorare l’efficienza è importante prevedere una formazione obbligatoria per i giudici e risorse adeguate.

Le prossime tappe

Dopo aver consultato i governi nazionali, la Commissione terrà conto dei temi identificati nel quadro di valutazione di quest’anno per elaborare una guida specifica per i singoli paesi nell’ambito del “semestre europeo”, un ciclo annuale di coordinamento della politica economica volto a promuovere la crescita e l’occupazione.

I finanziamenti per aiutare le amministrazioni nazionali ad attuare le riforme concordate dei sistemi giudiziari saranno resi disponibili nel prossimo bilancio pluriennale dell’UE.

Il quadro di valutazione applica indicatori specifici di qualità, efficienza e indipendenza della giustizia per confrontare i risultati degli Stati membri e permette di studiare le tendenze per identificare eventuali aree problematiche.

Il corretto funzionamento dei sistemi giudiziari è un elemento cruciale anche per l’applicazione coerente della normativa dell’UE, anche in settori quali l’economia, la protezione dei consumatori e l’ambiente.

Commissione Europea

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Il Regno Unito annuncia l’inasprimento delle sanzioni per gli evasori Offshore

Le nuove regole proposte questa settimana potrebbero rendere più severe le condanne penali nel Regno Unito per coloro che non dichiarano i redditi prodotti in giurisdizioni off-shore, anche se HM Revenue and Customs (HMRC) non è in grado di dimostrare l’intenzione di questi di evadere le tasse.

In futuro, HMRC avrebbe solo bisogno di dimostrare che il reddito è imponibile e non è stato dichiarato, anziché dimostrare che l’imposta è stata deliberatamente elusa, secondo le norme vigenti. A loro volta, gli indagati potrebbero incorrere in una nuova e rigorosa responsabilità penale. L’applicazione della responsabilità oggettiva nel diritto penale è controversa; in alcuni casi, i soggetti sono stati considerati responsabili per le loro condotte anche se non direttamente riconducibili ad un loro comportamento doloso o colposo, o anche se gli stessi hanno ragionevolmente fatto di tutto per non eludere la legge.

Il Governo sta anche rivedendo le sanzioni finanziarie esistenti per garantire che operino da deterrente in modo chiaro ed efficace; lo stesso valuterà se il limite penale esistente – fino al 200% dell’imposta dovuta – debba essere aumentato ulteriormente, se le sanzioni possono essere aumentate qualora le condotte degli individui siano il tentativo diretto a trasferire denaro per evitare l’accertamento, e se il sistema debba essere esteso per includere la tassa di successione.

Il Cancelliere del Regno Unito George Osborne ha dichiarato: “Il Governo ha compiuto passi significativi per reprimere coloro che hanno nascosto i loro soldi in giurisdizioni offshore. HMRC ha fatto rientrare oltre GBP 1.5bn (USD2.5bn) nel corso degli ultimi due anni, e, attraverso la nostra leadership al G8, abbiamo compiuto passi da gigante verso una maggiore trasparenza e condivisione delle informazioni fiscali; ma non possiamo allentare la presa, e continueremo a perseguire gli evasori fiscali off-shore. Coloro che continuano a credere di poter nascondere la propria ricchezza in giurisdizioni off-shore devono sapere che non esiste un rifugio sicuro e che li attendono gravi conseguenze.

L’esperto fiscale Ray McCann dello Studio Pinsent Masons, ha aggiunto: “Storicamente, la responsabilità oggettiva è stata applicata alle contravvenzioni, con pene relativamente meno gravi, e la punizione è stata commisurata al tipo di reato. E’ difficile comprendere come le pene per responsabilità oggettiva potranno prevedere sanzioni illimitate e pene detentive. Chiaramente ci possono essere trasgressori che non realizzano attività in giurisdizioni off-shore, ma sono all’interno della rete fiscale del Regno Unito, o coloro che sono sistematicamente e deliberatamente evasori fiscali. La questione sull’onestà del contribuente deve essere esaminata seriamente prima di iniziare a incarcerare la gente.”

Phil Berwick degli avvocati Irwin Mitchell ha criticato i piani: “HMRC deve modificare il suo approccio. Cambiare la definizione della condotta criminale non è il modo per farlo. Se i contribuenti si rendono conto che le probabilità di essere scoperti da HMRC sono realistiche, cambieranno il loro comportamento“. “HMRC ha i poteri ed applica le sanzioni per perseguire gli evasori fiscali, ed è soddisfatta dell’attività che sta svolgendo per colpire i contribuenti con redditi non dichiarati in giurisdizioni off-shore. Una questione chiave è se HMRC disponga delle risorse sufficienti”.

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La Commissione Europea spinge per uno spostamento del carico fiscale

Il Commissario europeo per le questioni fiscali Algirdas Šemeta, elencando le raccomandazioni fiscali specifiche per i vari Stati membri, ha detto che “c’e’ ancora molto da fare prima di raggiungere un livello di tassazione capace di supportare una ripresa dell’occupazione”.

Šemeta ha aggiunto: “con un cuneo fiscale del 46,5% nella zona euro, la pressione fiscale del nostro Paese sul lavoro supera quella di altri Paesi dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE)”. La Commissione ha pertanto invitato dodici Stati membri dell’Unione europea – Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Francia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Romania e Spagna – a fare di più per alleggerire la tassazione sul lavoro. Essi dovrebbero invece concentrarsi sui tre punti: inquinamento, immobili e acquisti.

“La tassazione ambientale aiuta a promuovere l’ “economia verde”, creando cosi’ nuovi posti di lavoro e garantendo una maggiore competitività. La tassazione degli immobili tende ad essere equa ed efficace, se fatta in modo progressivo. E c’è un’ampia evidenza economica che le imposte di consumo possono essere delle buone fonti di gettito fiscale, che non danneggiano la crescita economica “, ha spiegato Šemeta.

Si e’ tuttavia detto preoccupato del fatto che l’utilizzo di imposte sul consumo nell’Unione Europea  rimanga tutt’altro che ideale. Šemeta ritiene infatti che le esenzioni dell’imposta sul valore aggiunto (IVA)  vadano a complicare il sistema, creando problemi amministrativi per le imprese. Questi problemi sono particolarmente diffusi in Belgio, Germania, Spagna, Francia, Irlanda, Italia, Lussemburgo e Regno Unito.

In totale, undici Stati membri sono stati invitati ad ampliare la loro base imponibile per garantire una maggiore efficienza fiscale. Invece di aumentare il tasso IVA normale, “un sistema IVA più ordinato e conciso” potrebbe aiutare a ridurre i tassi e creare un ambiente più favorevole per molte aziende.

Infine, la Commissione ha raccomandato a 16 Stati membri di migliorare la governance fiscale nazionale al fine di facilitare il rispetto della normativa antievasione. Šemeta ha avvertito che “gli Stati membri non possono fare affidamento su regimi fiscali “miopi” per attrarre le multinazionali”. Ha anche aggiunto che “l’Europa finira’ per rimetterci se le multinazionali dovessero scegliere il nostro mercato unico esclusivamente per ridurre al minimo le tasse.”

Dev’essere adottato un approccio unificato contro l’evasione e la frode fiscale, il quale “deve tradursi in un’azione rapida e decisa, a livello nazionale, europeo e internazionale”, ha concluso Šemeta.

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Irlanda: le piccole imprese chiedono tagli fiscali

Le imposte irlandesi sul capitale ed il lavoro sono “troppo alte e non in linea con le economie concorrenti”, ha affermato AJ Noonan, presidente dell’Associazione delle piccole imprese del paese.

Noonan ha formulato le osservazioni prima del congresso nazionale del SFA di questa settimana. Inoltre, ha criticato la soglia minima dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, che ha effetto da EUR 32,500 (USD 44,310).

Ha dichiarato che non ci sono adeguati incentivi al lavoro ed ha esortato il governo a premiare il rischio d’impresa. Ha anche raccomandato che agli imprenditori venga applicata una minor aliquota d’imposta sulle plusvalenze, del 20 % anziché dell’attuale 33 %.

Il governo irlandese è stato messo sempre più sotto pressione per riformare il sistema fiscale. Col 52 %, l’Irlanda ha una delle più alte aliquote marginali tra i paesi aderenti all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). La media OCSE è solo del 36 %.

I ministri hanno detto che la loro priorità sarà quella di introdurre sgravi fiscali sul reddito delle famiglie. Il primo ministro Enda Kenny ha recentemente fatto capire che le modifiche potrebbero essere introdotte con i prossimi due bilanci, ed il ministro delle Finanze, Michael Noonan, ha sottolineato che il Governo intende ridurre le imposte personali, quando ci saranno “i mezzi economici”.

Al governo di coalizione è stato però inferto un duro colpo con le dimissioni del vice primo ministro Eamon Gilmore, come risultato dello scarso rendimento del suo partito alle elezioni locali ed europee. Gilmore ha detto che era “molto orgoglioso del coraggio dimostrato dai membri del partito laburista, che, nel corso degli ultimi tre anni, hanno messo il loro paese prima di tutto.”

Rispondendo all’annuncio di Gilmore, Kenny ringrazia lui ed il suo partito per aver preso “le decisioni collettive che hanno portato l’Irlanda dal baratro del collasso economico sulla strada verso la ripresa“.

Gilmore rimarrà in carica come Vice Primo Ministro fino a quando un nuovo leader laburista sarà nominato nel mese di luglio.

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La Svizzera approva la legge di ratifica dell’accordo FATCA

Il Consiglio federale svizzero ha deciso di fare entrare in vigore il Foreign Account Tax Compliance Act (FATCA) il 30 giugno 2014, insieme con l’ordinanza sugli obblighi di trasparenza, in modo da facilitare l’attuazione da parte degli istituti finanziari svizzeri delle nuove regole di trasparenza.

Il parlamento svizzero ha approvato la legge di ratifica dell’accordo FATCA in settembre del 2013, nello stesso momento in cui ha approvato l’accordo intergovernativo FATCA tra la Svizzera e gli Stati Uniti, entrato in vigore il 2 giugno 2014, mediante uno scambio di note.

L’accordo FATCA rende piu’ semplice per gli istituti finanziari svizzeri il rispetto dell’accordo FATCA degli Stati Uniti, che riguarda i depositi detenuti per conto di soggetti statunitensi. L’attuazione dell’accordo FATCA in Svizzera sarà agevolato da un secondo modello di accordo intergovernativo (Model Two Intergovernmental Agreement), che impone agli istituti finanziari svizzeri di rivelare i dettagli dell’account direttamente all’autorità fiscale statunitense con il consenso dei clienti statunitensi interessati. Gli Stati Uniti dovranno richiedere i dati di ogni cliente che si oppone attraverso i normali canali di assistenza amministrativa.

Nel frattempo, il Consiglio federale sta cercando di passare al primo modello (Model One), che prevede lo scambio automatico di informazioni attraverso un’autorità centralizzata. A tal fine, ha approvato il progetto di mandato per i negoziati con gli Stati Uniti il 21 maggio 2014.

L’applicazione a livello mondiale dell’accordo FATCA avrà inizio il 1 ° luglio 2014.

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